Netanyahu blocca gli aiuti a Gaza: "Finiti i pranzi gratis". Hamas respinge il piano di tregua Usa

La condanna internazionale, la sospensione del conflitto è sempre più fragile

di Redazione

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu interviene al Campidoglio a Washington

Esteri

Israele sospende gli aiuti a Gaza, Hamas respinge il piano di tregua Usa

Poco prima della mezzanotte tra sabato e domenica, il primo ministro israeliano ha cambiato le carte in tavola durante i colloqui per proseguire l'accordo di tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi. La proposta di estendere la prima fase dell'intesa, discussa dai negoziatori giovedì al Cairo, non era stata avanzata da Gerusalemme, ma piuttosto dal “piano Witkoff”, proposto dall’inviato del presidente USA. Netanyahu ha annunciato che Israele accettava pienamente tale proposta, ma Hamas l’ha respinta.

Fino a quel momento, nessuna fonte ufficiale aveva rivelato che la proposta fosse un'iniziativa americana. La mattina seguente, Netanyahu ha risposto al rifiuto di Hamas, che detiene ancora 59 ostaggi a Gaza (24 di essi vivi), sospendendo l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia e chiudendo i valichi di accesso.

Nonostante la condanna internazionale, inclusa quella dei Paesi arabi, Israele ha ottenuto il sostegno di Donald Trump, che ha dichiarato: “Israele ha negoziato in buona fede fin dall'inizio per il rilascio degli ostaggi. Sosteniamo la sua decisione di fermare gli aiuti umanitari e i prossimi passi, dato che Hamas ha dichiarato di non essere più interessato alla cessazione delle ostilità". Netanyahu ha quindi ricevuto il pieno supporto del presidente americano.

La decisione israeliana ha suscitato la reazione di Hamas, che ha accusato Netanyahu di disprezzare le leggi internazionali e di impedire la distribuzione di aiuti vitali a Gaza. Secondo l'ufficio stampa di Hamas, fermare gli aiuti significa condannare a morte per fame la popolazione della Striscia e ha chiesto una reazione internazionale più forte per esercitare pressione su Israele.

In risposta, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha definito “una bugia” l'accusa di carestia lanciata da Hamas, aggiungendo che la mossa di Israele era principalmente simbolica, dato che negli ultimi 42 giorni erano arrivati 25.200 camion di aiuti, sufficienti per quattro mesi di rifornimenti. Intanto, l’ONU e l’Unione Europea hanno richiesto che gli aiuti non vengano interrotti, ma Netanyahu ha ribadito di non essere disposto a fare marcia indietro, utilizzando questa mossa per costringere Hamas a liberare gli ostaggi.

Il premier israeliano ha anche annunciato che l'inviato per il Medio Oriente, Witkoff, ha proposto un piano che potrebbe aprire la strada a negoziati sulla fase successiva della tregua. Israele è pronto a seguire questo percorso, che prevede un cessate il fuoco temporaneo durante il Ramadan e la Pasqua ebraica, con la liberazione di metà degli ostaggi nel primo giorno. Al termine di questo periodo, se verrà raggiunto un accordo per un cessate il fuoco permanente, gli altri ostaggi saranno liberati.

Nel frattempo, Hamas potrebbe essere disposto a riconsiderare la propria posizione, come indicato da una dichiarazione del portavoce Hazem Qassem, che ha confermato che sono in corso trattative con i mediatori per consolidare l'accordo sulla tregua, pur senza chiarire se ci siano stati cambiamenti nell’approccio da parte di Israele.

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