Meloni-von der Leyen insieme in Egitto. Ma ora il bis di Ursula è a rischio

Intesa con Al Sisi per fermare i migranti. Ma la premier rischia di puntare sul cavallo sbagliato. Bordate in arrivo da Parigi e persino da Berlino

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Ursula Van Der Leyen e Giorgia Meloni a Lampedusa
Esteri

Meloni e Von der Leyen, missione in Egitto per fermare i migranti e con vista elezioni europee

"La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, andrà domenica della prossima settimana al Cairo, in Egitto, con il primo ministro belga Alexander De Croo, la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, e Kyriakos Mitsotakis, primo ministro della Grecia, e incontrerà il presidente della Repubblica araba di Egitto, Abdel Fattah Al Sisi. Questo viaggio ha luogo nel contesto delle discussioni sul rafforzamento della partnership tra Ue ed Egitto". Lo ha dichiarato la portavoce della Commissione europea, Veerle Nuyts, certificando l'ennesimo passo nella partnership tra Meloni e Von der Leyen. 

Dopo la visita a Lampedusa, la premier italiana e la presidente della Commissione europea vanno in Egitto cercando di portare a casa un accordo per fermare i migranti. L’intesa, spiega la Stampa, sarebbe costruita sul modello di quella firmata con Tunisi: finanziamenti per frenare i flussi di profughi. Un modo per rinsaldare i legami tra Von der Leyen e l'anima della destra in ascesa.

Improvvisamente in bilico la conferma di Ursula, attaccata dall'uomo di Macron e dal governo tedesco

Ma attenzione, perché improvvisamente il bis di Ursula alla guida della Commissione appare in bilico. Scrive la Stampa, che la riconferma "è ora messa seriamente in discussione all’interno di quella che dovrebbe essere la sua coalizione e questo renderebbe inutile un appoggio esterno del partito di Meloni". Sottolinea il quotidiano torinese che al congresso di Bucarest – dove correva come unica candidata – "ben 89 delegati hanno votato contro, altri 10 hanno infilato nell’urna una scheda nulla e quasi cento tra quelli regolarmente registrati al congresso hanno scelto di non votare. Secondo una fonte presente al congresso, il regista occulto dei franchi tiratori sarebbe stato Manfred Weber, il presidente del Ppe, che cinque anni fa fu sacrificato per far posto a von der Leyen".

Poi  è arrivata una bordata da Parigi con Thierry Breton, commissario al Mercato Interno dell’esecutivo von der Leyen, che ha definito la sua presidente come «messa in minoranza dal suo stesso partito». E quindi, si è chiesto: «È possibile affidare nuovamente la gestione dell’Europa al Ppe per altri cinque anni, vale a dire 25 anni consecutivi?». Non sfugga che Breton è considerato uno degli uomini più vicini a Emmanuel Macron. Attacchi a Ursula anche dal ministro delle Finanze Christian Lindner, liberale, per la messa al bando dei motori termici per le auto.

Attenzione dunque ai prossimi sviluppi, con la Lega che dietro le quinte prova a riesumare l'ipotesi di un gruppo unico sovranista.