Putin compie 70 anni, l'ascesa al potere dell'uomo più potente del mondo
Chi è Vladimir Putin? Dalle steppe di San Pietroburgo fino a diventare uno degli uomini più potenti che siano mai stati alla guida di un Paese. Il ritratto
Vladimir Putin compie 70 anni, la storia di uno degli uomini più temibili del nostro secolo. Il ritratto
Nel bel mezzo della guerra in Ucraina, mentre i cannoni russi si accendono in un susseguirsi di fuoco, missili e distruzione, Putin spegne le candeline. Oggi, venerdì 7 ottobre, Vladimir Vladimirovic Putin compie 70 anni. Un’età ormai avanzata, è vero, ma comunque inferiore ai consensi ottenuti durante le ultime votazioni (77%, secondo i dati dell’Istituto Levada).
Visto da alcuni come uno zar e da molti come un dittatore, il suo 70esimo compleanno non sarà dei più allegri. L’invasione in Ucraina imperversa infatti senza sosta, ma senza prendere la piega desiderata. Le forze armate del presidente Zelensky, sostenute dall’Unione Europea, stanno mettendo a dura prova l’esercito russo causando perdite ingenti tra gli uomini dello zar. Ma come è iniziato tutto? Ripercorriamo, dunque, l’ascesa al potere di uno degli uomini più temuti dei nostri tempi, tra i pochi capaci di cambiare le sorti del mondo intero.
Putin, la scalata per il potere
Nato nella "semi-povertà" della fredda San Pietroburgo (quando ancora si chiamava Leningrado), figlio di un militare e un’operaia e nipote del cuoco personale di Lenin e Stalin, Vladimir Putin all’età di 23 anni, subito dopo gli studi, viene arruolato nel Kgb dove rimarrà dal 1975 al 1991 lavorando come alto funzionario.
Putin prima si sposta nel dipartimento estero dei servizi segreti poi, circa dieci e dieci anni più tardi viene inviato a Dresda, nella Germania dell'Est, dove prosegue la sua attività di controspionaggio politico; prima di partire, però, sposa Ljudmila Aleksandrovna Škrebneva, da cui avrà due figlie.
Grazie al periodo trascorso in Germania (motivo per cui oggi parla un tedesco quasi perfetto), Vladimir Putin ha così la possibilità di vivere fuori dall'Unione Sovietica anche se, caduto il muro di Berlino, è costretto a tornare nella natia Leningrado. Questa esperienza gli consente di diventare grazie al suo carisma il braccio destro di Anatoli Sobciak, sindaco di Leningrado, il quale adotta un programma di riforme radicali nel campo politico ed economico. Infatti, tra le altre cose, è proprio Sobciak il promotore del referendum per restituire alla città il vecchio nome di San Pietroburgo.
Durante questo periodo, Putin introduce la borsa valutaria, apre le aziende cittadine ai capitali tedeschi, cura ulteriori privatizzazioni dei vecchi catafalchi sovietici e diventa vice-sindaco; ma la sua corsa si arresta con la rovinosa caduta di Sobciak alle elezioni del 1996. Ma quella che poteva sembrare una tremenda sconfitta, si rivelerà essere la sua fortuna.
La scalata al potere
Successivamente, Putin viene chiamato a Mosca da Anatoli Ciubais, giovane economista che lo raccomanda al presidente Boris Eltsin. Inizia qui la scalata ai vertici delle istituzioni della Russia: prima, infatti, diviene vice del potente Pavel Borodin, gestore del florido impero dei beni immobiliari del Cremlino, poi capo del Servizio Federale di Sicurezza (Fsb), il nuovo organismo che succede al KGB. Successivamente, Vladimir Putin ricopre la carica di capo del Consiglio di sicurezza presidenziale.
Il 9 agosto 1999 il presidente Eltsin si ritira, principalmente a causa dello stato di salute in cui versa. Putin non si lascia sfuggire l’occasione e, il 26 marzo 2000, viene eletto presidente della Federazione russa al primo turno con oltre il 50% dei voti, dopo una campagna elettorale condotta nel più totale sprezzo del confronto politico.
La sua fortuna politica, come sostengono i grandi analisti, si basa soprattutto sulle dichiarazioni circa la spinosa questione dell'indipendenza cecena, tese a stroncare l’asfissiante ribellismo della regione. Forte di una larga maggioranza anche alla Duma (il parlamento russo, ndr), tenta inoltre di riportare sotto l'autorità centrale di Mosca i governatori regionali che, con Eltsin, si erano spesso sostituiti al potere centrale.
Le elezioni russe confermano il suo potere ed il pugno di ferro con cui conduce la sua leadership. In uno scenario in cui le voci contrarie alla sua sono ridotte al lumicino, Putin incassa i consensi di una vasta maggioranza della popolazione. Così, nel marzo del 2004 viene rieletto Presidente per un secondo mandato, con il 71% dei voti.
Quattro anno più tardi, il successore che si insedia al Cremlino è il suo fedelissimo Dmitrij Medvedev: Vladimir Putin torna così alla carica di Primo Ministro, da lui già detenuta prima del mandato presidenziale.
All'inizio del mese di marzo 2012, come era abbondantemente stato previsto da tutti, viene rieletto per la terza volta Presidente: il consenso supera il 60%. Medvedev, in una sorta di passaggio del testimone, torna a ricoprire il ruolo Primo Ministro. Infine, anche nel 2018, con un consenso record del 75%, Putin resta in carica per un quarto mandato, che questa volta durerà sei anni, fino al 2024.
Le accuse di dittatura e complotto
In generale, nell'era-Putin la Russia non ha certo brillato per la tutela della democrazia. I detrattori dell'ex agente segreto puntano il dito su un regime col quale la libertà di stampa e di opinione è veramente discutibile, come testimoniato anche dalle associazioni umanitarie Freedom House e Amnesty International.
Non solo. É impossibile dimenticare le accuse rivolte a Putin dall'ex agente sovietico Aleksandr Litvinenko: nel libro nel 2002 “Blowing up Russia – Terror from Within”, parla delle bombe del 1999 come un complotto ordito da Putin per scatenare l’invasione della Cecenia e facilitare poi la sua elezione a Presidente. Litvinenko è morto per avvelenamento da Polonio 210 a Londra nel 2006, dopo aver accusato i servizi segreti di Putin di aver complottato per ucciderlo. Pur se accusato anche di altri omicidi di avversari, il presidente russo ufficialmente si dichiara contrario alla pena di morte.
Tutte le ombre (e le ricchezze) dello Zar
Con il suo atteggiamento da padre-padrone della Federazione, Vadimir Vladimirovic Putin è stato accusato sia di aver cercato di costruire un culto della personalità che, in termini più concreti, di peculato, visto l'ingente arricchimento da quando è al potere: tra le sue numerose residenze, vanta anche di un'enorme proprietà sul Mar Nero del valore di un miliardo di euro, che sarebbe persino “più grande del Cremlino”.
Le informazioni sul tema non sono precisissime e il perché lo spiega Zafesova nel suo già citato libro: “L’evoluzione del secondo presidente della Russia, da ordinario agente del Kgb a onnipotente Zar e poi al "cattivo internazionale", è una delle carriere più oscure della storia russa. Al Forum di Davos del 2000 i giornalisti occidentali chiesero ai ministri del governo russo ragguagli sul nuovo capo di Stato, ancora un illustre sconosciuto.
La domanda "Who is Mr. Putin?" sprofondò in un imbarazzato silenzio che fece storia, e che rimane ancora in un certo senso il simbolo di un regime ossessionato dalla segretezza. Anche oggi non sappiamo quasi nulla del presidente russo: per esempio, dove si nasconde quando sparisce dai monitor dei media, quante e quali residenze abbia, con chi le abita, e perfino dove si trova in ogni singolo momento, visto che si è fatto costruire uffici praticamente identici a quello del Cremlino nelle sue varie dacie.
Ma anche se numerose circostanze e fatti – tra cui quelli su malattie, palazzi, figli segreti e conti nascosti – verranno rivelati, probabilmente, solo dopo la fine del suo regno, è stato lo stesso Putin a raccontare e raccontarsi con una sincerità a tratti quasi impossibile per un capo supremo, in un percorso emblematico di un regime la cui mistica alla fine ha coinciso con le idee, le fobie e i tic del suo reggente e simbolo. Il quale a sua volta ha attinto la sua forza principale da una sintonia singolare con il proprio elettore”.