Kazakistan, 8mila arresti e 164 morti: "Viviamo nel terrore, manca il pane"

Ancora caos in Kazakistan, dove il presidente Tokayev denuncia un tentato colpo di stato mentre gli attivisti per i diritti umani parlato di clima di terrore

Esteri
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Kazakistan, 8mila arresti e 164 morti nelle proteste e continuano le epurazioni ai vertici dei servizi di intelligence

Circa 8.000 persone sono state arrestate dopo una settimana di violenti disordini in Kazakistan che hanno causato decine di morti. "Al 10 gennaio, 7.989 persone sono detenute dagli organi del (ministero) degli Interni", si legge in una nota del dicastero.

Il ministero della Sanità kazako non ha però confermato le informazioni diffuse da fonti ufficiali, secondo cui 164 persone sono state uccise nei disordini verificatisi nell'ultima settimana in tutto il Paese. Questa mattina, il Quartier generale operativo del Kazakistan aveva riferito, sul suo canale Telegram citando il ministero della Salute, che 164 persone sono state uccise durante le massicce proteste anti-governative e gli scontri con le forze dell'ordine.

"Non confermiamo queste informazioni", ha detto il ministero della Salute. La notizia col numero dei morti e' stata rimossa dal canale Telegram del Quartier generale operativo. 

Kazakistan, il presidente denuncia un colpo di stato

Le violente proteste che hanno causato decine di morti in Kazakizstan sono un "tentativo di colpo di stato" guidato da "combattenti armati". Lo ha denunciato il presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev. Il presidente ha assicurato che fornira' alla comunita' internazionale le prove del "coinvolgimento di terroristi stranieri" nel tentato golpe e che il suo governo e' di fronte ad una "aggressione dall'esterno". "Non spareremo mai sui manifestanti pacifici", ha assicurato Tokayev, sottolineando che l'"operazione antiterrorismo prosegue", ma che e' "vicina alla fine". "Sono entrati in azione gruppi di combattenti armati che stavano aspettando il momento giusto. Il loro obiettivo principale e' diventato chiaro...e' stato un tentato golpe".

Intanto continuano le 'epurazioni' ai vertici dei servizi di intelligence interna kazaka dopo l'arresto del numero uno del Comitato nazionale per la sicurezza (Knb), Karim Masimov, accusato di alto tradimento sulla scia dei disordini verificatisi in tutto il Paese e che le autorita' attribuiscono a non specificati "terroristi". La presidenza ha annunciato il licenziamento di Marat Osipov e Daulet Ergozhin dal ruolo di vice capi del Knb, senza dare spiegazioni.

Al loro posto sono stati nominati Bakytbek Koszhanov e Askar Amerkhanov mentre come capo dell'intelligence interna e' stato scelto Ermek Sagimbayev, ex dirigente del Servizio di sicurezza presidenziale. Per capire in che direzione andra' la crisi in Kazakistan, gli analisti aspettano martedi' 11 gennaio, quando e' previsto l'intervento del presidente Kassym-Jomart Tokayev interverra' in Parlamento e potrebbe nominare i nuovi membri del governo.

Kazakistan, ad Almaty si vive "chiusi nel terrore: coprifuoco, manca internet, carburante e pane"

Nel frattempo, la citta' di Almaty, la piu' grande citta' del Kazakistan e il fulcro della controversa operazione anti-terrorismo voluta dal presidente Kassym-Jomart Tokayev per sedare le proteste, ha ristabilito la connessione a Internet dopo un blackout di cinque giorni

Tuttavia Almaty, "è una citta' chiusa e vive nel terrore": coprifuoco, soldati in strada con l'ordine di "sparare per uccidere", internet e bancomat a singhiozzi. E' arrivato addirittura a mancare il pane. A raccontare la vita sotto stato di emergenza - e con in casa le truppe dell'Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (Csto) a guida russa - e' Dimash Alzhanov, analista e attivista politico, raggiunto al telefono dall'AGI.

"I militari hanno chiuso la citta'", riferisce da Almaty dopo numerosi tentativi falliti di contattarlo, "ci sono posti di blocco ai confini della citta' e controllano chi viaggia in macchina, non si puo' lasciare Almaty se non per motivi specifici e in generale ai cittadini kazaki e' vietato uscire dal Paese". Alzhanov, con un master in politica comparata alla London School of Economics and Political Science, e' anche tra i fondatori del movimento per i diritti civili Oyan, Qazaqstan (Svegliati, Kazakistan) che dal 2019 chiede profonde riforme del sistema politico.

"Banche e bancomat non funzionano, ci sono difficolta' a ritirare contanti e anche a fare la spesa perche' i piccoli negozi non accettano carte", continua Alzhanov. "Inoltre, ci sono pochi prodotti disponibili sugli scaffali, e' arrivato a mancare addirittura il pane, per via di problemi nella distribuzione e anche tutta la logistica legata ai supermercati per ora non funziona", riferisce l'analista, "a tutto questo si aggiunge anche una forte carenza di carburante, ogni macchina puo' fare rifornimento solo con pochi litri".

Dal 4 gennaio, quando ad Almaty le autorita' sono intervenute con la forza contro l'inedita manifestazione che, in modo pacifico, aveva portato in piazza tra le 10 e le 15 mila persone - che spinte dall'aumento del prezzo del carburante chiedevano migliori condizioni di vita - la citta' vive nel terrore: "Hanno sparato sui manifestanti pacifici seminando una paura generale, in molti non lavorano, non ci sono soldi da spendere, comunicare anche telefonicamente e' difficile, Almaty e' una citta' chiusa e spaventata tanto piu' che nessuno capisce o spiega chi sarebbero i terroristi di cui parlano le autorita'".

I canali di Stato hanno trasmesso il video di un presunto terrorista di nazionalita' kirghisa reo confesso, che ha dichiarato a favore di telecamera di aver ricevuto 200 dollari per scendere in piazza e compiere violenze. Peccato che l'uomo, pesantemente ferito in volto, e' stato riconosciuto dai familiari: si tratta di un pianista che aveva un concerto ad Almaty. Anche le autorita' kirghise hanno ufficialmente protestato e promesso che faranno il possibile per salvarlo.