La guerra deve finire, a costo di tenere l'Ucraina fuori dalla Nato. Ma Trump non dia l'Europa in pasto a Putin
Allora, la trattativa con Putin non va fatta? Certo che sì, quanto prima. Ma non con il cappello in mano...
Guerra Ucraina, Trump non dia l'Europa in pasto a Putin
Ecco il primo effetto internazionale dopo l’elezione di Trump alla Casa Bianca. Putin è disponibile a discutere della guerra in Ucraina con il nuovo presidente Usa: “Pronti per riaprire i contatti con un uomo molto coraggioso”. Dopo quasi tre anni in cui si è udito solo il rombo del cannone e il sibilo dei missili con più di un milione di morti fra le parti, è la prima volta che si intravede uno spiraglio di luce.
Già in campagna elettorale Trump aveva criticato la gestione Usa della guerra, in particolare l’entità del sostegno militare e finanziario americano a Kiev annunciando che, una volta eletto, avrebbe chiamato Putin e Zelensky e negoziato la pace in Ucraina “in 24 ore”, senza specificare “in che modo”. Dopo la telefonata di mezz’ora con Zelensky, mercoledì scorso, il tycoon ha confermato il sostegno all’Ucraina annunciando poi: “Presto chiamerò Putin”.
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La disponibilità di Putin a discutere non vuol dire che il rais russo farà marcia indietro, disposto a modificare le sue richieste, ritirando le sue truppe dai territori occupati in Ucraina. Anzi. La conferma viene dal suo portavoce Dimitry Pescov: "Il presidente non ha mai detto che gli obiettivi dell'operazione militare speciale stanno cambiando. Al contrario, ha ripetuto più volte che rimangono gli stessi. Tutto questo riguarda gli interessi di sicurezza del nostro Paese, gli interessi di sicurezza della popolazione russa che vive lì. Pertanto, non si è parlato di alcun cambiamento".
Tatticismi? Minacce per alzare la posta in vista delle trattative di pace? Presto si vedrà. Il rischio, con Putin, resta elevato: se offri un dito finisci per dare un braccio e anche di più. Putin ha scatenato la guerra in Ucraina come tappa di un chiaro progetto imperialistico internazionale. Putin ha la pretesa di sostituire l’Occidente nel dominio del mondo: “Il vecchio ordine è finito”, questa la sua sentenza. E su questo ha già non pochi alleati, a cominciare da Cina, Corea del Nord, Iran. Paesi diversi fra loro ma con un obiettivo che li unisce: tagliare le ali all’America e prendere in mano le redini del mondo.
Trump, partendo dallo stop della guerra in Ucraina, punta a un accordo, addirittura a una alleanza strategica con Putin, per mettere all’angolo la Cina, isolandola: è una pia illusione. In questo contesto, i primi a pagare – presto – saranno gli ucraini che si vedranno, di fatto, i russi in casa loro, con il supporto militare dei coreani del nord, già sul campo, a ridosso dell’Europa occidentale che, negli ultimi 80 anni, ha appaltato la sua sicurezza agli USA.
Con Trump alla Casa Bianca, non sarà più così. Gli europei sono “invitati” a spendere almeno il 2% del PIL per la loro difesa, rispetto all’1.3% di oggi, con l’Italia all’1,4% (2020) in forte calo rispetto al 2,1% degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Si ricorda che nel mondo ci sono più di 13 mila testate nucleari: in testa c’è la Russia con 6.257 bombe seguite dagli Usa con 5.550, poi da Francia (290), Regni Unito (225), Cina (350), Pakistan (165), India (160), Israele (90), Corea del Nord (45).
Che fare, dunque? Certo, non bisogna fasciarsi la testa prima d’essersela rotta. Peggio, però, nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere la realtà. La trattativa per fermare la guerra in Ucraina va aperta, il prima possibile. In discussione i territori occupati dai russi, la zona cuscinetto e il Kursk. Sarà un duro colpo, non solo per Zelensky, darla vinta a Putin sul nodo principale: tenere l’Ucraina fuori dalla Nato.
Di tutto c’è bisogno ma non di un nuovo Patto di Monaco del 30 settembre 1938 quando Francia e Regno Unito si accordarono con Hitler e Mussolini per la spartizione della Cecoslovacchia, anticipo della Seconda guerra mondiale, con la distruzione di mezzo mondo e oltre 70 milioni di morti.
Allora, la trattativa con Putin non va fatta? Certo che sì, quanto prima. Ma non con il cappello in mano, né tanto meno in ginocchio. Soprattutto, Putin e i suoi alleati, devono trovarsi di fronte l’Occidente che parla “a una sola voce”.