Terre rare, uranio, nuove rotte: perchè la Groenlandia fa così gola a Trump

La Groenlandia è un territorio immenso il cui sottosuolo custodisce 43 diverse terre rare. Oltre all'uranio, la cui miniera era in mano a una società cinese. Trump ha preso di mira l'isola, la Danimarca alza gli scudi

di Mauro Indelicato
Esteri

Terre rare, uranio, nuove rotte: perchè la Groenlandia fa così gola a Trump

Chissà se a Nuuk, piccola capitale dell'isola più grande al mondo, abbiano percepito in questi giorni di essere finiti al centro dei principali dibattiti politici internazionali. Di Groenlandia se ne sta infatti parlando sempre di più. E questo perché il presidente eletto Usa, Donald Trump, non perde occasione di manifestare la volontà di annettere l'isola. Il tutto senza escludere anche “interventi militari”.

Il pallino di Donald Trump per la Groenlandia

La Groenlandia rappresenta un territorio immenso, grande addirittura quasi quanto l'Argentina. Ma è abitata da appena 55mila abitanti, tanti quanto una cittadina come Agrigento. La sua superficie è per l'80% ricoperta dai ghiacciai e il suo clima non è ideale per lo sviluppo di insediamenti. Ma la Groenlandia ha comunque una sua storia e ha le sue peculiarità, con un governo che spera un giorno di rappresentare una vera nazione.

Il territorio groenlandese infatti appartiene, ad oggi, alla Danimarca. Copenaghen detiene l'isola dal 1814 e dal 1953 la Groenlandia è a pieno titolo parte del Regno di Danimarca. Già nel 2019 Donald Trump, in carica per il suo primo mandato alla Casa Bianca, aveva lanciato l'idea di acquistare il territorio groenlandese. Oggi il rientrante presidente Usa è tornato all'attacco.

“Avere la Groenlandia significherebbe poter difendere meglio tutto l'occidente, anche la stessa Danimarca”, ha sottolineato nella sua ultima conferenza stampa. E nel momento in cui pronunciava queste frasi, il figlio del tycoon, Donald Trump jr., atterrava proprio sull'isola.

Uno straordinario serbatoio di “terre rare”

Ma come mai Trump spinge sulla Groenlandia? I motivi sono diversi e vanno ricercati, in primo luogo, nelle risorse. Sotto il suolo ghiacciato dell'isola si nascondono diversi giacimenti di uranio. Uno su tutti, quello di Kvanefjeld. Si tratta del sito al centro di numerosi dibattiti locali, culminati poi con la scelta del governo autonomo di chiudere la struttura. Troppi infatti i timori per l'ambiente per consentire la prosecuzione dell'attività estrattiva.

C'è un piccolo dettaglio da sottolineare su Kvanefjeld: la miniera, fino allo stop, era in mano a una società cinese. Trump si è dunque accorto che Pechino ha messo pesantemente gli occhi sulla Groenlandia. In ballo non c'è soltanto l'uranio. Anzi, le vere risorse qui sono ben altre e fanno parte tutte di una specifica categoria: quella riguardante le terre rare.

Un termine con cui vengono indicati tutti quei minerali indispensabili per l'economia del XXI secolo. Secondo il Dipartimento di Stato Usa, così come sottolineato dall'Economist, nel sottosuolo della Groenlandia si trovano 43 dei 50 materiali considerati essenziali. Nelle viscere dell'isola, esiste quindi un vero e proprio serbatoio su cui Trump spera di poter allungare le mani prima degli altri.

La corsa per l'Artico

Il Financial Times, già in tempi non sospetti, è stato però chiaro nel sottolineare un aspetto: al netto delle potenzialità del suo sottosuolo, la Groenlandia non può essere l'Arabia Saudita delle terre rare. Tuttavia, possedere l'isola vorrebbe dire ridimensionare la dipendenza dalla Cina sulle importazioni di terre rare. Risultato di certo non di poco conto.

Le indicazioni del quotidiano economico, servono a comprendere come Trump non voglia comunque mirare solo alle risorse. Quando il tycoon ha parlato di Groenlandia in conferenza stampa, ha fatto riferimento nella stessa frase anche al canale di Panama. Ed è ben noto come il controllo di quel canale, permetta di avere il controllo delle rotte tra Pacifico e Atlantico.

La Groenlandia in tal senso potrebbe rivelarsi vitale per un'altra rotta, quella artica. Su quest'area del resto si affaccia anche la Russia e Mosca sta investendo molto sulle basi situate nel Mare Artico. Con lo scioglimento progressivo dei ghiacciai, poco più a nord della Groenlandia potrebbero aprirsi nuove rotte. Assumere il controllo sull'isola, in poche parole, vorrebbe significare controllare una delle rotte potenzialmente più importanti per i prossimi decenni.

Copenaghen non ci sta e il Re cambia lo stemma

La Danimarca intanto continua a ribadire la propria contrarietà a ogni ipotesi di cessione agli Usa. Lo ha fatto martedì il premier Mette Frederiksen, lo ha ribadito nelle scorse ore anche il sovrano, Re Federico X. Così come sottolineato dai media locali infatti, il capo dello Stato ha modificato le insegne reali. Nel quadrante situato in basso, adesso il simbolo dell'orso è molto più visibile e ben evidenziato. E l'orso simboleggia, per l'appunto, la Groenlandia. Un segnale piuttosto chiaro indirizzato direttamente oltreoceano.  

 

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