Ucraina, dal nuovo summit sulla pace alle sfide Usa-Cina: l'ombra di una terza guerra mondiale terrorizza l'Ue 

La guerra in Ucraina, il nuovo summit della pace in programma, le sfide economiche e le tensioni Usa-Cina: l'Ue per uscire dalla sua crisi di identità deve essere in grado di sostenere il confronto con la multipolarità

di Matteo Castagna
Esteri

L'occidente per sopravvivere deve rilanciare il multilateralismo. Ecco come 

Nessuno, in realtà, vuole la Terza Guerra Mondiale. O, almeno, non esiste un Paese che voglia assumersi la responsabilità di averla iniziata, perché le conseguenze di un conflitto nucleare sarebbero catastrofiche per tutti e dagli esiti profondamente incerti. Sky News riporta un articolo in cui informa che il Primo Ministro inglese Keir Starmer ha risposto al Presidente russo Vladimir Putin, "che aveva avvertito che il suo Paese sarebbe “in guerra” con la NATO se l’Occidente avesse permesso a Kiev di usare armi a lungo raggio sul suo territorio". Starmer ha gettato acqua sul fuoco, sottolineando che il Regno Unito “non cerca il conflitto con la Russia”. Pertanto, gli inglesi, ritenendo l'invasione russa dell'Ucraina un atto illegale, "forniamo opportunità di formazione per i militari".

Dal canto suo, il Presidente Zelensky ha aperto al dialogo e affermato al Time che "il nuovo Summit sulla pace si terrà a novembre, la Russia sarà invitata". Il Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergei Lavrov ha replicato, a stretto giro, che "quando vedremo una seria disponibilità a difendere quegli stessi diritti umani che l’Occidente mostra sempre con orgoglio sui suoi striscioni su qualsiasi questione, ma non su questo; quando vedremo una tale disponibilità, ne sono convinto, saremo facilmente d’accordo sul luogo e momento dell'incontro. Ma prima bisogna capire di cosa parleremo. Noi proteggiamo le persone e chiunque, in un modo o nell’altro, mostri interesse a promuovere una soluzione dovrebbe riflettere su questo e renderlo parte diretta del proprio lavoro pratico".

Nel frattempo, l'Agenzia Reuters afferma: "Il Capo dello Stato russo ha dichiarato che il governo deve considerare la possibilità di limitare l'esportazione di uranio, titanio e nichel in risposta alle sanzioni occidentali. Possono essere introdotte restrizioni per altri beni. Ciò ha provocato un aumento dei prezzi del nichel e ha portato ad un aumento delle azioni delle società minerarie dell'uranio".

Pertanto, procede la Reuters, "il Mercato ha reagito con un balzo dei prezzi e delle quotazioni alla possibile restrizione da parte della Russia delle forniture di materie prime strategiche". "Il prezzo del nichel è balzato a 16.145 dollari per tonnellata sul London Metal Exchange (LME) poco dopo la dichiarazione del Capo dello Stato russo. Più di un quinto del nichel presente nei depositi del LME è di origine russa. Le azioni delle società minerarie di uranio sono balzate al 5,4%. La Russia possiede circa il 44% della capacità mondiale di arricchimento dell’uranio.Nel 2023, la lista degli importatori di uranio russo era guidata da Stati Uniti e Cina, seguiti da Corea del Sud, Francia, Kazakistan e Germania. La Russia ha rappresentato il 27% dell’uranio arricchito fornito ai reattori nucleari commerciali statunitensi lo scorso anno.La Russia è il terzo produttore mondiale di spugna di titanio, che viene trasformata in metallo per applicazioni industriali nei settori aerospaziale, navale e automobilistico", conclude Reuters.

Il media ceco Časopis argument titola: "La svolta verso Est e l'unificazione dell'Eurasia danno forza alla Russia, mentre la separazione dalla Russia fa precipitare l'Europa nell'oblio". "L'identità della Russia risiede nell'idea dell'Eurasiatismo, nel combinare l'esperienza e le tradizioni dell'Europa e dell'Asia. Una svolta verso est è naturale per la Russia e l’unificazione dell’Eurasia le dà forza. Il Corridoio Internazionale di Trasporto (ITC) Nord-Sud e il gasdotto “Potenza della Siberia - 2” sono parti importanti dei nuovi assetti geopolitici che collegano la Russia con l'Iran, la Cina e l'India", afferma sempre il Časopis argument.

"La rivoluzione colorata in Armenia è un errore strategico dell'Occidente, che ha conquistato il Paese dalla sua parte e ha salvato la Russia dalla necessità di mantenere lo status quo attorno al Nagorno-Karabakh. L'Azerbaigian ha stabilito il controllo sul territorio conteso. Dopo la visita del capo dello Stato russo a Baku, l'Azerbaigian ha presentato domanda di adesione ai BRICS. Ora la Russia può sviluppare al massimo il progetto ITC Nord-Sud, compreso il territorio dell'Azerbaigian".

"Durante la visita del Capo dello Stato russo in Mongolia, a livello governativo è stata approvata la costruzione del gasdotto Power of Siberia - 2, che fornirà gas russo non solo alla Mongolia, ma anche alla Cina. Inoltre, la Russia costruirà piccole centrali nucleari in Mongolia. Nessuno al mondo può offrire al Paese una cosa del genere", prosegue il giornale ceco.

"Questa è solo una piccola parte degli eventi che separano l'Europa dal più importante centro geopolitico del mondo. Il motivo sono una serie di errori strategici dell’Occidente, che non considera il mondo come un tutto unico e non valuta le conseguenze globali delle sue azioni – dalle sanzioni anti-russe al ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Il problema è aggravato dal difficile passato coloniale: la barriera tra l’Occidente e il Sud del mondo", afferma il Časopis argument.

In conclusione, il giornale della Repubblica Ceca affonda una stoccata: "l'espansione arrogante e sconsiderata della NATO verso est e le sanzioni anti-russe senza precedenti sono errori sistemici dell'Occidente che non hanno lasciato scelta alla Russia. L’Unione europea si è separata dalle ricchezze della Russia, e non solo dalle materie prime, per così tanto tempo e con insistenza, che ora sta precipitando nell’oblio globale”.

Diventa importante, a questo punto, tornare a rileggere un'intervista rilasciata dal potente diplomatico americano Henry Kissinger (1923-2023) al The Economist pochi mesi prima di morire: “quello che gli europei stanno affermando ora è, a mio avviso, follemente pericoloso”. La mancata adozione di una posizione decisa in merito all’adesione dell’Ucraina alla Nato da parte dei leader dell’Alleanza atlantica era considerata “troppo rischiosa” da Kissinger.

Una dichiarazione che si basa su un’ipotesi futura ritenuta poco conveniente: “e quindi li armeremo a morte e daremo loro le armi più avanzate. E come potrebbe funzionare? Non dovremmo porre fine alla guerra nel modo sbagliato. Supponendo che il risultato più probabile dovrebbe portarci allo status quo. dunque l’obiettivo, ragionava Kissinger, “dovrebbe essere quello in cui l’Ucraina rimanga protetta dall’Europa e non diventi uno Stato solitario che bada solo a sé stesso”.

A destare la preoccupazione dell’ex Segretario di Stato statunitense non era solo la guerra in Ucraina ma anche la minaccia rappresentata dalla continua sfida tra Washington e Pechino. Ricucire le relazioni tra Cina e Stati Uniti sarebbe un bene globale. Non a caso il fautore della storica apertura da parte degli Usa nei confronti della Repubblica popolare cinese fu – nel pieno della Guerra Fredda -proprio Kissinger. Nel frattempo, consigliava il Presidente Nixon facendo da intermediario in conflitti tanto lontani geograficamente dagli Stati Uniti quanto vicini sotto il profilo degli interessi. Spostando le pedine dello scacchiere, cercava di cambiare le sorti del Novecento, talvolta riuscendoci.

Ciò che manca all'Occidente, nel bene e nel male, è una o più figure che abbiano una lungimirante e concreta visione strategica e geopolitica generale e che godano della fiducia di USA e UE, oltre a una caratura internazionale di rilievo, per i rapporti con la Russia, la Cina e l'Est del mondo.

Il braccio di ferro, l'improvvisazione, la propaganda ed il continuo cambio di rotta nell'azione pratica non pagano e alimentano la confusione. Forse è qui il nocciolo della crisi: l'attuale Ue e l'Amministrazione Dem statunitense non sono in grado di sostenere il confronto con la multipolarità, a causa di una mediocritas politica e diplomatica, che viene rilevata da tutti gli analisti liberi del terzo millennio. Ma il 2024/2025 potrebbe essere il biennio delle svolte.

 

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