Pensioni, Parigi non torna più indietro. Bayrou difende la riforma di Macron

La sinistra accusa il primo ministro di “tradimento”: a gennaio aveva promesso di rivedere la legge cavallo di battaglia del presidente della Repubblica che aveva spostato l’età pensionabile da 62 a 64 anni

di Redazione Esteri
Esteri

Pensioni, Parigi non torna più indietro

Parigi non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro sulla discussa riforma delle pensioni attuata nel 2023. A confermarlo è stato il primo ministro François Bayrou nel corso di un’intervista con France Inter. Una dichiarazione per cui è stato subito accusato di “tradimento” dalla sinistra. A gennaio, infatti, in cambio della fondamentale astensione dei partiti più progressisti su un voto di sfiducia, Bayrou aveva quantomeno aperto alla possibilità di rivedere la legge e riportare l’età pensionabile a 62 anni.

“Sono convinto che si possa cercare un nuovo percorso di riforma, senza totem o tabù, anche sull'età pensionabile”, aveva detto a gennaio. Ora, a due mesi di distanza, Bayrou ha rivisito le proprie posizioni. “Non penso che sia l’unico modo di guardare avanti”, ha detto a France Inter parlando dell’età pensionabile. Per ora, dunque, l’unico atto concreto fatto dal primo ministro è stata la creazione del cosiddetto “conclave” un tavolo settimanale per confrontarsi sul tema con sindacati e con le rappresentanze dei datori di lavoro.

Troppo poco per le opposizioni, che si aspettavano qualcosa di più. “Bayrou ha appena mentito e tradito il suo impegno sulle pensioni. Esattamente come avevamo previsto", ha twittato Mathilde Panot, capogruppo all’Assemblea nazionale del partito di sinistra radicale France Unbowed.

Per Denis Gravouil, rappresentante della Cgt, la Confederazione generale del lavoro, si tratta di una decisione “scandalosa”, mentre per Jerome Guedj Bayrou ha dimostrato “disprezzo” per le parti sociali. Una mossa che rischia, secondo Guedj, di pregiudicare i lavori del “conclave”, le cui consultazioni erano state avviate “con l'idea che non ci fossero totem o tabù, per cui si poteva discutere di tutto”. Ora, invece, “si chiude completamente la porta”.

I francesi, quindi, continueranno ad andare in pensione a 64 anni. Voluta dal presidente Emmanuel Macron, che ne aveva fatto un cavallo di battaglia, la riforma dell’età pensionabile era stata  fortemente osteggiata sia dalla sinistra più radicale che dall’estrema destra, tanto che la Francia è stata attraversata da violente proteste per diversi mesi. Il consenso alla legge era stato debole anche in Parlamento, dove Macron ha superato solo per pochissimi voti le due mozioni di sfiducia presentate in corso d’opera.

Per i sostenitori, la riforma era necessaria per far fronte alla crescente spesa previdenziale, dovuta all’invecchiamento della popolazione e all’allungamento dell’aspettativa di vita. Per gli oppositori, però, a pagare dovrebbero essere le multinazionali e le grandi aziende e non i lavoratori.

Secondo François Hommeril, capo della Cfe-Cgc, il sindacato dei dirigenti, una marcia indietro è ancora possibile: “È perfettamente possibile tornare a 62 anni”, ha detto a Franceinfo, sottolineando che “c’è tutta una serie di parametri che possono essere mobilitati e che hanno un impatto molto più immediato e molto più solido a medio termine rispetto allo spostamento dell'età pensionabile legale”.

LEGGI TUTTE LE ULTIME NOTIZIE DI ESTERI

Tags: