Guerra Ucraina, mirino Putin sulla Polonia. Obiettivo: separare Nato e Baltico

Le mosse di Putin potrebbero non fermarsi a Kiev. Il suo sogno: instaurare uno stato cuscinetto e collegare Bielorussia (ormai non più sovrana) a Kaliningrad

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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Guerra Ucraina, fino a dove può arrivare l'invasione della Russia

Alla fine è successo davvero. L'invasione russa di cui si parlava da settimane e mesi c'è stata. Eccome se c'è stata. E non pare essere una semplice azione circoscritta al Donbass e alle due repubbliche separatiste riconosciute dalla Duma nei giorni scorsi. No, questa sembra essere un'invasione in piena regola, con le truppe russe che hanno già sfondato e sono penetrate nella regione di Kiev. La retorica usata da Vladimir Putin, oltre al dispiegamento di forze, lascia capire che non ci si accontenterà di obiettivi minori. 

"Vogliamo denazificare e smilitarizzare l'Ucraina", ha dichiarato il Cremlino. Chiaro che la bandierina russa sembra dover essere posta direttamente sulla capitale Kiev. E attenzione, perché nemmeno quello potrebbe essere l'endgame di Putin. C'è chi ritiene che l'obiettivo ultimo sarebbe quello di togliere i rifornimenti alla presenza Nato in Europa nord orientale, in particolare cercando di recidere il legame tra l'Alleanza Atlantica e i paesi del Baltico. Un legame però sempre più forte. E qualcuno si spinge a immaginare un'operazione per separare il territorio delle tre repubbliche baltiche, in particolare quello della Lituania, con quello dell'Unione europea.

Il che potrebbe significare solo una cosa: la costruzione di una striscia di terra più o meno ampia tra la Bielorussia, ormai diventata un protettorato della Federazione, e l'enclave russa di Kaliningrad. Con un problema, tra tanti altri. Questo significherebbe che nel mirino ci sarebbe una porzione di territorio della Polonia, un membro della Nato dal 1999. Oppure della Lituania stessa, membro Nato dal 2004. E come chiarito nelle scorse ore dal segretario generale dell'Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg, attaccare uno degli stati membri equivale "ad attaccarli tutti". Con le conseguenze che si possono immaginare.

Le mire su Baltico e Kaliningrad e il rischio di collisione con la Nato

Non è però uno stato membro l'Ucraina. Per questo la Nato stessa ha annunciato sì che dispiegherà ulteriori forze di terra, acqua e aria sul fianco orientale dell'Alleanza, vale a dire proprio nei paesi dell'Est Europa e del Baltico. Ma non in Ucraina. "Non ci sono truppe Nato in Ucraina al momento, non abbiamo né piani né intenzioni di dispiegare le truppe Nato in Ucraina ma stiamo incrementando truppe nella parte orientale dell'Alleanza in territorio Nato. L'Ucraina è un partner di valore, ma non abbiamo truppe e non abbiamo piani di inviare truppe in Ucraina".

Un via libera alle operazioni russe? Non proprio, anche se di fatto le sanzioni promesse da Usa e Ue non sembrano bastare per stoppare l'avanzata di Mosca, che sta portando avanti un'offensiva con un'ondata di missili da crociera, colpi d'artiglieria e bombardamenti aerei che hanno colpito postazioni di confine e infrastrutture militari, tra cui le basi aeree. Esplosioni sono state udite in numerose città ucraine. Putin ha affermato che non intende occupare il territorio del paese ma la cronaca dice che anche la regione di Kiev è teatro di scontri.

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Guerra Ucraina, Bielorussia ormai stato vassallo di Mosca

Sono stati riportati attacchi aerei anche a ovest, su Lutsk, Kherson e Ivano-Frankivsk, vale a dire vicino al confine polacco.  Segnale preoccupante per chi già intravede uno scenario di tensione massima, con le forze militari russe schierate fra Ucraina e Bielorussia lungo il confine polacco, o magari con altri paesi dell'Europa centrale come Slovacchia e Romania. Possibile che il Cremlino voglia addirittura cercare di costruirsi un corridoio diretto fra l'Ucraina reso stato cuscinetto e la Bielorussia ormai a tutti gli effetti un protettorato di Mosca? Domanda a cui è difficile rispondere ma che sembra molto meno campata in aria di quanto non sarebbe stata tempo fa.

L'architettura che Putin vuole ricostruire passa per Minsk, dove la presenza di armi e militari in prossimità del confine ucraino è stata strategica per lanciare l'attacco. Tanto che anzi, la Bielorussia sta operando delle modifiche alla sua costituzione per consentire di ospitare armi nucleari e militari di Mosca a tempo indefinito. Secondo molti analisti, si tratta di fatto di una cessione della sovranità da parte di Minsk. D'altronde si parla da lungo tempo della possibile riunificazione tra le due entità nella Federazione Russa, o meglio dell'assorbimento della Bielorussia.

Così Putin vuole riscrivere la mappa di Ucraina e Russia

La spinta decisiva a questa prospettiva potrebbe darla non solo l'estroversione del Cremlino, ma anche e soprattutto le difficoltà interne vissute da Aleksandr Lukashenko. Dopo le proteste di massa dello scorso anno in seguito alle elezioni presidenziali, il leader di Minsk ha capito che ha bisogno della tutela di Putin per poter sopravvivere, temendo tra l'altro nuove rivolte dopo il referendum costituzionale in programma a breve. Anche a costo di diventare una sorta di protettorato, Lukashenko sembra disposto a cedere un pezzo del suo potere per non essere rovesciato.

Nel frattempo, Mosca preme anche in direzione del Baltico. Già dalla crisi in Crimea in poi, le incursioni aeree o le esercitazioni miltari al confine coi paesi Baltici sono stati più che ricorrenti. Ora la tensione continua ad alzarsi, anche perché l'enclave russa di Kaliningrad è a soli 150 chilometri dal confine bielorusso. Il timore di Estonia, Lettonia e Lituania è quello di ritrovarsi circondate dalle forze russe, un salto nel passato che nessuno dei tre paesi avrebbe mai voluto compiere. Forse non è un caso che gli Stati Uniti e la Nato prevedono l'invio di nuove truppe proprio sul Baltico. 

I venti di guerra soffiano forte, anche al di là dei confini dell'Ucraina.

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