Taiwan, via alla nuova guerra fredda. Test militari cinesi circondano l'isola
La reazione della Cina modulata sulla debolezza mostrata da Biden. Maggiori rischi per Taiwan una volta che Pelosi se ne sarà andata
I dubbi di Taiwan sulla visita di Nancy Pelosi
Il 2 agosto 2022 potrebbe passare alla storia come la data in cui ha preso il via una nuova guerra fredda. E' quello che ritengono i più pessimisti, mentre osservano con sgomento quanto accade intorno a Taiwan. La visita di Newt Gingrich nel 1997 è l'unico precedente di uno speaker della Camera Usa a Taipei da quando nel 1979 sono state rotte le relazioni diplomatiche. Allora il viaggio era stato una dimostrazione di forza degli Usa, che avevano sigillato la deterrenza nei confronti di una possibile azione militare cinese e definitivamente archiviato la terza crisi sullo stretto. Stavolta, invece, Pelosi rischia di aumentare i rischi che ce ne sia una quarta.
Anche perché allora la Cina non era quella di oggi. Non era la superpotenza in grado di sfidare Washington, a partire dal Pacifico. E gli Usa non erano quelli di oggi. Forti e baldanzosi, dopo il crollo dell'Unione sovietica, sembrava che il mondo fosse pronto a seguirli in massa. La debolezza mostrata da Joe Biden nel discorso in cui esprimeva dubbi per la visita di Pelosi, esplicitando anche i timori del Pentagono, dice invece che la potenza americana è al suo minimo da alcuni decenni a questa parte. Quantomeno a livello retorico e politico, se non militare.
La reazione della Cina modulata sulla debolezza mostrata da Biden
Proprio in quella percezione di debolezza la Cina si sta incuneando, modulando la sua reazione anche in base al fatto che a ottobre è previsto il XX Congresso chiamato a confermare Xi Jinping presidente per la terza volta. Per questo il presidente cinese non può mostrarsi debole. Le prime reazioni lo dimostrano. Poco dopo l'atterraggio di Pelosi, l’esercito popolare di liberazione ha annunciato test militari a fuoco vivo e missilistici fino a domenica. In particolare da giovedì, quando Pelosi se ne sarà già andata, con test divisi in sei aree intorno a Taiwan. Mossa analoga a quella avvenuta durante la terza crisi sullo stretto, ma in questo caso sono più vicine all’isola e danno un effetto di accerchiamento.
La situazione è a dir poco delicata: in tre casi entrano nelle acque territoriali taiwanesi. Il governo di Taipei vive un dilemma dal quale rischia di uscire male comunque: reagire e rischiare una vera escalation armata oppure non fare nulla e concedere spazio? Secondo il ministero della Difesa di Taipei, peraltro, le esercitazioni minacciano la sicurezza dei porti e delle aree urbane taiwanesi. Secondo il ministero, le manovre intraprese dalle forze armate cinesi sono "un tentativo di minacciare i nostri porti e le aree urbane più importanti, e minano unilateralmente la pace a la stabilità regionali".
Rischi più alti quando Pelosi se ne andrà
Pelosi ha peraltro deciso di tenere un'agenda più che ambiziosa, molto più rispetto a quella di Gingrich nel 1997. Il suo predecessore si era fermato solo tre ore sull'isola per incontrare l'allora presidente Lee Teng-hui. Lei invece oltre a incontrare la presidente Tsai Ing-wen è stata al parlamento locale, ha pranzato col mondo del business compresi i manager del colosso dei semiconduttori di TSMC e ha in programma l'incontro un reduce delle proteste di Tian'anmen.
Un'escalation diplomatica agli occhi di Pechino, pronta a mostrare con risolutezza la sua potenza militare per evitare di lasciare futuri ulteriori spazi di manovra a Taipei. I taiwanesi allacciano le cinture, soprattutto per quando Pelosi se ne sarà andata.
Di Lorenzo Lamperti