Guerra Ucraina, Putin diviso tra guerra totale o de-escalation. Zelensky cauto

Ma la ritirata potrebbe anche essere strategica per una riorganizzazione. In Russia intanto oggi si vota per le amministrative. Opposizione assente

Esteri
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Così Kiev ha lanciato la controffensiva, ma dubbi sulla ritirata di Mosca

La controffensiva ucraina a Est e a Sud ha consentito negli ultimi giorni di riconquistare duemila chilometri quadrati di territorio ma Mosca spera di "spezzare" la resistenza ucraina in inverno, contando sui problemi di riscaldamento e su un possibile indebolimento del sostegno occidentale a Kiev a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia in Europa. E' l'avvertimento lanciato dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un intervento al forum internazionale annuale di Yalta European Strategy a Kiev. "La Russia sta facendo di tutto per spezzare la resistenza dell'Ucraina, dell'Europa e del mondo durante i 90 giorni di questo inverno", ha affermato Zelensky durante il forum internazionale annuale di Yalta European Strategy a Kiev, "è la loro ultima carta. La brutalità dell'inverno dovrebbe aiutare quando la brutalità dell'uomo non è più sufficiente". 

E attenzione alle esaltazioni da parte ucraina. Come sottolinea la Stampa, si parla di una "resistenza pressoché inesistente quella delle truppe di Mosca, a quanto sembra in queste fasi della manovra, fatta di rese ma soprattutto di fughe". Il che fa pensare anche a una riorganizzazione più che a una vera e propria debacle o ritirata. 

Per Putin nucleare o de-escalation?

Anna Zafesova, sempre su La Stampa, la vede in modo diverso: "La guerra non è ancora finita, ma la vittoria ucraina non è più un sogno, e il sapore amaro della sconfitta viene avvertito tangibilmente dai russi". Secondo la giornalista, "al padrone del Cremlino non restano molte scelte: o gioca il tutto per tutto schiacciando il bottone nucleare, o inizia una de-escalation per cercare di salvare quel che resta del suo regime".

Tanto che Zafesova immagina anche un'implosione della Russia anche sul fronte interno: "Una guerra persa fa crollare il sistema putinista come un castello di carte, e ora sono i suoi stessi fedelissimi a rinfacciargli quello che per i suoi critici non era mai stato un segreto: la corruzione totale, le bugie dei cortigiani, la falsità della propaganda, l’arretratezza tecnologica e la fragilità di un’economia che va a gas, la povertà del popolo e l’inefficienza della nomenclatura".

Nel frattempo in Russia oggi si vota per le amministrative. Come spiega Repubblica, "in palio ci sono 31mila seggi locali in 82 distretti della Federazione e, in particolare, 14 governatorati a suffragio diretto, 6 parlamenti regionali, 11 parlamenti municipali e 1.417 seggi di 125 consigli municipali di Mosca su 146. Ma che la posta in gioco sia tutt’altra lo dice la repressione dei mesi scorsi. Decine di candidati indipendenti sono stati respinti con il pretesto di condanne penali e amministrative. Molti si sono fatti indietro dopo i primi casi di deputati finiti in carcere, come Aleksej Gorinov condannato a sette anni per “fake news” sull’offensiva in Ucraina".