Il futuro di Kamala Harris, da presidente per due mesi a sparita nel nulla racconta il caos dei democratici Usa

Usa: democratici nel caso tra voci di dimissioni di Biden ed Harris presidente. Fino a gennaio

di Andrea Soglio
Esteri

Usa: Partito Democratico nel caos

È passata una settimana dalle elezioni presidenziali Usa, con la vittoria, straripante ed inattesa nelle proporzioni di Donald Trump e nel Partito Democratico regna sovrano il caos. Lo dimostrano le voci che si stanno susseguendo una dopo l'altra, anzi, una contro l'altra.

Biden-Harris

La prima, per certi versi divertente, racconta delle possibili dimissioni di Joe Biden. Un gesto dalle giustificazioni varie (l'età e lo stato di salute dell'attuale inquilino della Casa Bianca vanno sempre bene) ma che in realtà poco conta dato che l'unico scopo di questo gesto sarebbe "simbolico" e cioè di garantire a Kamala Harris di potersi fregiare fino a gennaio, all'insediamento di Trump, del titolo di "Prima Donna Presidente degli Stati Uniti. Un modo come un altro per cercare di risollevare l'animo dei sostenitori del partito dell'Asinello, in piena depressione.

L'alternativa è che Biden tra le ultime sue decisioni nomini proprio la Harris alla Corte Suprema. Un gesto però molto pericoloso dato che si tratterebbe dell'imposizione di una figura bocciata dall'elettorato. Così, alla fine, sono in molti a scommettere dentro il partito che la Harris lasci la politica, tornando a fare l'avvocato come, dicono i maligni, abbia in realtà fatto anche da vicepresidente...

Pelosi-Newsom

Come in Italia anche i "dem" Usa hanno le loro belle "correnti". La batosta di settimana scorsa ha ridato voce ad un mondo più lontano dall'establishment, legato più aò territorio che ai palazzi di Washington anche se a guidare tutto questo ci sarebbe una persona che proprio al Campidoglio e dintorni è di casa: Nancy Pelosi. La ex speaker della Camera è stata tra le prime ad attaccare Joe Biden, come vero colpevole con il suo tardo passo indietro, della sconfitta della Harris e si è messa alla guida del fronte dei governatori per cercare di ridare voce ad un elettorato più legato al territorio. E non è un caso che la 84enne Pelosi stia facendo un tifo sfegatato per quello che dovrebbe essere l'uomo nuovo, il governatore della California, Gavin Newsom. Sarebbe lui il prescelto per il 2028 e sarebbe proprio lui a diventare simbolo della resistenza a Trump fin dal suo insediamento. Un rpogramma a lungo termine che prevederebbe anche una sorta di scmabio di poltrone: Newsom si dimette da Governatore per lasciare spazio proprio a Kamala Harris (un modo per tenersi vicino la parte più istituzionale del partito)...

Gli Obama

In tutto questo però manca forse l'attore principale, o, meglio, gli attori principali: Barack e Michelle Obama. I due sono ancora oggi parte fondamentale del partito dell'asinello, non è un caso che molti definivano l'eventuale presidenza della Harris come la "quarta degli Obama" (Biden e Kamala alla fine sono uomini loro). La loro posizione in questa guerra interna sarà quindi fondamentale, senza dimenticare il fatto che molti (in realtà soprattutto fuori dagli Stati Uniti più che al suo interno) sognano ancora la discesa in campo di Michelle.

Correnti, scontri, colpevoli ed innocenti. Il Partito Democratico Usa sta vivendo forse il periodo più difficile della sua storia, che potrebbe anche diventare ancora più scuro. Diversi commentatori infatti cominciano a temere che Trump possa davvero convincere Russia ed Ucraina ad arrivare ad un accordo per la fine della guerra. Se davvero fosse così sarebbe un colpo difficile da superare.

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