Presidenziali Usa: inattaccabile legalmente e orgoglio afro, Kamala Harris preoccupa Donald Trump

Fino a due giorni fa sembrava una “mission Impossible", ora in molti ci credono

di Daniele Rosa
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Kamala Harris e Joe Biden

Esteri

Donald Trump e Kamala Harris, una partita riaperta 

"La partita è già chiusa, nessun concorrente potrà scalfire il drago invincibile Donald Trump", così fino a ieri l'altro il pensiero comune. Ora da 48 ore la sceneggiatura della corsa alla presidenza degli Stati Uniti è cambiata e si sta modificando a un ritmo vertiginoso. Kamala Harris, la Cenerentola “ibernata” da Joe Biden per tre lunghi anni, è ritornata sulla ribalta ed è più viva che mai. 

Lo scenario della gara elettorale, che sembrava ormai cristallizzato verso un gigantesco crack democratico, sta rapidamente cambiando. Ad esempio, solo tre giorni fa si diceva che ben 100 milioni della campagna dem erano in “stand by” e soprattutto erano a capo di elettori che non ne volevano sapere della Harris. Adesso non solo questi fondi sono stati sbloccati ma in men che meno la campagna di Kamala ha raccolto altri 81 milioni di dollari.

Donald Trump e Kamala Harris, i delegati favorevoli alla donna crescono rapidamente

Ma non è solo questo. La vicepresidente aveva bisogno di 1.976 delegati per garantirsi la nomina del Partito a candidato ufficiale in corsa. Ebbene, in meno di 32 ore, Harris non solo li ha superati ma ha raggiunto il considerevole numero di 2274.

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Questo le permetterà di partecipare al Congresso Nazionale Democratico (tra il 19 e il 22 agosto), con in tasca il biglietto di candidato ufficiale. Saranno 4.696 i delegati al congresso di quest'estate, secondo Ballotpedia (sito dei giochi elettorali americani): tra 3.949 delegati impegnati e 747 delegati automatici, i superdelegati (quelli che hanno il posto assicurato in ogni caso).

La valanga di consensi, in un partito tradizionalmente diviso, è cominciata ad allargarsi. I presidenti dem dei diversi Stati in dubbio hanno capito che più di una mezza dozzina di Stati avevano deciso il sostegno all’unanimità del vicepresidente e il numero stava crescendo rapidamente. Uno degli ultimi Stati a dare il suo sostegno è stata la California, nativa di Harris, quella che contribuisce con il maggior numero di delegati essendo la più popolata dell'Unione.

Donald Trump e Kamala Harris, perchè la dem puo' battere il repubblicano?

Ma perché Kamala Harris può battere Trump? Perché ha molte carte in regola per diventare il primo presidente donna degli Stati Uniti. Con Biden era considerata l’astro nascente, la sua candidatura aveva suscitato speranza, emozione, orgoglio nel mondo femminile e in quello afroamericano. Certo perchè Kamala Harris, aveva fatto la storia diventando la prima donna e la prima donna di colore a diventare la vicepresidente degli Stati Uniti.

Nata a Oakland da madre indiana, immigrata da Chennai, e da padre di origine giamaicana, la Harris ha un curriculum di tutto rispetto. Laureata in legge alla Howard University e all'Hastings College of the Law di San Francisco. Poi vice procuratrice distrettuale nella Contea di Alameda e, a seguire, procuratrice distrettuale a San Francisco. E infine procuratrice generale della California. Nonostante tutto quello che le ha “sparato” contro il tycoon,  la Harris è sicuramente di  grado di tenergli testa, sotto molti punti di vista.

Ha la forza di un Procuratore generale, è inattaccabile dal punto di vista legale (non ha scheletri in nessun armadio). Al contrario Biden era sotto scacco per il figlio indagato. E’ più giovane e ora il main stream è rovesciato, il vecchio è Donald. Senza dimenticare il tema dei diritti civili che Trump, scegliendo come suo secondo Vance (contro il divorzio, contro i matrimoni omosessuali etc) ha inteso rinforzare in una direzione precisa. Questo atteggiamento, per Kamala Harris, potrebbe essere usato come un'arma letale. 

Sono pochi aspetti emersi velocemente (per ora) e a sorpresa che hanno fatto dire a molti che la partita, sia pur difficile, non è affatto persa. Gli ultimi sondaggi parlano di una leggera prevalenza di Trump 48 a 47 sulla Harris, ma sono sondaggi di mera statistica perché il sistema americano è complesso e le emozioni dell’ultimo minuto e gli Stati chiave giocheranno a favore dell’uno o dell’altro in maniera determinante. Detto questo ora si attende  la persona che verrà scelta come candidato alla vicepresidenza.

Tra i nomi Roy Cooper (Carolina del Nord), Andy Beshear (Kentucky), Josh Shapiro (Pennsylvania) o Illinois (J. B. Pritzker), nonché il senatore dell'Arizona Mark Kelly. Quello che è certo è che la lenta discesa verso la sconfitta dei dem si è fermata, il nuovo leader è uscito dal freezer dove era stato messo dal suo capo ed ora, libero da condizionamenti puo scatenare tutta l’energia che tanti americani le riconoscevano quando venne scelto come vicepresidente. La partita ora è aperta più che mai.