Macron, "dura lex sed lex": Le Pen appoggia la sua legge sull'immigrazione

Dopo il tiro mancino di Le Pen e i suoi, Macron ha deciso di chiedere una seconda delibera nel caso dell'approvazione della legge all'Assemblea nazionale

di Redazione Esteri
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Francia, Macron trova il favore di Le Pen con la sua proposta di legge sull'immigrazione e scoppia la crisi di governo

Marine Le Pen mette a segno un tiro mancino al presidente Emmanuel Macron appoggiando la sua legge sull'immigrazione. Sembrerebbe impossibile a dirsi, eppure è quel che è successo e, come da pronostico, si è aperta una voragine all'interno del governo francese.

L'oggetto del contendere è il documento presentato dall'inquilino dell'Eliseo sull'immigrazione, bocciato in prima battuta nel corso dell'Assemblea nazionale, o meglio, rimandato alla Commissione mista paritaria con una mozione di censura caldeggiata dalle opposizioni. L'organo è composto da sette senatori e sette deputati provenienti da differenti orientamenti politici, allo scopo di raggiungere una soluzione di compromesso.

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Dopo più di 24 ore di trattative - riporta La Stampa - ieri pomeriggio i quattordici parlamentari si sono accordati su una bozza molto più dura rispetto al documento precedente, contestato dalla sinistra ma approvato dai Repubblicani e dai lepenisti del Rassemblement National. La leader dell'estrema destra ha parlato di una «enorme vittoria» annunciando che i suoi in serata avrebbero votato a favore del disegno di legge. A quel punto, il raggiro era cotto a puntino e le reazioni non hanno tardato ad arrivare.

Il "tribuno" della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha parlato di una legge contenente tutto quello che «reclama da 50 anni il Front National», mentre il segretario del Partito socialista, Olivier Faure, ha parlato di un «momento terrificante».

I punti più controversi del testo revisionato secondo la sinistra riguardano: gli assegni familiari, che spetterebbero agli stranieri regolari solo dopo cinque anni di residenza in Francia o 30 mesi di attività professionale; chi viene a studiare in Francia dovrà pagare una cauzione; il Parlamento fisserà ogni anno delle quote immigrazione; ai prefetti andranno maggiori poteri per il rilascio dei titoli di soggiorno.

Per queste misure dal sapore reazionario e nazionalista molte fasce della società civile sono insorte chiedendo un gesto di responsabilità: una ventina di rettori universitari ha denunciato delle «misure indegne» per il Paese - prosegue La Stampa - mentre sindacati, associazioni umanitarie e ong si sono espressi contro i progetto definendolo il «più regressivo degli ultimi 40 anni».

La mossa architettata dall'estrema destra ha così mandato in tilt la maggioranza e l'esecutivo. Il ministro della Salute, Aurelien Rousseau, quella dell'Insegnamento superiore, Sylvie Retailleau, e quello delle politiche abitative, Patrice Vergriete, hanno minacciato le dimissioni, mentre molti tra i parlamentari macroniani si sono detti pronti a non votare il testo.

Nel disperato tentativo di placare gli animi, il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, che ha presentato la proposta di legge, ha annunciato per la prima volta che con «10mila lavoratori stranieri saranno regolarizzati ogni anno» in Francia. La premier Elisabeth Borne, invece, ha definito la mossa di Marine Le Pen una «manovra grossolana» chiedendo alla sua maggioranza di votare a favore del progetto.

Intanto, il Senato, dominato dei Repubblicani, approvava la legge con 214 voti a favore e 114 contrari. Macron ha deciso di chiedere una seconda delibera nel caso dell'approvazione della legge all'Assemblea nazionale con una maggioranza di voti del Rassemblement National.

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