Guerra Israele-Iran, la tragedia continua. Contraccolpi per l’economia e rischi per la pace mondiale

Netanyahu e Khamenei hanno un solo obiettivo: distruggere i rispettivi paesi nemici e chi li sostiene

Di Massimo Falcioni

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu interviene al Campidoglio a Washington

Esteri

Guerra Israele-Iran, la tragedia continua. Contraccolpi per l’economia e rischi per la pace mondiale

L’ultimo discorso pubblico di poche ore fa a Teheran dell’ayatollah Khamenei, tenuto con accanto un fucile, non lascia prevedere niente di buono. Il sermone minaccioso dell’ottanticinquenne guida suprema dell’Iran non lascia dubbi sulle sue intenzioni: “I Paesi islamici hanno nemico comune. Il 7 ottobre è stato legittimo, elimineremo Israele”. Da lì, la chiamata alle armi e all’impegno anti occidentale di tutti i musulmani, ovunque si trovino. Minacce reali o solo propaganda?

Di certo c’è che la guerra non si ferma, con ancora più morti e più distruzioni. Non solo. Se è vero che, di rimando, Israele attaccherà le raffinerie iraniane, prezzo del greggio ed economia globale subiranno contraccolpi pesanti. Questo, se ce ne fosse ancora bisogno, fa capire come la guerra in atto in Medio Oriente non sia un fatto “locale”. Come se ne esce?

Biden insiste per una soluzione diplomatica allontanando lo spettro di una guerra totale: “Non ci sarà una guerra a tutto campo, possiamo evitarla. Israele valuti alternative a colpire il petrolio in Iran”. La premier Meloni ribadisce: “Israele ha diritto di difendersi ma la guerra su larga scala in Libano non conviene a nessuno. Serve una de-escalation tra Israele e Hezbollah. La via giusta? Due popoli, due Stati, ma riconoscimento sia reciproco”.

Frasi fatte? Propaganda? Parole al vento? In questi casi, dove piovono missili sugli innocenti, serve giocare ogni carta, mettere in campo la politica. Già. Ma la politica dov’è? Evidentemente c’è chi da questo caos trae vantaggi: Russia, Cina, Iran, Corea del Nord in testa. Qui siamo: nel vicolo cieco.

Netanyahu e Khamenei hanno un solo obiettivo: distruggere i rispettivi paesi nemici e chi li sostiene. Netanyahu è deciso a usare tutto e tutti. Idem Khamenei, con l’ultimo appello alle nazioni musulmane ad unirsi per colpire il “nemico comune”, spronando l’Afghanistan, lo Yemen, l’Iran, Gaza, il Libano, dichiarando: “Israele non otterrà mai la vittoria su Hezbollah e Hamas”, con l’attacco agli USA: “L’attenzione degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele è una copertura per la sua politica di accaparramento delle risorse della regione”.

Israele e Iran vogliono annientarsi a vicenda. E’ solo propaganda irresponsabile? Nessuno dei due è oggi in grado di raggiungere l’obiettivo. Anche per questo, l’Occidente, che pure fa bene a stare dalla parte giusta sostenendo Israele, non può accettare e tanto meno sostenere la linea politica-militare di Netanyahu.Una cosa è certa: prima del 7 ottobre 2023 la posizione di Netanyahu, sul piano politico e sociale, era instabile, debole nel consenso e indagato per corruzione.

Oggi, nel caos bellico, Netanyahu non è sostituibile, nonostante le proteste e il malcontento nei suoi confronti. Allungare il conflitto, esasperarlo, sabotare di fatto i tentativi di negoziato, non progettare un piano per ciò che avverrà dopo la fine delle ostilità è funzionale al suo interesse personale e politico.

Resta il fatto che, sull’altro fronte, Teheran vuole assumere il ruolo di regia politico-militare di chiunque sta contro Israele. Al di là dei proclami propagandistici, oggi non c’è un fronte unito, sul piano politico e militare. Ecco perché per Teheran non è facile unificare e “dirigere” una formazione variegata in funzione anti Israele. L’Iran alza il tiro delle sue minacce ma non vuole una guerra “ufficiale” a tutto campo perché sa che il rischio di perderla è alto, anzi, la sconfitta è certa.

Dicevamo delle minacce di attacchi terroristici in Europa e, specificatamente, in Italia. Il Ministro Piantedosi, nelle ultime ore, ha rinnovato la possibilità di tali attacchi terroristici anche in Italia. Qui siamo.

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