Norvegia, export di gas da record in Ue con sanzioni a Mosca e boom estrattivo
Con la guerra in Ucraina e la rottura dell'Occidente con la Russia, Oslo ha aumentato a dismisura le esportazioni di energia: 2024 al top
Gas, export da record per la Norvegia con le sanzioni alla Russia
C'è qualcuno, in Europa, che sta facendo una fortuna col gas. Grazie anche, o forse soprattutto, alle sanzioni occidentali contro la Russia. Quel qualcuno è la Norvegia. Le forniture di gas naturale da Oslo potrebbero essere destinate a reggiungere un nuovo record nel corso del 2024, anche perché il governo norvegese sta lavorando per ridurre il programma di manutenzione dei suoi impianti.
"Potremmo ottenere volumi superiori a quelli dell'anno scorso", ha dichiarato in un'intervista alla stampa tedesca Helge Haugane, vicepresidente senior per il gas e l'energia del gigante energetico norvegese Equinor ASA. "Nel 2023 c'è stata molta manutenzione, nel 2024 ce ne sarà meno". Il successo non nasce per caso. I dati sembrano comunicare che la Norvegia ha di certo guadagnato, quantomeno sul fronte economico ed energetico, dalla guerra in Ucraina e dalla conseguente rottura totale tra occidente e Russia.
La Norvegia è diventato infatti il principale fornitore europeo, avendo esportato circa 109 miliardi di metri cubi di gas naturale nel continente nel 2023. L'importanza del Paese per la sicurezza energetica dell'Europa è emersa chiaramente l'estate scorsa, quando lavori non pianificati in alcuni impianti hanno messo in agitazione i mercati, proprio mentre la regione stava ricostruendo il proprio mix energetico dopo la perdita di gran parte dei flussi di gasdotti russi.
La Norvegia sta anche fornendo maggiori quantità di petrolio ai suoi vicini, sostituendo il petrolio russo sottoposto a embargo. Per l'intero 2022, le esportazioni norvegesi via gasdotto sono state pari a 113 miliardi di metri cubi, con un aumento di quasi 4,5 miliardi di metri cubi rispetto all'anno precedente. Il colosso norvegese Equinor ha lavorato per aumentare la capacità dei suoi impianti, compresa la riduzione dei colli di bottiglia a Kollsnes, che ha "aumentato la capacità da 144 milioni di metri cubi al giorno a 156", ha detto Haugane.
Equinor sta anche costruendo il suo portafoglio di gas naturale liquefatto, avendo firmato due accordi per l'acquisto del combustibile da Cheniere Energy Inc. e per la vendita del combustibile super refrigerato all'indiana Deepak Fertilisers. La crescita della domanda verrà non solo dall'Europa, ma anche dai Paesi che vogliono sostituire il carbone con il gas. Si punta con convinzione per esempio sull'India.
Boom delle estrazioni, nonostante le proteste degli ambientalisti
La Norvegia ha utilizzato la contingenza favorevole in due modi. Il primo: stoppare la retorica dell'abbandono più rapido possibile dei combustibili fossili. Ha anzi aumentato la produzione di gas il più possibile, sopprimendo persino gli scioperi sindacali per mantenere il flusso di energia. Il secondo, ovviamente, aumentando le esportazioni verso i vicini europei sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista dei costi.
Le somme che fluiscono verso nord si stanno rivelando "imbarazzanti", ha persino scritto nel 2023 il settimanale britannico The Economist, lanciando anche un siluro a Oslo: "Un luogo che tiene alla sua immagine di forza del bene nel mondo deve respingere le accuse di profitto di guerra".
Il paese scandinavo dovrebbe essere in grado di mantenere i suoi elevati flussi di gas verso l'Europa nei prossimi anni. Nel 2020, il governo ha messo in atto modifiche fiscali temporanee per garantire che la pandemia non fermasse gli investimenti nel settore. Questi incentivi hanno portato a un'esplosione di nuove trivellazioni e sviluppi, per un valore stimato di 43 miliardi di dollari. Una compagnia petrolifera e del gas con sede fuori Oslo, Aker BP, prevede di investire 19 miliardi di dollari per aumentare la produzione di un terzo entro il 2028.
La Norvegia ha in programma di nazionalizzare la maggior parte della sua rete di gasdotti quando molte concessioni esistenti scadranno nel 2028, per rafforzare il controllo sulle infrastrutture chiave. Per soddisfare l'accresciuta richiesta, il governo norvegese chiede ai giganti dell'energia di aumentare i progetti di esplorazione per estrarre petrolio e gas in regioni remote come il Mare di Barents, nonostante le proteste dei gruppi ambientalisti.