Guerra a Gaza, caccia al generale israeliano Ghassan Alian per crimini contro l'umanità

ONG belga chiede all'Italia di arrestare il generale israeliano Ghassan Alian, capo del COGAT, accusato di armare la carestia a Gaza, in visita a Roma

di M. Alessandra Filippi

Ghassan Alian 

Esteri

Israele, caccia al generale Alian 

Nelle pieghe della frenesia romana, tra il via vai distratto dei turisti e l'apparente indifferenza dei romani, è sbarcato un uomo il cui nome risuona nei corridoi più oscuri del potere: il generale israeliano Ghassan Alian. Militare di lungo corso e figura di spicco dello Stato ebraico, è a capo del COGAT, un organismo operativo dell'esercito israeliano (IDF) con il compito di gestire le politiche civili e militari nei Territori Palestinesi Occupati. Questo ente, descritto da molti come una macchina di repressione, esercita un controllo feroce sui palestinesi, implementando politiche mirate a soffocare ogni forma di resistenza. A Gaza, Alian ha pianificato e supervisionato il blocco della Striscia, imponendo restrizioni letali su risorse essenziali.

Sembra che il generale sia giunto a Roma non per una missione ufficiale, ma per una visita privata, forse una vacanza. Eppure, la sua presenza non è passata inosservata. In un ufficio discreto a Bruxelles, gli analisti della Hind Rajab Foundation (HRF) monitorano ogni suo movimento. L'ONG belga per i diritti umani, fondata nel 2024 da attivisti belga-libanesi come Dyab Abou Jahjah e Karim Hassoun, si è specializzata nel rintracciare soldati israeliani in congedo attraverso fonti aperte e social network. Dopo aver intercettato il viaggio di Alian, la HRF è passata all'azione, presentando un esposto alla Corte Penale Internazionale (CPI) e alle autorità italiane per richiederne l'arresto.

Le accuse mosse contro il generale sono gravi: genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Nato tra le montagne druse, Alian è diventato l'architetto di politiche che hanno trasformato Gaza in uno degli inferni peggiori del pianeta. Secondo l'HRF, la sua presenza sul suolo italiano rappresenta un'opportunità cruciale per assicurarlo alla giustizia. Dal suo incarico come capo del COGAT nell'aprile 2021, Alian ha gestito il blocco su Gaza e l'amministrazione della Cisgiordania. Dopo il 7 ottobre 2023, ha imposto un assedio totale alla Striscia, bloccando l'accesso a cibo, acqua, energia elettrica e forniture mediche. Questa strategia ha causato una fame diffusa, la morte di civili e il collasso delle infrastrutture essenziali, inclusi ospedali e sistemi idrici. Sotto la sua direzione, il COGAT ha anche orchestrato operazioni militari mirate contro infrastrutture civili in Cisgiordania e applicato misure punitive collettive. Organizzazioni delle Nazioni Unite e gruppi per i diritti umani hanno definito queste azioni crimini di guerra e crimini contro l'umanità.

Le dichiarazioni pubbliche di Alian, come la famigerata affermazione secondo cui i palestinesi sarebbero "animali umani e devono essere trattati come tali", dimostrano un'intenzione genocida in aperta violazione delle Convenzioni di Ginevra. Il diritto internazionale stabilisce che nessun individuo, indipendentemente dal rango, può godere di immunità per crimini di tale gravità. L'Italia, in quanto firmataria dello Statuto di Roma, è obbligata a intervenire. La presenza di Alian a Roma rappresenta un momento cruciale per l'applicazione della giustizia.

Secondo l'avvocato Haroon Raza dell'HRF, il COGAT è stato "determinante nell'attuazione di politiche che costituiscono punizioni collettive, vietate dal diritto internazionale". Raza ha aggiunto che "Alian ha supervisionato direttamente queste azioni. Ora è il momento di agire". L'arresto di Ghassan Alian sarebbe un segnale forte che nessuno è al di sopra della legge internazionale. Sempre che l'uomo si trovi ancora a Roma. In un momento così cruciale, mentre a Doha si lavora febbrilmente a un accordo per il cessate il fuoco a Gaza, la comunità internazionale e le autorità italiane si trovano di fronte a una decisione storica: lasciare impuniti i crimini o schierarsi dalla parte della giustizia e dei diritti umani.
 

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