Nasce un nuovo Medio Oriente. E a guidarlo sono Qatar e Turchia
Come Ankara è stata fondamentale nel conflitto siriano, è stata Doha a svolgere un ruolo chiave nella mediazione tra Israele e Hamas. I nuovi equilibri nella regione
Festeggiamenti per il cessate il fuoco a Gaza
Nasce un nuovo Medio Oriente. E a guidarlo sono Qatar e Turchia
Siria e Gaza in poco più di un mese plasmano il Medio Oriente nel nome di Qatar e Turchia. Se in Siria era stata Ankara la grande protagonista, giocando un ruolo decisivo per sostenere la caduta del regime di Bashar al-Assad e l’ascesa al potere dei ribelli guidati da Abu Mohammad al-Jolani, in Palestina è il Qatar a svolgere il ruolo chiave per la mediazione tra Israele e Hamas.
Due scenari, due conflitti, due conclusioni (per ora) diverse ma un unico grande piano: c’è un Medio Oriente in cui le potenze islamiste sanno coniugare hard power e soft power, diplomazia e intelligence, influenza politica e proiezione geostrategica per ampliare la loro influenza. E mediando a Gaza il Qatar lo testimonia.
Perchè il Qatar è stato imprescindibile nella mediazione Israele-Hamas
Per risolvere il problema della guerra Israele-Hamas tutti avevano bisogno di Doha, grande mediatore nella regione. Ne aveva bisogno Tel Aviv per avere a disposizione una sponda per permettere il ritorno degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023 e sopravvissuti a 15 mesi di guerra. Ma anche Hamas, che nel conflitto con lo Stato Ebraico ha visto sgretolata buona parte della sua forza militare, sentiva la necessità di rifiatare. Gli Usa e l’Egitto, mediatori col Qatar, da soli non avrebbero avuto la trasversalità e la credibilità bipartisan per apparire come negoziatori: Washington ottiene la fine temporanea di un conflitto che stava causando grandi imbarazzi politici e appariva senza uscita, l’Egitto di poter rifiatare vista la pressione ai suoi confini per la crisi migratoria e le minacce di infiltrazioni jihadiste nel Sinai.
Analogamente, in Siria tutti hanno danzato al ritmo della Turchia. Con Ankara che ha “teleguidato” al-Jolani e i suoi verso Damasco mentre, a Sud, Israele prendeva posizione nella zona cuscinetto oltre il Golan.
In Medio Oriente si sono affermati nuovi equilibri
Cosa ci insegna tutto questo? Ci narra che c’è un Medio Oriente che va ricostituendosi dopo che la guerra a Gaza ha, assieme al riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita, fatto tramontare i tradizionali pivot geopolitici: la conflittualità tra potenze sunnite e Teheran da un lato, l’esistenza degli Accordi di Abramo per plasmare un asse tra mondo arabo, Israele e Stati Uniti.
Ora abbiamo una regione più volatile dove le poche certezze sono l’indubbia potenza militare israeliana, che fatica però a tramutarsi in primazia politica, e la pervasiva influenza diplomatica di Ankara e Doha. Il triangolo Israele-Turchia-Qatar ha in quindici mesi ridisegnato il Medio Oriente in un contesto in cui oggi sono queste tre potenze a potersi spartire la fetta maggiore di influenza e proiezione. Lo si è visto in Libano, dove la fine della guerra in Siria ha plasmato la sistemazione del quadro politico interno e la fine di quella a Gaza potrà consolidare il cessate il fuoco in scadenza il 27 gennaio nel Paese dei Cedri. Lo si sta vedendo anche nell’area del Kurdistan, dove i curdi iracheni e quelli siriani stanno dialogando dopo anni di crisi bilaterale, sulla scia di un gioco delle parti tra Ankara (contraria alla presenza delle Forze Democratiche Siriane ma vicina ai curdi iracheni) e Tel Aviv (filo-curda) per definire zone d’influenze nel nuovo Medio Oriente.
E in prospettiva si potrà vedere anche nei nuovi progetti infrastrutturali a guida turca dove i fondi del Qatar apriranno alla presenza delle altre potenze del Golfo, come l’Arabia Saudita, in piani d’influenza regionale. Tutti questi scenari possono essere abilitati dalla tregua a Gaza, che rimuove l’elefante nella stanza più preoccupante. Il Medio Oriente disegnato dagli Accordi di Sykes-Picot della Prima guerra mondiale non esiste più, ora è l’asse Ankara-Doha-Tel Aviv il pivot attorno cui ruota la regione e su cui si gioca la sua stabilità.