Doha, proseguono i negoziati per fermare la guerra. Hamas: "Nessun segnale positivo dai colloqui"
L'organizzazione terroristica ha chiesto un accordo che "preveda il ritiro completo da Gaza". Attacco dei coloni in Cisgiordania: condannato dalla Casa Bianca
Riprendono a Doha i negoziati per cercare di fermare la guerra nella striscia di Gaza. L'obiettivo è arrivare a una tregua, evitare la rappresaglia iraniana e consentire il passaggio di aiuti alla popolazione. Anche oggi, venerdì 16 agosto, i membri di Hamas non sono presenti al tavolo delle trattative, che ricominciano la giornata di ieri definita "costruttiva" da i mediatori di Qatar, Egitto e Stati Uniti. Dopo un'intensa mattinata il cui principale tema di discussione è stato il sanguinoso attacco da parte dei coloni in Cisgiordania che ha provocato un morto e un ferito grave, nel pomeriggio il protagonista diventa Hamas. Nel frattempo, continuano i bombardamenti: un attacco militare israeliano ha colpito il campo profughi di al-Mawasi, nel sud di Gaza, causando 4 morti, 3 dei quali sono minorenni. Lo riferisce Al Jazeera, sottolineando che Israele aveva precedentemente designato al-Mawasi come “zona di sicurezza umanitaria”.
Le parole del portavoce di Hamas: "Nessun segnale positivo"
Il portavoce di Hamas, Osama Hamdan, che non partecipa direttamente ai colloqui di Doha, sostiene non ci siano segnali positivi dalle trattative sulla tregua e il rilascio degli ostaggi a Gaza. Lo ha detto ad Al Jazeera, aggiungendo di non avere ancora un quadro chiaro dello stato in cui si trovino i negoziati, ma di non aver motivo di credere che Israele stia inviando segnali positivi. "I mediatori stanno ancora parlando di colmare le lacune, ma è chiaro che la parte israeliana sta aggiungendo altre condizioni, parlando di nuove questioni", ha dichiarato Hamdan. "Credo che stiano cercando di indebolire il processo" negoziale. Hamdan ha respinto la prospettiva che Israele mantenga il controllo della sicurezza sul corridoio di Filadelfia di Gaza, affermando che Hamas continua a chiedere un "ritiro completo" dalla Striscia, su cui aveva precedentemente ricevuto rassicurazioni dai mediatori. Se Israele trasmettesse "segnali positivi", Hamas sarebbe disposta a partecipare ai colloqui, ma ciò non è ancora accaduto, ha affermato Hamdan.
Hamas, 'Qualsiasi accordo deve prevedere il ritiro completo da Gaza'
"Qualsiasi accordo deve prevedere un cessate il fuoco globale, il ritiro completo da Gaza, il ritorno degli sfollati e la ricostruzione, oltre a un accordo sullo scambio di prigionieri". Ad affermarlo in una dichiarazione diffusa sui social è il membro dell'Ufficio politico di Hamas, Hossam Badran mentre sono in corso a Doha per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco e sulla liberazione degli ostaggi. "Hamas vede i negoziati in corso a Doha riguardo al cessate il fuoco e allo scambio di prigionieri da una prospettiva strategica volta a porre fine all'aggressione contro Gaza", spiega ancora Badran.
"Hamas ritiene che qualsiasi negoziato debba basarsi su un piano chiaro per attuare quanto concordato in precedenza. L'ostacolo al raggiungimento di un cessate il fuoco a Gaza è la continua evasione israeliana", sottolinea ancora.
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La condanna di Usa e Israele per attacco Cisgiordania
Nella prima parte della giornata di oggi, i negoziati a Doha sono ripartiti dalle condanne espresse anche dagli Usa contro il sanguinoso attacco da parte dei coloni in Cisgiordania che ha provocato un morto e un ferito grave. Attacco che ha suscitato sdegno da parte della Casa Bianca e anche dai leader israeliani. L’episodio è avvenuto nel villaggio di Jit. A perdere la vita è stato un palestinese di 23 anni. Gli Usa hanno definito l'accaduto come una "violenza inaccettabile" e il presidente Isaac Herzog è arrivato al punto di denunciare un pogrom". Infatti, il presidente israeliani ha scritto su X: "Condanno fermamente il pogrom in Samaria", usando il nome della provincia biblica corrispondente alla Cisgiordania settentrionale.
"Gli attacchi dei coloni violenti contro i civili palestinesi in Cisgiordania sono inaccettabili e devono cessare", si legge in una dichiarazione rilasciata al The Times of Israel dal portavoce Usa del Consiglio di Sicurezza Nazionale. "Le autorita' israeliane", aggiunge, "devono adottare misure per proteggere tutte le comunità. Questo comprende anche intervenire in tempo per fermare la violenza e chiamare a risponderne tutti gli autori". Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in una nota diffusa dal suo ufficio, ha assicurato che “i responsabili di eventuali atti criminali saranno arrestati e perseguiti”.