Russia isolata? Fantasia. A Vladivostok il nuovo ordine con Cina e India

Al forum economico dell'Estremo Oriente Russo viene suggellata la partnership tra Mosca, Pechino e Nuova Delhi. E test militari congiunti spaventano Tokyo

Esteri
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Al forum economico di Vladivostok si celebra l'asse asiatico Russia-Cina. Con l'India

La Russia è davvero isolata? Guardando a quello che accade a Vladivostok parrebbe proprio di no. La versione dell'occidente appare quantomeno ottimistica. Vero che le relazioni economiche ed energetiche che Mosca intrattiene con l'Europa sono difficilmente replicabili altrove, almeno per ora, ma è altrettanto vero che i giganti asiatici non stanno certo abbandonando Vladimir Putin al suo destino. Anzi, ne stanno approfittando per perseguire i propri interessi e in qualche modo rendere la Russia più dipendente a loro in un nuovo sistema nel quale il baricentro si sposta in Asia.

A Vladivostok va in scena un po' la celebrazione di questo "nuovo ordine". Martedì, Putin si reca infatti nella capitale dell'Estremo Oriente Russo per la sessione plenaria dell'Eastern Economic Forum, dedicato quest'anno a un tema che nella visione dei vertici russi incrocia la guerra in Ucraina: "verso un mondo multipolare". Argomento centrale anche per la Cina, che condivide con Mosca l'opposizione all'egemonia americana, malgrado l'evidente cautela di Pechino rispetto alla 'Operazione militare speciale' russa in Ucraina.

Il numero tre del Partito comunista cinese vede Putin

Qui, Putin incontrerà i capi delegazione di Cina e India. E non si tratta di mere figure politiche o istituzionali ma di figure centrali della diplomazia dei rispettivi paesi asiatici. Segnale della volontà di dare un messaggio di vicinanza anche politica oltre che commerciale. Xi Jinping ha infatti deciso di inviare a Vladivostok Li Zhanshu, il capo del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale cinese. Si tratta del numero tre della macchina statale del Partito comunista cinese. E, forse ancora più significativamente, si tratta della prima trasferta di un alto funzionario in Russia dall'inizio della guerra e per questo ha suscitato molto interesse. Non solo: anche della visita all'estero dell'ufficiale più alto in grado sin dall'inizio della pandemia di Covid-19.

Alla plenaria ci saranno anche il primo ministro del governo ad interim, il comandante in capo delle forze armate della Repubblica dell'Unione del Myanmar Min Aung Hlein, il primo ministro dell'Armenia Nikol Pashinyan, il primo ministro della Mongolia Luvsannamsrein Oyuun-Erdene e appunto il presidente del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del Popolo cinese, Li Zhanshu. Presente però anche l'India con una delegazione guidata dall'ambasciatore di Nuova Delhi a Mosca, Pavan Kapoor.

Xi Jinping in Asia centrale: possibile incontro con Putin

on solo. La prossima settimana potrebbe esserci anche l'incontro tra Putin e Xi Jinping in persona. Il ministero degli Esteri del Kazakistan ha annunciato che il presidente cinese sarà nel paese dell'Asia centrale il prossimo 14 settembre. Xi incontrerà il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev e firmerà una serie di documenti bilaterali, ha dichiarato il portavoce del ministero Aibek Smadiyarov. Poi Xi starebbe anche valutando la possibilità di recarsi in Asia centrale per incontrare il presidente russo Putin e altri leader in occasione del vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai che si terrà il 15 e 16 settembre nella città uzbeka di Samarcanda.

Anche qui, il segnale sarebbe enorme. Sarebbe il primo viaggio all'estero di Xi dal gennaio 2020 e un incontro con Putin durante questa prima visita in terra straniera darebbe un messaggio preciso. Senza contare la rilevanza politica, visto che il 16 ottobre Xi è atteso dal XX Congresso del Partito comunista che dovrebbe confermarlo per un terzo mandato. Andare all'estero in questo frangente tradizionalmente delicato in Cina darebbe un segnale di grandissima forza sul fronte interno e darebbe una ulteriore conferma dell'imminenza del conferimento dello storico terzo mandato.

La cooperazione energetica e militare di Cina e India con la Russia

Ma la cooperazione scomposta Cina-Russia-India è anche sul fronte energetico e sul fronte militare. Scomposta perché, seppur sia Delhi sia Pechino hanno ottimi rapporti con Mosca ma vivono delle tensioni a livello bilaterale sin dagli scontri lungo l'enorme confine conteso nella primavera del 2020. L'India fa parte dei Brics ma fa parte anche del Quad, che la Cina vede come un tentativo di costruzione di Nato asiatica per contenerla.

Questo rende dunque la Russia di Putin, paradossalmente, ancora più importante visto che mantiene i buoni rapporti con entrambe le parti. A livello energetico, Cina e India stanno approfittando degli scontri del Cremlino per accaparrarsi gas e petrolio russi. Nei primi sei mesi dell'anno, la Cina ha acquistato un totale di 2,35 milioni di tonnellate di gnl dalla Russia, per un valore di 2,16 miliardi di dollari. Un dato in aumento del 28,7% rispetto all'anno precedente, mentre secondo il South China Morning Post il valore sarebbe salito del 182%. Ciò ha creato un surplus con l'eccedenza che viene peraltro spesso rivenduta proprio ai paesi dell'Unione europea.

Grazie ai prezzi scontati dal Cremlino ai partner asiatici (di cui ha beneficiato anche l'India con un boom di acquisti di petrolio), è aumentato nettamente anche l'import di gas russo via terra: +63,4% nella prima metà del 2022, con un valore quasi triplicato a 1,66 miliardi di dollari. Si è passati dai 4,6 miliardi di metri cubi della prima metà del 2021 ai 7,5 miliardi di metri cubi del 2022.  

A livello militare, invece, si stanno svolgendo dal 1° settembre le esercitazioni Vostok 2022 ("est" in russo). Sempre nell'Estremo Oriente Russo, non lontano da Vladivostok, le forze armate di tutti e tre i paesi stanno operando dei test. Alle manovre Vostok partecipano anche le ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, Algeria, Armenia, Laos, Mongolia, Nicaragua, Siria. Circa 60 navi da guerra russe e cinesi stanno svolgendo operazioni congiunte nel mar del Giappone. Rispetto all'edizione 2018, ci sono meno truppe (ufficialmente 50 mila contro 300 mila) e mezzi (140 aerei contro mille e 5 mila tra carri armati e veicoli corazzati contro 36 mila): conseguenza dell'impegno di circa il 70% delle unità dell'Estremo Oriente russo in Ucraina. Ma il messaggio politico che il Cremlino vuole dare resta chiaro: non siamo isolati.