Guerra Ucraina, no alla pace dettata da Putin. Ma le armi da sole non bastano…

Come ci si arriva a questa “pace giusta”? Zelensky ha un'idea chiara, ma gli alleati dell'Ucraina...

Di Massimo Falcioni

Vladmir Zelensky e Vladimir Putin

Esteri

Guerra Ucraina, no alla pace dettata da Putin. Ma le armi da sole non bastano…

L’ultimo messaggio dato da Zelensky nel recente viaggio lampo a Londra, Parigi, Roma e Berlino “La guerra in Ucraina si può chiudere non più tardi del 2025” lascia il tempo che trova. Questo perché il leader ucraino ha ribadito i paletti di sempre incentrati sul punto fermo: “Kiev non è disposta a fare alcuna concessione, men che meno territoriale, alla Russia di Putin”. Resta, dunque, il nodo centrale da sciogliere, quella della “pace giusta”. Qual è, in questa guerra che pesa come un macigno sull’Europa e sul mondo, la pace giusta?

Come ci si arriva a questa “pace giusta”? Zelensky insiste sul rafforzamento militare e sul permesso di attaccare la Russia in profondità con le armi occidentali nonchè sul fare passi concreti per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Gli alleati sono per lo più uniti nel sostenere l’Ucraina, anche militarmente, ma sono divisi sull’ingresso di Kiev nella Nato.

Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto non ha dubbi: “Fare entrare l’Ucraina nell’Alleanza, nelle attuali circostanze, provocherebbe la terza guerra mondiale”.

Mentre il premier britannico Keir Starmer rilancia: “Ue e occidente devono continuare a mostrare l’impegno di sostenere l’Ucraina” sino in fondo, sul piano politico, finanziario, militare. “Non si tratta solo dell’Ucraina – ha fatto eco il segretario Nato Mark Rutte - ma anche di difendere l’Occidente”.

Sullo stesso piano Macron: “Il nostro sostegno è incrollabile”. Nell’incontro di Zelensky con il Papa si è parlato di “come mettere fine alla guerra, portando a una pace giusta e stabile”. L’impressione è che si prosegua nel menare il can per l’aia. Dopo oltre due anni e mezzo la guerra continua con costi umani e materiali sempre più pesanti e senza fine.

Le mire espansionistiche della Russia di Putin sono note, hanno causato la guerra in Ucraina e mettono a rischio la sicurezza e la pace globale. E’ di pochi giorni fa l’ultimo monito lanciato dallo zar all’occidente: “La formazione di un nuovo ordine mondiale è un processo irreversibile”. E’ solo la solita “sparata” provocatoria del rais di Mosca? C’è, tuttavia, un punto centrale su cui le posizioni di Putin non sono campate in aria. L’adesione all’Alleanza Atlantica trasformerebbe, di fatto, l’Ucraina in una longa manusdell’Occidente, una “base americana” al confine con la Russia, con tutte le conseguenze politiche, militari, economiche. E’ questo il vero nodo che va sciolto. E va sciolto con il realismo politico, non con le armi. Altro discorso, l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, da farsi prima possibile anche perché ciò “salverebbe la faccia” all’occidente e allo stesso Zelensky.

D’altronde, Putin fa la voce grossa, ma la “sua” Russia non è certo in buona salute: l’economia russa è sempre più un’economia di guerra. Il bilancio proposto dal governo russo per il triennio dal 2025 al 2027 prevede l’ennesimo aumento al budget della difesa. Entro l’anno prossimo la spesa militare salirà di quasi il 20%. Rispetto al budget pre-guerra è cambiato l’ordine di grandezza: dagli oltre 3.500 miliardi di rubli del 2021 si passerà sopra 13mila miliardi, quasi 140 miliardi di dollari.

Per comprenderne le proporzioni, per pareggiare un simile sforzo lo Stato italiano dovrebbe incrementare la propria spesa militare annuale dai circa 30 miliardi di euro attuali a più di 80. In Russia, per il secondo anno consecutivo la spesa pubblica per il welfare – sommando famiglie, istruzione e sanità – sarà di gran lunga più bassa rispetto ai fondi per la difesa, che ormai assieme a quelli per la sicurezza interna pesano per il 40% del budget della Federazione. Numeri, in particolari quelli sull’incremento del bilancio della difesa, tenuti nascosti ai cittadini russi costretti sempre più a tirare la cinghia e a piangere i loro morti per guerre imperialiste volute da Putin con il supporto dei suoi sodali. Qui siamo. Ha ragione il cancelliere tedesco Olaf Sholz: “Non accetteremo una pace dettata dalla Russia”. E’ però l’ora di passare dalle parole ai fatti. Prima che sia troppo tardi. Le armi, da sole, non bastano più.

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