Non solo Gaza, mostruosità dei coloni in Cisgiordania: nuovo Far West

Dal 7 ottobre gli attacchi a mano armata dei coloni ultraortodossi, il 90% dei quali provengono da Russia e Ucraina, si sono decuplicati e sono ormai più di 700

di M. Alessandra Filippi
Esteri

Non solo Gaza, aumentano le mostruosità dei coloni in Cisgiordania

Mentre la tensione in Israele rimane alta, con l’esercito in massima allerta per il previsto attacco da parte dell’Iran e a Gaza si consuma un genocidio in diretta che catalizza l’attenzione di tutto il mondo, nei territori occupati della Cisgiordania da mesi i coloni hanno trasformato West Bank nel loro Far West. Una zona di “caccia grossa” dove tutto è permesso, col silenzio assenso del governo di Netanyahu.

Dal 7 ottobre gli attacchi a mano armata dei coloni ultraortodossi, il 90% dei quali provengono da Russia e Ucraina, si sono decuplicati e sono ormai più di 700. Forti dell’impunità garantitagli dai loro rappresentanti politici, in testa ai quali c’è il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Givir, colono come loro, attaccano villaggi, violano case, distruggono proprietà, danno fuoco a piantagioni, uliveti, e senza scrupoli uccidono, a sangue freddo. E lo fanno ogni giorno. Una tattica crudele e cruenta per rendere la vita dei nativi palestinesi impossibile e costringerli ad abbandonare la loro terra.

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Ieri sera, al culmine di uno dei giorni col maggior numero di attacchi, il primo ministro palestinese Muhammad Mustafa ha dichiarato che “le offensive dei coloni non impediranno al popolo palestinese di difendere la propria terra e di contrastare i piani di sfollamento condotti contro loro dagli israeliani”. Il portavoce ufficiale della presidenza palestinese, Nabil Abu Rudeineh, ha lanciato l'allarme contro il pericolo dei continui crimini commessi dai coloni ebrei contro il popolo palestinese e le sue proprietà nella Cisgiordania occupata “Ritengo gli israeliani pienamente responsabili e complici di tali crimini”.

Abu Rudeineh, esprimendo la sua denuncia contro la brutale aggressione israeliana nella Striscia di Gaza, che finora ha provocato l'uccisione di oltre 33.700 palestinesi, la maggior parte delle quali donne e bambini, ha espresso una dura condanna verso le incursioni e perquisizioni domestiche compiute su larga scala Cisgiordania e Gerusalemme Est, condannando anche tutti gli attacchi ai luoghi sacri islamici e cristiani. “È urgente un intervento internazionale, soprattutto da parte dell’amministrazione statunitense, per obbligare le autorità di occupazione a fermare i loro crimini”.

Fra le decine di attacchi organizzati ieri da brigate di coloni armati di fucili e furore messianico, quelli con le più tragiche conseguenze sono al villaggio di Al-Mughayir, a nord-est di Ramallah, dove un’orda di coloni incappucciati come i membri delle sette dei Ku Klux Klan americani, razzisti come loro e come loro propugnatori della superiorità del popolo ebraico, si è riversata fra le sue strade e freddato a bruciapelo un diciottenne palestinese ferendo altre 18 persone, una delle quali versa in gravissime condizioni.

Secondo quanto riferisce il Ministero della Sanità, il giovane è arrivato morto al Palestine Medical Complex nella città di Ramallah dopo essere stato colpito da uno dei coloni mentre era all'interno della sua casa. Il vicepresidente del consiglio del villaggio di Al-Mughayir, Marzouq Abu Naim, ieri ha affermato che almeno 1.500 coloni, protetti dall'esercito di occupazione, “continuano a uccidere e bruciare le case e le proprietà dei residenti in tutto il villaggio”.

Secondo la testata palestinese Wafa i coloni hanno dato fuoco a circa 40 case e veicoli di proprietà palestinese. Lo stesso copione è andato in scena anche nel villaggio di Abu Falah, a nord-est di Ramallah, dove quattro giovani palestinesi sono rimasti feriti nel corso di un attacco da parte di coloni israeliani che anche lì hanno poi dato fuoco a case e veicoli.

Secondo fonti locali, una parte dei coloni proverrebbe dal controverso insediamento illegale di Adei Ad, costruito diversi decenni fa su un terreno appartenente al villaggio di al-Mughayyir. Da tempo i residenti denunciano che i coloni israeliani dell’avamposto Adei Ad, e di altri nelle vicinanze, attaccano impunemente le loro case e vandalizzano i loro terreni agricoli, senza alcun respingimento o conseguenza. Secondo il comune di al-Mughayyir, 30 kmq dei 41 kmq di terra del villaggio sono stati sequestrati da Israele, a partire dagli anni ’70, con vari pretesti, inclusa la costruzione di una strada ad uso esclusivo dei coloni israeliani.

In Occidente pochi sanno – o fingono di non sapere - che c'è un piano per rendere il controverso e bellicoso insediamento di Adei Ad parte della colonia di Amihai, realizzata nel 2017, legalizzando così l'avamposto. Si tratta di un piano molto controverso che, secondo sia i critici che i sostenitori, si tradurrà nell'effettiva separazione della contiguità territoriale della Cisgiordania, in particolare tra la Cisgiordania centrale (Ramallah e Gerusalemme) e la Cisgiordania settentrionale (Nablus, Jenin, ecc.).

Lo scorso dicembre, nel pieno della distruzione di Gaza, la Harry Zahav Company, agenzia immobiliare israeliana, promuoveva la costruzione di insediamenti di lusso a Gaza, in aree dove i bombardamenti dell’esercito hanno lasciato le case palestinesi in rovina, o dove le hanno direttamente spianate con le ruspe. La stessa società immobiliare ha realizzato interi insediamenti in Cisgiordania, dove ogni giorno, ogni santo giorno, un pezzo di terra, una casa, una piantagione di ulivi, viene strappata e rubata con la violenza ai palestinesi.

La Harry Zahav Company è solo una delle decine di realtà che operano per popolare di decine di migliaia di ebrei la Cisgiordania, occupandosi di tutto, dall’emigrazione dei paesi di origine fino al trasloco negli appartamenti delle colonie, descritti e proposti sui siti come fossero su territorio israeliano.

Lo scorso 23 marzo il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha annunciato di voler confiscare ulteriori 800 ettari di terra nella Cisgiordania occupata. L’annuncio dell’ennesima appropriazione indebita è arrivato nel giorno in cui il segretario di Stato americano Antony Blinken era in visita in Israele per colloqui con il primo ministro Benjamin Netanyahu. L’esproprio, se realizzato come promesso, sarà uno dei più grandi piani di furto di terre perpetrato dallo stato di Israele.

Questa operazione unita all’accorpamento pianificato degli insediamenti di Adei Ad e Amihai, contribuirà a minare per sempre le prospettive di realizzazione della soluzione dei due Stati. Già oggi tutte le città e i villaggi che ricadono sotto l’autorità e competenza del governo palestinese hanno perso, di fatto, la continuità territoriale e sono soggette a misure restrittive che di fatto limitano la libertà di circolazione movimento di tutti gli abitanti, riducendole, di fatto, a vere e proprie enclave.

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