Guerra, la confessione del soldato russo: “Mi piace torturare gli ucraini"
Konstaintin Solovyo racconta alla madre i metodi di tortura russa: dalle “21 Rose” al “Barile”. La mamma: "Farei lo stesso"
Guerra, le intercettazioni choc madre – figlio: “Mi piace torturare gli ucraini”
Konstantin Solovyo, militare russo di soli vent’anni, viene intercettato dall’intelligence ucraina mentre racconta alla madre Tatiana i vari metodi di tortura messi in campo dalla Russia. Tra le tecniche più barbare e atroci spunta quella delle “21 Rose” e quella del “barile”. Nel primo caso si strappa alla vittima la pelle delle dita di mani, piedi e pene, mentre nel secondo si inserisce del filo spinato nell’ano del prigioniero.
Secondo lo stralcio di conversazione diffuso da Dagospia, il giovane soldato russo ammette di provare piacere a commettere torture così efferate e a quel punto la madre confessa: “Te l'ho sempre detto che, in linea di principio, mi trattengo. Se fossi finita lì mi sarei divertita anche io. Siamo uguali”. Madre e figlio hanno riso dei soprusi compiuti in Ucraina, tanto da scherzare sul fatto che Konstantin, a soli vent’anni, avesse spezzato e dita di un uomo che ora “non può indicare o pizzicarsi il naso”.
Questa è solo una delle tante conversazioni di soldati russi in cui emerge la violenza e le brutalità commesse sul suolo ucraino, tant’è vero che ad un certo punto, il giovane Solovyo ammette: “Non provo nemmeno più rimorsi. Dopo più di 20 omicidi, ho smesso di provare qualcosa”.