Libano, il piano per la pace di Francia e Usa è fallito. Israele: "Andiamo avanti fino alla distruzione di Hezbollah"

Così l'ultradestra detta l'agenda a Netanyahu. Il premier all'Onu aveva aperto a un possibile negoziato, poi è arrivata la retromarcia imposta da alcuni membri del suo governo

di Redazione Esteri
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Israele, Netanyahu "ostaggio" dell'ultradestra. Così è fallito il tentativo di Usa e Francia di una tregua in Libano

Il tentativo di Stati Uniti e Francia di far fermare la guerra in Libano è fallito. Il documento scritto e sottoposto al premier israeliano Netanyahu per una tregua di 21 giorni è stato respinto. Sembrava vicino l'accordo tra le parti mentre Netanyahu viaggiava verso New York per partecipare all'assemblea generale dell'Onu, ma alla fine al suo atterraggio era già tutto saltato. Il telegiornale pubblico spiega che il documento spinto da Antony Blinken, il segretario di Stato, assieme a Emmanuel Macron, il presidente francese, sarebbe dovuto uscire prima del decollo di Netanyahu e che il premier era disposto a dare il suo beneplacito per poi partire. Il testo è stato diffuso mentre l’aereo era sull’Atlantico e ha smosso le reazioni degli ultrà al potere.

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L’annuncio internazionale di una possibile pausa nello scontro con Hezbollah viene subito riportato sul piano locale dagli alleati più estremisti nel governo di estrema destra: Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader messianico dei coloni, - riporta Il Corriere della Sera - proclama che la "campagna militare nel Nord può finire con un solo scenario: la distruzione di Hezbollah". Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza Nazionale, minaccia di lasciare la coalizione.

Finora il premier Benjamin Netanyahu ha dimostrato di volerseli tener stretti: è già successo durante i negoziati per la tregua con Hamas nella Striscia di Gaza, sostenuti a parole e boicottati di fatto, nonostante le offerte dell’opposizione. Israele - prosegue Il Corriere - continua così i preparativi per un’invasione di terra in Libano. L’ipotesi più probabile, secondo gli analisti locali, resta quella di inviare le forze speciali al di là della Linea Blu tratteggiata dall’Onu, anche per blitz in profondità, alcuni ipotizzano fino a Beirut.

Il presidente del parlamento libanese Nabih Berri parla raramente. Ma mercoledì sera quando il leader del movimento sciita Amal vicino a Hezbollah ha rilasciato una dichiarazione al quotidiano arabo Asharq Al-Awsat, ai più esperti di Medio Oriente è apparso chiaro come si trattasse di un messaggio importante. Il senso della dichiarazione di Berri è: sia dal Libano che da New York dove si trova il primo ministro Najib Mikati stiamo trattando per mettere fine all’escalation con Israele.