Guerra Ucraina, il fallimento di Putin. La Russia verso l'autodistruzione

Economia, strategia, geopolitica, demografia: i piani errati dello zar rischiano di travolgere il sistema politico del Cremlino

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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Guerra in Ucraina, i calcoli sbagliati di Vladimir Putin

Un'invasione breve e soprattutto efficace. Un'Ucraina completamente assoggettata ai voleri di Mosca, non solo neutrale ma con un governo apertamente filorusso. Annessione dei territori orientali, esercito vincente senza subire perdite rilevanti e senza nemmeno bisogno di arrivare agli estremi rimedi perché i nemici avrebbero se non aperto la strada quantomeno favorito una soluzione negoziale rapida vista la superiorità russa. Un occidente che resta a guardare come sembrava aver fatto presagire Joe Biden coi suoi distinguo di reazione a seconda che si fosse trattato di una vera invasione oppure di una "piccola incursione". La presunta alleanza con la Cina tirata a lucido e un occidente spaurito non in grado di reagire in modo efficace e uniforme.

I piani di Vladimir Putin, comunque vada a finire in Ucraina, sono stati disattesi. Comunque vada, gli obiettivi non sono stati raggiunti. O qualora quelli sul campo potrebbero essere parzialmente ottenuti lo saranno con una lunga serie di note dolenti in grado di portare la Russia sull'orlo del precipizio. Partiamo dall'economia. Fitch si attende che l'economia russa "crolli nel 2022" per effetto delle sanzioni che stanno danneggiando "in modo massiccio" il suo sistema bancario e le sue relazioni commerciali e stanno spingendo molte multinazionali a chiudere le loro attività in territorio russo.

Guerra in Ucraina, gli effetti sull'economia della Russia

Il grado del crollo, chiaramente, dipenderà dalla durata del conflitto e dall'estensione delle sanzioni. Con una situazione fluida come l'attuale le stime potrebbero essere presto ritoccate ulreriormente a ribasso di quell'8% di calo ipotizzato ora dall'agenzia di rating per il prodotto interno lordo di Mosca. Si tratterebbe di una contrazione "comparabile" a quella della crisi del 1998 e alla crisi finanziaria globale del 2007-2008. Ma come detto il risultato finale potrebbe essere ancora peggio.

E, attenzione, non basterà la Cina a riempire i buchi. Anzi.  Se la Banca Centrale russa punta a sfruttare il proprio sistema di gestione dei pagamenti - Fms - per sostituire lo standard globale Swift, Mosca rischia di avere davvero poche controparti internazionali, quasi tutti di livello non elevato. L'elenco delle 331 istituzioni finanziarie che risulta dal sito della Central Bank of Russia, come sottolineato da AdnKronos, mostra una composizione al 98% domestica, con una manciata di interlocutori internazionali di non primissimo livello, se si accettuano alcuni istituti cinesi.

Nel corso degli anni il volume degli scambi tra Cina e Russia è incrementato in modo costante e in base ai dati delle dogane cinesi del 15 gennaio 2022, il trade aggregato di import ed export tra i due paesi nel 2021 è cresciuto del 35,8 per cento con un incremento superiore al delta degli scambi della Cina con l’Unione Europea (+27,5 per cento) e con gli Stati Uniti (+28,7 per cento), e ha raggiunto un volume totale pari a 147 miliardi di dollari. L'ambasciatore cinese a Mosca, Zhang Hanhui, ha invitato le aziende cinesei a "riempire i vuoti dell'economia russa" e a cogliere le opportunità nell'ambito dell'attuale crisi.

(Continua nella pagina seguente...)

Guerra Ucraina, ombre strategiche sulla dipendenza di Putin dalla Cina. Il crollo demografico minaccia la tenuta sociale

Ma qui si arriva a un'altra criticità, quella diplomatica e strategica. Non solo la Cina non può sostituire in toto gli intrecci commerciali con il resto del mondo, ma una Russia sempre più sola significa una Russia sempre più alla mercé di Pechino. Putin ha fatto capire con le sue azioni di non essere disposto a essere un semplice fratello minore della partnership con Pechino da lui immaginata tra pari. Ma così rischia di diventare, costretto a seguire le indicazioni cinesi su tutta una serie di questioni. Dall'export di armi e al blocco di trasferimento di sistemi ad alta tecnologia verso rivali di Xi Jinping come l'India e il Vietnam fino all'apertura della rotta artica più interna, porti compresi, alle navi cinesi.

Un altro riscolto geopolitico non vantaggioso per Mosca potrebbe essere un'accelerazione della militarizzazione dell'Europa, in particolare del suo fianco orientale. Mentre Putin voleva dividere e spaventare la Nato potrebbe invece ottenere un ritorno compatto dell'Alleanza Atlantica con il possibile ingresso di nuovi paesi come Finlandia e Svezia. Il ventre molle resterebbe solo sulle mappe del Cremlino.

Per poi arrivare a un versante molto politico e sociale. La Russia sta rischiando la desertificazione del suo immenso oriente e lo spostamento di risorse umane ed economiche verso la guerra non farà altro che accentuare questo rischio, strettamente collegato anche al crollo demografico di un paese sempre più vecchio. La Russia passerà da una popolazione di 144 milioni a 135 milioni nel 2050, secondo un rapporto delle Nazioni Unite. Con ulteriori inevitabili effetti sull'economia e sulla tenuta sociale.

Il passo verso la tenuta politica del sistema Putin potrebbe non essere più così grande da compiere come si pensava fino a poco tempo fa.

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