Libano, i tunnel di Hezbollah a 200 metri dalle torrette Onu. Così si sta rischiando la terza guerra mondiale

Portolano, capo di Stato maggiore della Difesa: "I soldati italiani hanno regole di ingaggio per garantire la propria protezione e quindi dare una risposta adeguata. Ma vogliamo evitare l'escalation"

di Redazione Esteri
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Guerra in Libano, la "frustrazione" dei soldati Onu e il rischio escalation

Resta altissima la tensione tra Onu e Israele, in seguito agli attacchi dell'esercito di Netanyahu alle postazioni Unifil in Libano. Ieri Giorgia Meloni ha chiamato il premier israeliano e ha ribadito che "questo comportamento è inaccettabile", ma Bibi continua a ripetere che è necessario che l'Unifil vada via dal sud del Libano, perché è proprio lì che si nascondono i terroristi di Hezbollah. Il generale israeliano Yiftah Norkin spiega la situazione: "In quella zona ci sono i tunnel scavati dai terroristi di Hezbollah. Sono - dice il generale a Il Corriere della Sera - a soli 150-200 metri di distanza dalle torrette Unifil. È vero che prima tutto era nascosto dalla vegetazione, ma com’è possibile che non sentissero il rumore dei compressori e dei martelli pneumatici? Non siamo contro i militari delle Nazioni Unite, continuiamo a coordinarci con loro".

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Luciano Portolano, capo di Stato maggiore della Difesa avverte Israele: "I soldati italiani hanno regole di ingaggio per garantire la propria protezione e quindi dare una risposta adeguata. La reazione dei nostri soldati in Libano — dice Portolano a La Repubblica - è estremamente professionale: conoscono rischi e regole d’ingaggio, vivono con una certa frustrazione il fatto che le loro attività operative sono limitate dalla presenza degli israeliani in un’area sotto la responsabilità dell’Onu. Sono costretti a rimanere fino a 5-6 ore al giorno nei bunker nelle basi. Vogliono evitare in tutti i modi un'escalation".

Nonostante questo però nessuno dell’Unifil ha intenzione di fare un passo indietro. Con regole d’ingaggio che lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto vorrebbe fossero riviste perché, condivide Portolano "non sono proporzionali ai compiti assegnati alla forza, tra cui la capacità e la necessità di disarmo dei gruppi armati in Libano, nella fattispecie Hezbollah". L’ultima parola spetta alle Nazioni Unite, così come sul ritiro. "Si resta in Libano - conclude Portolano - fino a disposizioni contrarie da parte dell’Onu. Nessuna decisione unilaterale può essere presa".

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