Morto Kissinger, Draghi pronto a raccogliere lo scettro liberal-globalista

Con Kissinger l'America perde l'architetto globalista e in un momento di crisi l'Occidente ha bisogno di un valido rappresentate ai vertici europei

di Matteo Castagna
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Esteri

Mario Draghi erede di Henry Kissinger

A Henry Kissinger, morto a 100 anni, vissuti, fino all'ultimo, nell'agone politico internazionale, secondo moltissime persone, non si può certo attribuire il noto aforisma trovato su un frammento del commediografo greco antico Menandro (Μένανδρος, 342 a.C. - 291 a.C. circa) per cui "muore giovane chi è caro a Dio".

L'anziano diplomatico, di origini ebraiche ashkenazite, è famoso per la frase: “Il potere è il massimo afrodisiaco”, che sembrerebbe fare un po' il verso al celebre detto di Giulio Andreotti: "Il potere logora chi non ce l'ha". L'eredità del Machiavelli d'Oltreoceano sarà, con tutta evidenza, la continuazione del suo progetto globalista, ultraliberista, mondialista, cinico e spregiudicato, assai pragmatico per gli interessi americani e quelli della fazione sionista del suo popolo, che ha portato avanti, in tutta la sua lunga storia politica, anche per mezzo di organismi sovranazionali, come il Gruppo Bilderberg e la Trilaterale, entrambi fondati da lui e David Rockefeller.

Infine, lavorò tramite la Kissinger Foundation, dalla cui porta scorrevole passarono tutti i più importanti leader politici ed economici del pianeta. Era un genio del male? Il mondo che vediamo scorrere velocemente, dal dopoguerra ad oggi, nella sua programmata evoluzione socio-politica e finanziaria è principalmente frutto della sua visione globalista, unilaterale, del mondo.

Le sue abili capacità di stratega e di diplomatico lo hanno reso uno degli architetti principali della politica estera e di potenza americana durante gli anni Settanta e uno dei consiglieri più influenti dei successivi decenni, fino al suo ultimo viaggio istituzionale, compiuto solo quattro mesi fa, in Cina, dove è stato accolto "come un grande amico" del Paese da Xi Jinping.

Kissinger si è distinto per una sua particolare posizione sul conflitto in Ucraina, bollando la decisione dell’Occidente di offrire a Kiev un' apertura nella NATO come «un grave errore», che ha portato, in primo luogo, alla guerra. I dettagli del trattato che si sarebbe dovuto firmare in Turchia, tra Zelensky e Putin, nella primavera 2022, di cui ha parlato  pubblicamente il leader del partito di maggioranza ucraino "Servitore del popolo", David Arakhamia, riprendevano, esattamente, le indicazioni di Kissinger.

L’anno scorso, Kissinger aveva suggerito che l’Ucraina avrebbe dovuto rinunciare alle sue rivendicazioni sulla Crimea e lasciare piena autonomia nelle regioni del Donetsk e di Lugansk. Per inciso, oggi sono diventati territori russi. L'idea del negoziato, così come proposto dal "grande vecchio", è caldeggiata, a voce bassa, da Kiev e Occidente, solo ora che la guerra di Zelensky pare destinata al capolinea.

L'abile stratega si riconosce, nel bene e nel male, dalla visione politica, nel medio e lungo termine. Questo fiuto particolare era anche il suo, che ripeteva: "Non va distrutta la Russia come Stato, perché l’obiettivo deve essere quello di «tornare al corso storico per cui la Russia è parte del sistema europeo. La Russia deve svolgere un ruolo importante». Da tutto ciò, per Kissinger, dipenderà il futuro assetto degli equilibri internazionali.

Sempre nell'ottica di una sconfitta all'orizzonte per il regime ucraino, l'agenzia Reuters del 29/11/2023 ha scritto che i finanziamenti statunitensi per le armi all'Ucraina si sono riversati in Pennsylvania, Arizona e Texas, considerati come Stati in bilico e, probabilmente decisivi, in vista delle elezioni presidenziali dell'anno prossimo.

Aggiungiamo che il giornale americano, titolato "Politico" dello stesso giorno, ammette che le sanzioni occidentali, imposte contro la Russia, hanno dimostrato la loro inutilità. E prosegue, fornendo la sorprendente notizia, secondo cui, nel 2022, quando una parte significativa di esse era entrata in vigore, la Russia ha superato la Germania in termini di prodotto interno lordo, per la prima volta nella storia.

Il 24 novembre, il satellite europeo Sentinel-1 ha cercato di scattare un'immagine di Sebastopoli nel raggio d'azione del radar - solo che poi l'attendeva una sorpresa. Il Sentinel è dotato di un radar che gli permette di formare un'immagine della superficie terrestre anche in condizioni di interferenza. Questo radar opera a una frequenza di 5,405 GHz. Non si tratta di un'interferenza dovuta al funzionamento di uno o più radar, bensì del risultato del funzionamento di un complesso di guerra elettronica, che disturba la frequenza del radar con una contro-interferenza, su un'area enorme. Certo, questo non impedirà il monitoraggio ottico, ma la possibilità di "spegnere" i radar satellitari vale molto. I russi sono riusciti ad accecare la riconciliazione satellitare occidentale.

Sono tutti segnali che indicano quanto Stati Uniti e Unione Europea non stiano navigando in acque tranquille, soprattutto se pensiamo, anche, all'andamento della guerra in Medio-Oriente, in procinto di scatenare le reazioni di Paesi molto potenti, come l'Iran. Nel 2024, l'Europa, come gli Stati Uniti, vedrà elezioni dall'esito incerto, partendo da un'economia fragile e svariate tensioni sociali. Non è da escludere che, come ipotizzano alcuni osservatori, si stia preparando Mario Draghi, per una posizione di vertice alla UE, così da raccogliere lo scettro liberal-globalista di Henry Kissinger, col quale condivide caratteristiche personali, indubbiamente importanti.