Israele attacca l’Iran: scontri rituali per evitare la catastrofe
Gli Usa cercano di evitare l’escalation. Quando Ken Follett descrisse l' “effetto Sarajevo” nel libro “Per niente al mondo”
Israele attacca l’Iran ma per ora è tutto finto, o quasi
All’alba di oggi 19 aprile, alle 4.30 ora italiana, è stata attaccata a una base militare iraniana vicina alla città di Isfahan, nella parte centrale del Paese, in un altopiano circondato da rocce aguzze. La base è importante perché ospita la squadriglia di F-14 Tomcat che furono comprati dall’Iran dagli Usa prima della rivoluzione del 1979 di Khomeini.
Nei suoi pressi c’è una centrale nucleare, che alla base del programma atomico iraniano, ma l’Agenzia atomica internazionale AIEA non riferisce danni agli impianti. Nelle vicinanze c’è però anche la fabbrica di droni Hesa (Iran Aircraft Manufacturing Industrial Company) dove sono stati prodotti i droni che hanno colpito lo scorso fine settimana Israele.
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La reazione di Gerusalemme avviene nel giorno dell'85esimo compleanno della Guida Suprema della Repubblica islamica Ali Khamenei, alla guida dal 1989. Quello che sta succedendo ricorda molto i combattimenti rituali dei cervi che per evitare danni reali fingono di prendersi a cornate, in una sorta di balletto darwiniano.
E così è quello che sta accadendo tra Israele ed Iran che sembrano più interessate a limitare l’escalation del conflitto che ad infliggersi reali danni. L’attacco è avvenuto con i soliti droni ma questa volta –sembra- siano stati pilotati dall’interno dell’Iran, da “infiltrati”.
Israele, come spesso avviene in questi casi, non ha rivendicato ufficialmente l’attacco. Teheran ha dichiarato che non sta pianificando una risposta immediata, dopo i comunicati molto bellicosi dei giorni scorsi che facevano riferimento ad una improbabile arma “mai usata prima”, quando ancora si aspettava la controffensiva israeliana.
Il primo a condannare apertamente Gerusalemme tra i Paesi arabi è stato il sultanato dell’Oman. Nel frattempo l’Iran, tramite i suoi media di Stato, mostra immagini di Isfahan tranquilla, accompagnate da una musica rilassante, di quelle che si sentono negli ascensori dei grandi Hotel internazionali.
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In tutto questo gli Usa hanno un ruolo di gendarme interessato a che non scoppi una vera guerra, anche se parteggia per Israele. Joe Biden e il segretario di Stato Anthony Blinken, stanno cercando di evitare guai più grossi senza far perdere la faccia ai due contendenti. Impresa non facile, che però sta riuscendo.
Non sfugge infatti che dietro l’Iran ci siano la Russia e la Cina, con il pericolo che l’ “effetto Sarajevo” venga attivato in quello che potrebbe essere il Terzo conflitto mondiale. Infatti la Prima guerra mondiale fu dovuta ad una serie di decisioni prese dai contendenti, tutte razionali, che però portarono alla Grande Guerra.
Il procedimento è ben descritto nel libro “Per niente al mondo”, di Ken Follett. Per ora tutto sembra essere (ancora) sotto controllo ma si sta sempre danzando sull’orlo di un vulcano. La presenza di due punti focali di tensione, in Ucraina e nel Medio Oriente, minaccia sempre una possibile saldatura dagli esiti imprevedibili per il Mondo.