Putin, il ricatto sul grano è un grande bluff. Ecco perché
La decisione del presidente russo di non rinnovare l’accordo sui cereali ha invocato previsioni apocalittiche di fame nel mondo. Ma la verità è un'altra ...
Putin, il ricatto sul mancato rinnovo dell'accordo sul grano è un grande bluff. Ecco perché
La decisione di Vladimir Putin di non rinnovare il patto del grano, di fatto, blocca le rotte delle navi che trasportano grano dall’Ucraina al resto del mondo. La notizia ha scatenato le previsioni più apocalittiche, come “lo spettro della fame minaccia il mondo”. I professionisti del settore, i commercianti che gestiscono gli acquisti di cereali sui mercati mondiali, invece, non sono rimasti molto colpiti. I prezzi all’ingrosso mondiali hanno avuto un piccolo e breve aumento, poi sono addirittura scesi leggermente nella sessione di ieri. Perché i mercati credono che l’annuncio di Putin sia un bluff?
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Scrive Federico Rampini sul Corriere della Sera: le spiegazioni principali sono di tre tipi. Inizierò con le vittime di questa manovra. Si è sempre detto che se l’Ucraina non riesce a vendere il suo grano il i danni sono enormi per molti paesi poveri, specialmente in Africa. È vero che diverse nazioni africane sono tra gli importatori di grano, sia ucraini che russi. Ma non sono i maggiori acquirenti. Sorpresa (per noi comuni mortali, non per esperti del settore) il principale beneficiario dell’accordo sul grano che ha permesso a Kiev di riprendere le sue esportazioni, è di gran lunga la Cina ... Di conseguenza sarà Pechino, prima ancora che le nazioni povere in Africa o altrove, a risentire del blocco imposto da Putin. Non a caso, quando da Mosca è arrivato l’annuncio della fine dell’accordo, il governo di Xi Jinping ha reagito subito chiedendo una proroga della Black Sea Initiative.
Una seconda ragione per cui è probabile che l'"apocalisse alimentare” sia un’altra profezia fallita è che la Russia in questo momento soffre di sovrapproduzione agricola, ha troppi cereali da vendere, tanto che è costretta a venderli e la sua agricoltura soffre di un calo di redditività. La Russia ha inondato i mercati mondiali di grano a buon mercato negli ultimi mesi e le sue esportazioni sono vicine ai massimi storici. Mosca deve smaltire le sue eccedenze per far fronte alle difficoltà economiche dei suoi agricoltori e per alimentare le sue riserve di valuta estera.
L’ultimo aspetto del bluff di Putin riguarda le sanzioni. Nell’annunciare che l’accordo sul grano non sarà rinnovato alla scadenza, Mosca si è detta disposta a rimetterlo in vigore a una serie di condizioni. Si tratta principalmente di richieste tecniche relative al regime sanzionatorio. Poiché l’Occidente non ha mai voluto ostacolare il flusso delle esportazioni agroalimentari dalla Russia verso il resto del mondo, i governi dei paesi della NATO stavano già esaminando modifiche tecniche per rendere ancora più agevole l’approvvigionamento russo in questo settore. Forse anche per questo, il presidente turco Erdogan – che era stato il negoziatore della Black Sea Initiative insieme all’Onu – si è detto ottimista sul rinnovo.