Olanda al voto, si apre l'era post Rutte. Ecco chi sono i quattro candidati

Olanda al voto/ Il primo ministro uscente Mark Rutte non si è ricandidato. Sfida tra quattro personalità completamente diverse tra loro

di Redazione
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Olanda al voto, Dilan Yesilgoz potrebbe essere la prima donna alla guida del governo

L'Olanda oggi è al voto per le elezioni parlamentari. La corsa tra le prime quattro forze politiche del Paese si preannuncia serrata, e segnerà la fine dell'uscente premier Mark Rutte. Ecco chi sono i quattro candidati.

Frans Timmermans:"Voglio diventare primo ministro"

Frans Timmermans, già peso massimo delle istituzioni europee, è uno dei favoriti alla carica di primo ministro dei Paesi Bassi alle legislative anticipate. Alla guida di una coalizione verde-socialdemocratica  (Partito del Lavoro) cercherà di arginare l'avanzata dell'estrema destra e di avere la meglio sul Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd) di centro destra del premier uscente Mark Rutte, in carica da 13 anni.

"Voglio diventare primo ministro", ha dichiarato il 63enne Timmermans, che lo scorso agosto si è dimesso dalla carica di Primo vicepresidente della Commissione Ue, con deleghe allo Stato di diritto, ai Diritti fondamentali e alla Miglior legislazione. La carriera politica di Timmermans è cominciata in patria, nel 1987, quando è entrato a lavorare al ministero degli Esteri, con un incarico, fino al 1998, all'ambasciata olandese di Mosca. Esponente di spicco del Partito del Lavoro, è stato eletto membro della Camera dei Rappresentanti olandese, con deleghe in materia di affari esteri, dal 1998 al 2007 e di nuovo dal 2010 al 2012.

Ha poi ricoperto la carica di ministro degli Esteri, da novembre 2012 ad ottobre 2014. Dal 1 novembre 2014 è diventato il primo vicepresidente della Commissione europea, nell'ambito della Commissione Juncker. Oltre a questa carica, è stato in concomitanza Commissario europeo per la migliore legislazione, le relazioni interistituzionali, lo stato di diritto e la carta dei diritti fondamentali, fino al 1 dicembre 2019. Alle ultime elezioni europee è stato scelto dal Partito del Socialismo Europeo (PSE) come candidato alla presidenza della Commissione europea. Riconfermato alla carica di primo vicepresidente della Commissione von der Leyen, è stato anche Commissario europeo per il clima e del Green Deal europeo. In questo ruolo ha coordinato l'ambiziosa agenda legislativa per rendere l'Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050 e ha rappresentato l'Ue nei negoziati internazionali sul cambiamento climatico.

 

Dilan Yesilgoz, potenziale prima donna alla guida del governo

Rifugiata turca nei Paesi Bassi quando aveva otto anni, Dilan Yesilgoz è la leader del Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd), candidata alla successione di Rutte, quindi potenziale prima donna alla guida del governo. Attuale ministro della Giustizia ad interim, la scorsa estate è subentrata allo storico leader nella direzione del partito liberale, di cui rappresenta l'ala più dura, in primis in materia di immigrazione e asilo.

Nata ad Ankara, Yesilgoz, che ha mantenuto la doppia cittadinanza turca e olandese, ha cominciato il suo percorso politico a sinistra per poi approdare nel Vdd, a favore del libero mercato in economia e tradizionalmente liberale sulle questioni sociali. È stata lei a prendere l'iniziativa nei negoziati che hanno sciolto il governo lo scorso luglio, decisa a portare avanti una sua linea. In questi mesi da leader ha preso le distanze dall'era Rutte, con la volontà di aprire "un nuovo capitolo" nel Paese.

Dopo 13 anni di premiership Rutte, Yesilgoz sottolinea di essere "semplicemente un'altra persona, con una storia diversa e un profilo diverso", lei che vuole che Vdd "recuperi davvero il suo colore" e "il contatto con la gente". Tra le sue proposte e richieste, quella di limitare il diritto dei profughi di guerra al ricongiungimento familiare immediato, imponendo un periodo di attesa di due anni e un limite di familiari al mese. Il suo programma elettorale pone l'accento sulla lotta al traffico di droga e alla criminalità organizzata.

Tra i suoi progetti: la costruzione di quattro grandi centrali nucleari per essere "meno dipendenti da regimi inaffidabili", limitare gli aumenti degli affitti, aumentare il salario minimo, prestare maggiore attenzione al benessere degli animali negli allevamenti intensivi e cercare un ruolo geopolitico più forte per l'Unione Europea. Secondo alcuni analisti, la leader liberale è una donna di origine immigrata, ma non per questo è tenera sul tema, anzi. Ha optato per una linea più dura, anche per contrastare il discorso del leader di estrema destra nonché rivale, Geert Wilders.

In campagna elettorale, il suo team ha optato per un'immagine di donna forte e decisa, con la diffusione di diversi video che ritraggono Yesilgoz in palestra, mentre pratica kickboxing e altri allenamenti, anche se indossa scarpe col tacco. Se riuscisse a ottenere abbastanza voti per negoziare e guidare una coalizione, Yesilgoz sarebbe la prima donna ad occupare Catshuis, la residenza ufficiale del Primo Ministro dei Paesi Bassi.

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Wilders, storico leader di estrema destra

Lo storico leader di estrema destra Geert Wilders, con il suo Partito della Libertà (Pvv), fondato nel 2006, è tra i favoriti alle legislative di domani. I sondaggi gli danno nuove speranze di poter arrivare al potere e un risultato a suo vantaggio segnerebbe una svolta nei Paesi Bassi. Il 60enne Wilders è un protagonista centrale, quanto controverso, della scena politica olandese: da 20 anni è il leader più minacciato e una delle persone più protette in patria per la sua guerra dichiarata contro l'islamismo e gli immigrati di origine musulmana. In realtà ha cominciato la sua carriera politica come deputato del Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd),  ovvero quello del premier uscente Mark Rutte.

A causa di disaccordi nel dibattito sull'adesione della Turchia all'Unione Europea, la formazione si è divisa nel 2004 e due anni dopo Wilders ha creato il suo partito. Nel 2010, durante il primo mandato di Rutte, è stato un partner tattico del Vvd, ma due anni dopo ha ritirato il suo sostegno nel pieno della crisi finanziaria, costringendo il premier a indire nuove elezioni. Wilders pose il veto alle tre legislature successive di Rutte e di fatto è diventato il capofila dell'opposizione nonostante l'elevato numero di seggi del Pvv in Parlamento.

Nel 2020, la giustizia olandese lo ha condannato per "insulto a un gruppo" per la sua campagna contro gli immigrati marocchini, ma è stato assolto dall'accusa di incitamento all'odio e alla discriminazione. Wilders è il difensore di una politica di orientamento dura nei confronti dell'immigrazione, della legge e dell'ordine, ma rivolge una certa attenzione alle istanze sociali, in difesa del potere d'acquisto e dell'assistenza sanitaria, a favore della riduzione dell'età pensionabile. Tra i tagli che intende operare, quelli dei finanziamenti riservati alle misure climatiche, i sussidi al settore artistico e culturale, alla radiodiffusione pubblica e alla cooperazione allo sviluppo.

Con un governo a guida Wilders, potrebbe organizzare un referendum per un "Nexit", la versione olandese della Brexit, ovvero abbandonare l'area comunitaria, anche per ridurre i contributi finanziari dei Paesi Bassi all'Unione europea. Nell'ultimo periodo ha però cambiato tono, disposto a fare concessioni sulle sue priorità politiche e ha ridimensionato la sua tradizionale retorica contro l'Islam.

Omtzigt, il politico 'indeciso'

Il democristiano Pieter Omtzigt viene considerato la sorpresa delle legislative anticipate per l'alto numero di consensi raccolti dal suo partito, il Nuovo Contratto Sociale (NSC), fondato lo scorso agosto. Omtzigt è il politico più in voga del momento nei Paesi Bassi, ma sulla sua sorte, appare lui stesso indeciso: non sa se vuole fare il primo ministro o se preferisce rimanere in Parlamento per difendere "una cultura amministrativa diversa".

Nato all'Aia nel 1974, è deputato da quasi due decenni, nei ranghi del Cda democristiano, con il quale ha rotto nel 2021 a causa del suo malcontento: Omtzigt aveva messo in luce la discriminazione istituzionale dell'Agenzia delle Entrate, causa della caduta della coalizione di governo. È rimasto in Parlamento come deputato indipendente e lo scorso agosto ha creato un suo partito per poter candidarsi al voto di domani.

Al centro del suo programma c'è la promozione di una cultura amministrativa diversa, più trasparenza e una migliore governance. Tra le sue proposte c'è quella di ridurre l'arrivo degli immigrati a 50 mila l'anno, tra lavoratori, studenti e rifugiati. Per giunta non esclude di cercare accordi a livello europeo per limitare il numero di cittadini europei che si trasferiscono per lavorare nei Paesi Bassi, che ha un'elevata carenza di manodopera e ha più offerte di lavoro che domanda. Come il partito liberale Vvd, anche Omtzigt vuole un sistema di asilo a due livelli: uno per i rifugiati di guerra e un altro per i richiedenti asilo per vari motivi.

È favorevole alla costruzione di centrali nucleari, alla progressiva eliminazione dei grandi allevamenti di bestiame e alla significativa riduzione delle emissioni di gas di azoto da parte dell'industria, dei trasporti e dell'agricoltura. Inoltre è impegnato nella creazione di una Corte costituzionale, che non esiste nei Paesi Bassi, vuole congelare il numero dei dipendenti pubblici e riformare il sistema fiscale per incentivare i redditi medi e bassi. Su questioni più controverse, Omtzigt vuole che il re Guglielmo Alessandro e la famiglia reale inizino a pagare le tasse dirette sul reddito che guadagnano. Infine, se eletto, cercherà di estendere leggi come quelle sull'aborto, sull'eutanasia e sul transgenderismo per adattarle a nuovi scenari futuri. 

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