Guerra Russia-Ucraina, per la pace serve realismo...

La pace? Per averla, va fatto ogni sforzo, sapendo che non ci sarà una conclusione tipo Seconda guerra mondiale

Di Massimo Falcioni
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Esteri

Guerra Russia-Ucraina, per la pace serve realismo...

La guerra in Ucraina non è andata in vacanza ad agosto. Putin, con droni e missili lanciati ultimamente ogni notte su Kiev e sulle altre principali città, vuole dimostrare di avere in mano la situazione. In particolare, punta ad annichilire la capacità elettrica ucraina prima dell’inverno per mettere in ginocchio il nemico. L’obiettivo è sempre lo stesso: ridurre l’Ucraina a una colonia russa, un inequivocabile segnale di minaccia per tutta l’Europa, per tutto l’Occidente.

Putin ha sempre l’idea fissa di ricreare una Grande Madre Russia. Per questo obiettivo, il rais del Cremlino, oltre che sugli armamenti e sulle continue minacce di usare le bombe atomiche, si fa forte degli stretti legami con la potente Chiesa ortodossa di Kirill (il suo vero nome è Vladimir Michailovic Gundjaev), il patriarca di Mosca che nelle sue omelie insiste a trasformare la guerra di conquista in Ucraina in una guerra santa ben più vasta, attaccando la corruzione morale dell’Occidente e le sue “peccaminose parate gay” quali incarnazioni dell’anticristo.

Nel mirino di Kirill, con il sorriso e la spinta politico-istituzionale-militare di Putin, c’è persino la conquista di Città del Vaticano per arrivare alla Terza Roma, mettendo insieme Stato e religione in un unico impulso imperialista, tanto perverso quanto irrealistico. Non fa male ricordare che entrambi, Putin e Kirill, nel loro rapporto di scambi e vantaggi reciproci, sono ex agenti del KGB.

Intanto l’Ucraina ha chiesto alla Mongolia di arrestare Putin quando il 3 settembre visiterà il Paese aderente alla Cpi, la Corte penale internazionale che ha emesso un mandato di cattura per il leader russo come “criminale di guerra”. Ma chi crede davvero reale questa possibilità di mettere le manette a Putin quando atterrerà a Ulan Bator sapendo che l’organismo fondato a Roma nel 1998 (con sede all’Aia) è riconosciuto da 124 Paesi ma non da Stati Uniti, Russia, Cina, Israele, Sudan e altri?

Oramai vicini ai 1000 giorni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia c’è ancora chi, in Occidente e specificatamente in Italia, confonde l’aggressore con l’aggredito e prende con calma e tanti distinguo, nella logica super partes, ogni decisione relativa agli aiuti militari per Zelensky. Nello stesso governo italiano ci sono divisioni come dimostrato nelle ultime ore con una nota della Lega contro le incursioni oltre confine di Kiev, di fatto un comunicato anti Zelensky, poi fatto saltare da Palazzo Chigi.

Ogni volta che si decide di inviare armi e sostegni vari all’Ucraina aggredita pare si faccia un favore ad “altri” che niente hanno a che fare con noi occidentali, nel mirino di Putin che continua ad accusare la Nato e l’Occidente di armare gli ucraini agitando lo spettro nucleare. Gli fa eco il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dimitry Medvedev: “l’Ucraina sarà distrutta come Sodoma e Gomorra”.

Qui siamo. Dopo due anni e mezzo di guerra, fra Russia e Ucraina si contano un milione di morti, sostanzialmente divisi a metà.

La pace? Per averla, va fatto ogni sforzo, sapendo che non ci sarà una conclusione tipo Seconda guerra mondiale, allora giusta ma oggi improponibile: da una parte i vincitori e dall’altra gli sconfitti. Putin va fermato ma non spetta all’Occidente decidere chi comanda in Russia. Occidente che non può pensare alla vittoria totale di Zelensky, compresa la liberazione della Crimea e delle province occupate dalla Russia. Serve realismo. Non saranno neppure le prossime elezioni presidenziali USA a dare la svolta alla guerra in corso in Europa. Le guerre costano, in tutti i sensi, e l’occidente è già in affanno economicamente ed è instabile politicamente.

E Putin, al di là della propaganda, non è messo meglio. Anzi! Il 24 febbraio 2022 Putin annunciò una “Operazione militare speciale” dando inizio, con 190.000 uomini, all’invasione dell’Ucraina. Putin era certo del crollo del governo di Kiev, con una rapida occupazione del Donbass. Non è andata così. Oggi, stante le forze in campo, la Russia non è in grado di conquistare l’Ucraina. Al contempo l’Ucraina non è in grado di respingere la Russia. Dice bene Ursula Von der Leyen: “La pace non può essere sinonimo di resa”. Vale per tutti. Poi sia Putin che Zelensky diranno di aver vinto. Bene così. Importante far tacere le armi. Prima possibile.