"Energia e difesa, Afghanistan e Libia. Qatar partner cruciale per l'Italia"

Intervista ad Alessandro Prunas, Ambasciatore italiano a Doha

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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ITALIA-QATAR, INTERVISTA ALL'AMBASCIATORE ALESSANDRO PRUNAS

"Gli ambiti di cooperazione sono già molteplici ma sono convinto che il potenziale delle relazioni economiche e commerciali non sia ancora stato del tutto esplorato". L'Ambasciatore Alessandro Prunas, rappresentante diplomatico dell'Italia in Qatar, esplora tutte le sfaccettature delle relazioni bilaterali tra Roma e Doha in un'intervista ad Affaritaliani.it, nella quale racconta anche il ruolo geopolitico sempre più rilevante del Paese del Golfo.

Ambasciatore Prunas, qual è lo stato attuale dei rapporti tra Italia e Qatar?

Sono eccellenti: le relazioni bilaterali sono da sempre molto solide, ma negli ultimi anni si sono intensificate grazie ad un costante dialogo politico alimentato da frequenti scambi di visite istituzionali di alto livello (a cominciare dalla visita di Stato del Presidente Mattarella a Doha del gennaio 2020), agli investimenti reciproci e all’ottimo andamento dell’interscambio. I risvolti pratici di questo rapporto li abbiamo potuti verificare, da ultimo, a partire dall’estate scorsa, con l’importante sostegno fornito dai qatarini nell’operazione di evacuazione dall’Afghanistan, che non fa che confermare la fase ascendente del rapporto tra Roma e Doha.

Proprio in questi giorni il ministro Di Maio ha incontrato il ministro degli Esteri del Qatar. Su quali temi è possibile sviluppare o approfondire la cooperazione bilaterale tra i due Paesi?

Gli ambiti di cooperazione sono già molteplici: penso ad esempio al dialogo sempre aperto sulle principali crisi regionali, la cui composizione è tra le priorità della politica estera italiana e nelle quali il Qatar si sta sempre più profilando quale interlocutore di spicco. Al di fuori dell’ambito politico, è in crescita la nostra cooperazione nel settore della sicurezza, soprattutto in vista dell’importante appuntamento rappresentato dalla coppa del mondo del 2022, alla cui preparazione e organizzazione hanno inoltre contribuito numerose aziende italiane. Sono inoltre convinto che il potenziale delle relazioni economiche e commerciali non sia ancora stato del tutto esplorato, così come credo che sussistano ottime opportunità sul versante culturale e della ricerca, ambiti in cui Doha sta investendo moltissimo e dove l’Italia costituisce sicuramente un modello apprezzato.

A livello commerciale l'interscambio tra Italia e Qatar è notevolmente aumentato nella prima metà del 2021. Quali sono i trend e su quali settori la partnership commerciale è più forte?

Tra i settori che costituiscono i capisaldi dell’interscambio, non possiamo omettere quello della difesa, grazie all’ottimo posizionamento delle nostre aziende che sono qui molto apprezzate, ma anche alla solidissima cooperazione tra le due forze armate, che si sviluppa anche nell’ambito della formazione. Un altro settore già ampiamente presente è quello dello sfruttamento degli idrocarburi, in particolare del gas. Si tratta di una fonte energetica che, per quanto non sia rinnovabile, è sicuramente molto meno inquinante di altre, e, applicando le tecnologie di cosiddetta “carbon capture”, potrebbe sostanzialmente diventare un’energia pulita: le esportazioni del Qatar verso l’Italia sono in gran parte basate sulle materie prime, mentre molte aziende italiane attive nel settore delle tecnologie e delle infrastrutture energetiche esportano i loro prodotti o sono presenti nel Paese. La forte crescita urbanistica di Doha ha inoltre consentito a diverse aziende italiane di aggiudicarsi importanti commesse, come la costruzione della metropolitana oppure dello stadio “Al Bayt”, il più iconico tra quelli che ospiteranno il mondiale di calcio, che richiama la forma di una tenda beduina. Le tendenze attuali e future puntano anche ad una maggiore differenziazione dell’interscambio, e penso soprattutto a settori quali il turismo, l’agroalimentare, la moda e il lusso in generale: i qatarini hanno una naturale predisposizione verso l’Italia, la nostra cucina e il “vivere all’italiana” come sinonimo di bellezza, qualità ed eleganza. Partendo da questo presupposto, sono sempre di più i prodotti italiani presenti nelle vetrine e nelle case di Doha, e credo che il dato potrà ulteriormente migliorare in futuro.

Ci sono margini di miglioramento sotto il profilo degli investimenti italiani in Qatar e di quelli del Qatar in Italia? Se sì, quali settori offrono le maggiori potenzialità?

Assolutamente. Mentre gli investimenti italiani in Qatar sono in larga parte collegati alle attività delle nostre aziende che operano nelle infrastrutture e nella meccanica, che in alcuni casi hanno anche costruito impianti produttivi in loco, il potenziale inverso è ancora in parte inesplorato. La grande attrattività dell’Italia nei confronti dei qatarini (che menzionavo poc’anzi) costituisce sicuramente un fattore cruciale nel loro interesse ad investire nel nostro Paese. Il mio auspicio è che non solo tale interesse possa presto tradursi in realtà, ma anche che possa preludere ad ulteriori investimenti qatarini in settori cruciali come le infrastrutture, ma anche la sostenibilità e l’innovazione digitale, ai quali è dato ampio spazio all’interno del PNRR e nei quali potrebbero essere sviluppate sinergie con i programmi governativi.

Il Qatar ha giocato un ruolo importante sulla crisi in Afghanistan. Potrebbe avere un ruolo anche sulla situazione libica? In che modo le relazioni con Doha possono favorire gli interessi dell'Italia tra Mediterraneo, Golfo, Medio Oriente e Asia centrale?

Il ruolo del Qatar in Afghanistan, sia prima che dopo la presa di Kabul da parte dei Talebani, ha prodotto effetti ben oltre il singolo contesto di quel Paese. Per l’Italia tutto ciò non ha comportato cambiamenti rilevanti: in linea con il nostro approccio multilaterale, il Qatar è sempre stato tra i nostri principali interlocutori nel dialogo sulle crisi dell’area mediorientale, inclusa quella libica, trovando sempre una tendenziale congruità di vedute. In particolare, i qatarini apprezzano molto la posizione dell’Italia con riguardo alla Libia, in quanto ci ritengono tra coloro che la conoscono meglio e che, anche per la continuità geografica, hanno i maggiori interessi alla sua stabilità e prosperità. A partire da questa base positiva, il confronto tra Roma e Doha non si limita alla Libia e all’Afghanistan, ma è sicuramente esteso alle altre questioni dell’attualità internazionale, anche grazie ai frequenti incontri bilaterali e, da ultimo, a formati quale il Dialogo Strategico, che ha fatto oggetto di un memorandum d’intesa firmato a Doha nel dicembre 2020 tra i Ministri degli esteri dei due paesi.

La regione sembra in una fase di riequilibrio geopolitico e diplomatico. Che effetti possono avere da una parte la parziale ritirata degli Stati Uniti e dall'altra il riavvio del dialogo tra Doha e le monarchie del Golfo, testimoniato tra le altre cose dalle recenti mosse di bin Salman (ma anche dalla visita di Bennett negli Emirati), e qual è l'importanza del Qatar in questo scacchiere?

Mi permetta di evidenziare come la presunta parziale ritirata degli Stati Uniti, che viene rilevata da più interpreti delle dinamiche regionali, non è significativamente percepita in Qatar: tutt’al contrario, la crisi afghana è servita a consolidare l’alleanza tra Doha e Washington, che mantiene nel Paese la sua più grande base militare del Medio Oriente e che ha chiesto al Qatar di rappresentarla a Kabul. Al tempo stesso, la ricucitura di Al-Ula, che ha svolto i suoi effetti in particolare con l’Arabia Saudita e con l’Egitto, ha consentito al Paese di emergere dall’isolamento regionale degli ultimi anni. La prima visita del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Doha si è svolta in un clima di grande cordialità e ha segnato uno storico riavvicinamento tra Arabia Saudita e Qatar. In questo contesto, l’importanza di Doha sullo scacchiere mediorientale esce sicuramente rafforzata, principalmente per il fatto di intrattenere ora buoni rapporti con tutti i più importanti attori della regione – dall’Arabia Saudita, alla Turchia, all’Iran – potendo quindi aspirare ad un ruolo di mediatore credibile e ben profilato.

Nel 2020 anche il Presidente Mattarella è stato in visita in Qatar, segnalando l'importanza data dal nostro Paese alle relazioni con Doha. Quali sono i futuri scenari del rapporto bilaterale?

La visita del Presidente Mattarella, che si è svolta poco dopo il mio arrivo a Doha, non ha fatto che confermare l’ottimo stato dei rapporti bilaterali a cui accennavo prima, ricambiando peraltro la precedente visita ufficiale dell’Emiro Tamim bin Hamad Al Thani a Roma nel 2018. Tutti gli elementi di cui abbiamo parlato suggeriscono che il futuro delle nostre relazioni non possa che continuare lungo lo stesso cammino virtuoso già intrapreso sia a livello governativo che nel settore privato: i programmi di cooperazione bilaterale in numerosi ambiti, la crescita e diversificazione dell’interscambio, l’aumento degli investimenti esteri diretti e la rapida ripresa dei viaggi per turismo e affari tra i due Paesi sono sicuramente segnali incoraggianti di un continuo salto di qualità nel partenariato tra Italia e Qatar.