Israele-Iran, si rischia il conflitto diretto: ucciso un generale di Teheran

Teheran: "Questo atto malvagio è un altro segno della frustrazione e dell’impotenza del regime sionista usurpatore nella regione, che pagherà sicuramente"

Di Giuseppe Vatinno
Esteri

Guerra, raid in Siria contro un generale di Teheran. Si rischia il conflitto diretto tra Iran e Israele

Un fatto di una certa gravità è avvenuto in Siria, in un attacco vicino Damasco da parte di Israele. Secondo l’agenzia iraniana Irna Il generale Razi Moussavi è stato ucciso “in un attacco sionista poche ore fa nel quartiere di Sayyida Zeinab a sud di Damasco” (notizia di ieri). L’alto ufficiale riforniva di armi e soldi le milizie sciite in Siria. Che la vicenda sia pericolosa e complicata è confermato dal coinvolgimento diretto del presidente iraniano Ebrahim Raisi che è subito intervenuto in un messaggio televisivo da Teheran: "Senza dubbio, questo atto malvagio è un altro segno della frustrazione e dell’impotenza del regime sionista usurpatore nella regione, che pagherà sicuramente per questo crimine".

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Il presidente ha poi ricordato un precedente che l’Iran non dimentica:  "La vittima era un coraggioso e valoroso generale e compagno d'armi del generale martire Hajj Qassem Soleimani", in riferimento al generale iraniano Qasem Soleimani, ucciso il 3 gennaio del 2020 in un raid Usa a Baghdad in Iraq. Zeinab non è un generale qualunque ma fa parte dei “Guardiani della Rivoluzione” e al suo interno rivestiva un ruolo assolutamente strategico. Nel contempo Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, è ricomparso per la prima volta dopo l’inizio della guerra il 7 ottobre ed ha dichiarato: “È una battaglia feroce, violenta e senza precedenti contro Israele. Le brigate al- Qassam distruggeranno l'esercito di occupazione, sono sul punto di schiacciarlo e non si sottometteranno alle condizioni dell'occupazione. Hamas ha attaccato 5000 soldati di Israele uccidendone un terzo, un altro terzo gravemente ferito e l’ultimo terzo reso permanentemente incapace, oltre ad aver distrutto 750 veicoli militari”. Dal canto suo Israele ha risposto che si tratta di propaganda e le cifre devono essere molto ridimensionate.

Sinwar è formalmente il numero 2 di Hamas perché il leader ufficiale è Ismayl Haniyeh che vive in esilio in Qatar ormai da parecchi anni ma di fatto è il vero capo che conduce praticamente le operazioni belliche. Haniyeh è infatti spesso accusato di starsene al sicuro in Qatar, all’aria condizionata, e conducendo in sostanza una “bella vita”, lontana dagli stenti di chi sta nella Striscia di Gaza. Dunque la ricomparsa di Sinwar e la contemporanea uccisione di Moussavi segnano una pericolosa escalation perché significa che qualcosa si sta muovendo dopo quasi tre mesi di conflitto. Ma il vero convitato di pietra è l’Iran che è insieme a Israele è una potenza militare peraltro legata a Mosca.

E poi c’è l’incognita Hezbollah, “il Partito di Dio”, che preme da nord in Libano e che Israele considera una minaccia assai seria, superiore dal punto di vista militare, a quella di Hamas. Hezbollah è legato a doppia mandata all’Iran, anzi ne rappresenta la mano militare vicinino ad Israele che più volte ha minacciato di “distruggere il Libano” in caso di un attacco del Partito di Dio al suo territorio. Come si vede si tratta di una situazione molto complessa che potrebbe rapidamente deflagrare in un pericolosissimo conflitto tra Israele e l’Iran con il coinvolgimento di Usa e Russia a supporto dei rispettivi alleati.

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