La guerra in Ucraina e la nostra cedevolezza morale
La Nato ha abbandonato Kiev, la Russia è davvero più forte dell'Ucraina, che cosa ancora ci dobbiamo aspettare? Un "bilancio" morale della guerra in Ucraina
Una riflessione morale sulla guerra in Ucraina
A che punto è la guerra in Ucraina? Questa sarebbe stata una domanda piuttosto che da 5 Gennaio 2024 da 30 o 31 Dicembre 2023: quando si tirano gli ultimi consuntivi dell’anno. Ma questo non è avvenuto e invece l’instancabile Ernesto Galli della Loggia ha scritto un breve amarissimo articolo sul Corriere del 2 Gennaio. Non è esattamente un consuntivo della guerra, ma piuttosto una riflessione morale –che diventa un lamento e un’invettiva- su un consuntivo che è lasciato quasi implicito.
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E’ quasi una condanna scagliata all’ “Occidente”, ossia, in buona sostanza, ai suoi lettori. Ernesto manifesta il suo disgusto per coloro (certo non i numerosi operosi giornalisti del suo giornale), che non nascondono, o non riescono a dissimulare a un interprete acuto come Ernesto, la loro soddisfazione che abbia “vinto il più forte”. Ossia, si può supporre, il nemico dell’ “Occidente”; ossia la Russia: come i “maramaldi” avevano previsto, cosa di cui ora Ernesto lamenta che immondamente godono.
Quanto a Ernesto, che non aveva previsto un bel nulla, egli ora dice che si poteva prevedere facilmente che la fibra morale dei paesi occidentali membri della Nato avrebbe rapidamente ceduto. Questo discorso lascia aperte almeno tre questioni, una risposta alle quali costituirebbe un abbozzo del consuntivo desiderato.
La prima è se sia vero che l’ “Occidente”, ossia la Nato, ossia gli Stati Uniti, abbiano abbandonato l’Ucraina. Ma certo gli Usa continueranno a rifornire l’Ucraina di soldi e di armi. Biden nei suoi recenti discorsi ha addirittura minacciato il Senato che se non sgancia quanto lui richiede, potrebbe essere costretto a fare una cosa che non avrebbe mai voluto fare, inviare truppe americane a combattere contro i russi in Ucraina. Ha apertamente riconosciuto che gli USA sono stati in guerra con la Russia per il tramite dell’Ucraina, e suggerito che l’eventuale esaurimento dell’esercito ucraino potrebbe non porre fine alla guerra. Quella che conta è la fibra morale di Biden, non la nostra. E quella di Biden è fortissima! E i paesi della Nato a ruota, anche se lamentano scarsità di armi e munizioni e ritardi in quelle di nuova fabbricazione. E l’Italia, governata dalla Signora Meloni, a smentire quel vago senso di perplessità espresso nella famosa conversazione con i comici russi, non sarà seconda a nessuno per zelo riarmistico anche nel 2024. Contro l’opinione del prode Ernesto, possiamo essere fieri di noi.
La seconda è se sia vero che la Russia sia “il più forte”. Più forte dell’Ucraina? Anche di questo nel primo anno di guerra si dubitò. Ma più forte degli alleati dell’Ucraina, più forte degli Usa, che sin dall’inizio, anzi ancora prima dell’inizio ne avevano preso la guida politica e militare? Come non ricordare la previsione del buon Beppe Severgnini, altro scrittore del Corriere della Sera, che la Russia non avrebbe potuto resistere all’alleanza delle “40 democrazie” assemblate dagli Usa? Nei primi mesi dell’invasione l’esercito russo e la marina militare russa diedero una prova di sé alquanto penosa: una cenciosa armata Brancaleone. D’altra parte, solo sul presupposto di una netta inferiorità militare russa, che avrebbe comportato il rapido respingimento dell’esercito russo dentro le sue frontiere, aveva senso la politica statunitense enunciata a Ramstein di rifiutare i negoziati, imposta più volte dagli Usa al governo ucraino.
Ma nel 2023 le cose sono cambiate. La guerra è diventata una guerra di posizione, non dissimile dalla Prima Guerra Mondiale, ma anche una sfida industriale e tecnologica tra la gli Usa e la Nato da una parte, la Russia dall’altra. L’idea di mettere in ginocchio la Russia con le sanzioni economiche, di cui il Presidente del Consiglio Draghi fu uno dei più eloquenti e convinti assertori, non si rivelò efficace. Non solo Draghi ma altri economisti furono smentiti. Si può ricordare Paul De Grauwe, un valente economista belga che insegna alla London School of Economics, il quale ritenne che per predire l’esito della guerra bastasse notare che il Pil russo era minore di quello della somma dei Pil belga e olandese! E come avrebbe mai potuto una nano economico come la Russia battersi con gli Usa, chiese ai suoi studenti e al mondo De Grauwe.
Possiamo anche fare un passo avanti, e chiederci a cosa questa guerra, fortemente voluta dagli Usa, sia servita. I fini enunciati dagli Usa a Ramstein, quali non solo la sconfitta sul campo dell’esercito russo, ma anche la destabilizzazione di Putin, un cambio di regime in Russia, il disarmo della Russia e forse anche il suo smembramento, non sono di più vicina realizzazione. A mio avviso il fine sussidiario di misurare militarmente la Russia è l’unico che è stato raggiunto. La Russia come potenza militare non esisteva prima della guerra. Biden, come Aladino, ha strofinato la lampada, e ne è uscito un temibile Genio, la nuova Russia. Difficilmente soddisferà tre desideri di Biden.
La terza questione è il nesso causale tra l’esito della guerra e le virtù di fedeltà agli Usa e perseveranza nei sacrifici economici degli altri paesi della Nato che Galli della Loggia sembra suggerire esista. Non lo dice esplicitamente, ma perché scagliarsi contro la nostra viltà se non lo presupponesse? Essa è secondo Ernesto almeno una delle cause del mancato successo della famosa contro-offensiva ucraina del 2023. La realtà è che questa è una guerra tra la Russia e gli Usa, come ormai Biden dice apertamente nei suoi discorsi. Agli alleati sono richiesti certo sacrifici economici, ai quali i popoli europei non hanno dato segno di volersi sottrarre, ma per il resto è sufficiente la loro acquiescenza. Che è totale. Basta leggere il Corriere della Sera. E i fabbricanti di armi faranno affari anche in Europa.