Povertà e corruzione, il Venezuela soffre: così Maduro ha affossato libertà e diritti umani

Maduro confermato alla presidenza, ma il Venezuela dovrà affrontare un futuro grigio con oltre il 90% di famiglie povere, super inflazione, corruzione ed emigrazione in aumento. Proteste in piazza dopo il voto

di Luigi Trisolino*
Esteri

Elezioni in Venezuela, vince Maduro: quant’è duro sperar la libertà? Analisi 

Con un’affluenza alle urne del 59% e il 51,2% dei voti ha vinto Maduro; e uno spettro si aggira per il Venezuela. Non è lo spettro del comunismo ottocentesco di Marx, la cui dialettica ha perso onestà sperimentale già nel corso dittatoriale del ‘900.

Non è più il socialismo reale di chi con raziocinio, coraggiosamente fallendo, ha avuto torto dalla storia. Ha vinto Maduro, trascinando con sé una statolatria stanca: senza il raziocinio delle libertà, con una omologazione pauperista bollita e ribollita da oltre venticinque anni.

Il Venezuela soffre. La caduta dei prezzi del petrolio, la super inflazione e un impareggiabile debito pubblico hanno condotto la maggior parte delle famiglie sotto la soglia di povertà. Dalla crisi globale del 2013 in poi il declino si è accentuato, tanto che dal 2017 vive in stato di povertà oltre il 90% dei nuclei familiari. Nel 2021 – complice il Covid – sei famiglie su dieci versavano addirittura in condizioni di estrema povertà. Terzo soltanto ad Afghanistan e Siria, secondo i rilievi pubblicati da UNHCR nel 2023 il Venezuela soffre una delle più tragiche crisi migratorie internazionali in ascesa, e dal 2014 circa 7,7 milioni di venezuelani sono emigrati per lo più in Colombia a causa della crisi economica.

Maduro – al governo dal 2013 – è il depositario ideologico di Chavez e del chavismo. Dal 1998 all’anno della sua morte per cancro nel 2013, Chavez ha retto dirigisticamente il Paese con una illiberale stagione di reazione al bisogno sociale di libero mercato. Trotzkijsticamente conscio del fatto che il socialismo in un Paese solo è una menzogna, il popolo vorrebbe strutturare un mercato libero per darsi opportunità di benessere diffuso.

A diminuire la povertà non sono serviti gli investimenti sociali che il Venezuela, in barba ai suoi fan ecologisti giacobini, ha portato avanti con i soldi del petrolio. Queste politiche hanno causato l’accentramento del potere con lo svuotamento di ogni garanzia giudiziaria, e hanno annullato il potere d’acquisto con una inflazione che nel 2018 secondo il Fondo Monetario Internazionale ha raggiunto il 65.000%.

La excusatio non petita di Maduro a questo raccapricciante stato di cose? Con tracotanza politica o immaturità valoriale egli ha attribuito indistintamente ogni colpa alla guerra economica nonché sanzionatoria che gli USA, e i players economici privati, hanno sferrato al Venezuela. Ma la guerra più grande è quella che Maduro avrebbe compiuto alla civiltà dei diritti umani: secondo l’ONG Laboratorio de Paz dall’inizio della campagna elettorale 71 collaboratori o membri dei partiti dell’opposizione sono stati arrestati.

Corruzione e repressione deprimono la dignità dei venezuelani. La Corte Penale Internazionale aprirà un fascicolo per fare chiarezza, oltre ogni ragionevole dubbio, sulle sovrastrutture che tengono in ostaggio un popolo? La negazione del diritto al voto libero non è forse un crimine contro l’umanità su cui la Corte ha legittimità di giurisdizione?

*Specialista legale della Presidenza del Consiglio dei ministri, giornalista e dottore di ricerca in Discipline giuridiche storico-filosofiche, sovranazionali, internazionali e comparate. 

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