Palestina, Spagna pronta a riconoscere lo Stato il prossimo 21 maggio

In Spagna l’ondata di protesta degli studenti fin dall’inizio ha ricevuto l’appoggio del Governo

di M. Alessandra Filippi
Corteo Pro Palestina a Milano
Esteri

La Spagna plaude agli studenti in protesta: pronta a riconoscere lo Stato palestinese con gli altri paesi Ue

A differenza di quel che accade da settimane negli Stati Uniti e in larga parte dei Paesi europei, in Spagna l’ondata di protesta degli studenti fin dall’inizio ha ricevuto l’appoggio del Governo e del ministro della Scienza, dell'Innovazione e dell'Università, Diana Morant, che ha accolto con favore le proteste pacifiche nelle diverse università pubbliche spagnole, congratulandosi anche con quelle italiane di Bologna e di Roma, alle quali ieri si è unita anche l’Università di Padova.

La ministra spagnola ha inoltre dichiarato di "applaudire" la decisione delle università spagnole di voler rivedere o sospendere gli accordi con istituzioni omologhe in Israele che non sono impegnate per la pace. Ha poi aggiunto che le manifestazioni studentesche per la pace che chiedono lo stop della guerra a Gaza si stanno battendo per “una giusta causa”. Nel corso della conferenza stampa con i giornalisti ha poi aggiunto che di questo genere di proteste è costellata "tutta la storia delle democrazie”, ricordando che “lo abbiamo fatto anche noi quando siamo stati ragazzi e studenti come loro. Anche io ho manifestato per la pace, e contro la guerra in Iraq". 

La posizione della Spagna sul conflitto a Gaza è sempre stata molto più dura degli altri paesi europei nei confronti di Israele. 

Su El Pais questa mattina campeggiava la notizia che Spagna, Irlanda e Slovenia sono pronti a riconoscere ufficialmente lo Stato Sovrano Palestinese il prossimo 21 di maggio. Hanno deciso di farlo insieme per dare un segnale forte alla comunità internazionale. Una decisione presa alla fine di marzo, al margine del vertice europeo e alla quale ha aderito anche Malta, allo scopo di “accelerare il percorso verso l’ufficializzazione del riconoscimento entro l’estate”. Promotrice, fin dalla prima, di una diplomazia orientata a un cessate il fuoco, capace di condannare sia l’escalation terrorista che l’uso da parte di Israele di bombardamenti indiscriminati, della fame e dell’assedio come arma, la Spagna ha mostrato un grande equilibrio nei confronti del conflitto israelo-palestinese nel corso di tutti questi mesi. "La Palestina deve essere libera e questo è l'unico modo per raggiungere un accordo; la stabilità nella regione è l'attuazione di una soluzione a due Stati, con lo Stato ebraico e palestinese fianco a fianco, in pace e sicurezza, per il bene della popolazione”, ha dichiarato su X il primo ministro irlandese Simon Harris.

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Nel mentre, a Rafah la situazione precipita. Le forze israeliane hanno ampliato le operazioni militari prendendo di mira torri residenziali e strutture pubbliche in tutta la città, sia con aerei F-16 che con droni d’attacco. Simultaneamente, un ammassamento di carri armati ha invaso il settore meridionale dell’area urbana nella quale si trova uno dei tre ospedali di Rafah, il più grande, che insieme agli altri due sono stati fatti tutti evacuare. Secondo l’UNRWA, sono oltre 100.000 i palestinesi che hanno già lasciato la città cercando scampo verso Al-Mawasi, dove l’IDF ha allestito decine di migliaia di tende, e verso Khan Yunis, una città ridotta in macerie. In nessuna delle due aree sono presenti strutture ospedaliere – solo ospedali da campo- o infrastrutture indispensabili come rifornimenti idrici, energia elettrica o strutture fognarie.  Malgrado le dichiarazioni israeliane, la presa da parte dell’esercito del valico di frontiera di Rafah ha bloccato l’ingresso di tutti gli aiuti a Gaza negli ultimi tre giorni. L’ONU denuncia che sono state “paralizzate completamente le operazioni umanitarie”, mentre la carestia si diffonde. 

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha avvertito che centinaia di migliaia di persone si trovano ad affrontare “una situazione estremamente caotica” mentre cercano di fuggire dall’offensiva israeliana di Rafah. "La situazione del cibo, dell'acqua e delle forniture mediche è critica e se continua così, allora andremo verso conseguenze catastrofiche, anche più catastrofiche della situazione che vediamo ora", ha detto ad Al Jazeera il portavoce del CICR Jason Straziuso. Il quale ha aggiunto “I funzionari israeliani sanno che stiamo disperatamente portando altri camion di rifornimenti che attendono di attraversare il confine”. Nonostante questi reiterati appelli i varchi restano chiusi. “Qui c’è necessità di risparmiare le vite dei civili, evitare in tutti i modi che vengano presi di mira e con loro che vengano colpiti edifici, case, scuole, strutture mediche”.

L’esercito israeliano ha intensificato anche i suoi attacchi a Gaza City, paralizzando allo stesso modo le operazioni di aiuto umanitario in tutto il resto del territorio palestinese. 

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