Pelosi, le possibili reazioni cinesi: dai jet su Taiwan ad attacco alle isole
Arriva la speaker della Camera e Xi Jinping è costretto a reagire. Ecco che cosa potrebbe succedere sullo Stretto
Pelosi a Taiwan, tutti gli scenari della reazione cinese dalle incursioni aeree all'invasione
Gli Stati Uniti non possono mostrarsi deboli nei confronti della Cina. La Cina non può mostrarsi debole nei confronti degli Stati Uniti. Taiwan non può mostrarsi indisponibile nei confronti degli Stati Uniti, ma nemmeno troppo aggressiva nei confronti della Cina. Il rompicapo sulla visita di Nancy Pelosi è servito. Taipei attende, tra voci e opinioni contrastanti.
Quali sono i possibili scenari della reazione cinese?
Probabile: esibizione militare vicino a Taiwan, richiamo dell’ambasciatore americano a Pechino, punizione economica nei confronti di Taipei
Escalation: La marina di Pechino mette in ombra l’aereo di Pelosi e interrompe i colloqui commerciali con gli Usa.
Impensabile: messa nel mirino l’aereo di Pelosi, lancio di missili sullo Stretto, blocco navale.
Xi Jinping, in avvicinamento al XX Congresso, non può mostrarsi debole. Non avendo aumentato le incursioni aeree nello spazio di identificazione di difesa aerea nei giorni scorsi si tiene aperta questa carta con possibile nuovo record di jet nell'ADIZ la cui esistenza non è riconosciuta da Pechino: sarebbe una reazione molto visiva ma nella sostanza non sarebbe una vera escalation. Forse non abbastanza, se come tutto lascia intendere quello di Pelosi sarà più di uno stop-over.
C’è chi ipotizza il passaggio di un jet direttamente sopra l’isola di Taiwan e in questo caso si tratterebbe di un inedito inquietante che potrebbe anche aprire al rischio concreto di incidenti se l'esercito taiwanese rispondesse. Sul tavolo secondo alcuni anche il lancio di missili balistici nello Stretto o la presa di una delle isole minori amministrate da Taipei. Matsu, Kinmen, Penghu o magari le remote e senza abitanti civili Dongsha e Taiping.
Gli Usa rispondono con una «zona cuscinetto» nella quale sono impegnati la portaerei Ronald Reagan, posizionata nel mare delle Filippine, e il suo gruppo d’attacco. Il tutto mentre ieri sono cominciate le Garuda Shield, le esercitazioni congiunte tra Usa e Indonesia che quest’anno vedono coinvolti anche Australia e (per la prima volta) Giappone.
I dettagli della visita di Pelosi e il grado della reazione di Pechino ci diranno se esisteva una sorta di “assenso” sulla gestione della crisi scaturito dalla telefonata tra Biden e Xi della scorsa settimana. Oppure se Biden, nel tentativo di ripetere il gioco fatto efficacemente con Pompeo di prendere le distanze dalla visita mostrando i suoi dubbi e quelli del Pentagono, non abbia invece svelato le sue carte e la sua debolezza a Xi, elevando il rischio di una reazione più aggressiva.
La prima risposta di Pechino è intanto sul lato commerciale, sospendendo nella notte l’import di beni alimentari da oltre 180 imprese alimentari taiwanesi. Mentre la visita di Pelosi ha portata soprattutto simbolica, la ritorsione commerciale si farà sentire in modo molto concreto.
Dai taiwanesi la situazione viene vissuta con relativa tranquillità e un'invasione vera e propria viene ritenuta improbabile, quantomeno nel breve periodo. Ma è innegabile che la vicenda di Pelosi rappresenti un precedente fastidioso per Pechino che potrebbe sentirsi spinta ad agire con maggiore forza per impedire ulteriori avvenimenti che ritiene oltrepassare la famosa linea rossa. E a Taipei si sa che, al di là di Pelosi, le conseguenze le pagheranno sopratuttto i taiwanesi.