Trattori, gilet gialli e banlieue. La Francia è in rivolta permanente
Due proteste in un anno: i trattori francesi tornano in strada contro il Mercosur. È solo l’ultima di una serie di manifestazioni in Francia, un Paese in rivolta
Trattori, gilet gialli e banlieue. La Francia è in rivolta permanente
Tornano i trattori, ma forse sarebbe meglio dire che non se ne sono mai andati. A riportare in piazza la protesta degli agricoltori stavolta è il Mercosur, l'accordo commerciale che l'Unione europea sta per concludere con quattro Paesi del Sudamerica - Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. L’epicentro delle manifestazioni è la Francia, un Paese in rivolta permanente. In principio furono le banlieue, poi ci sono stati i gilet gialli, ora il ritorno dei trattori. Ad aizzare il fuoco delle proteste ci sono intellettuali, giovani immigrati e latifondisti.
Il ritorno dei trattori: la protesta contro il Mercosur
Gli agricoltori europei temono gravi danni dall’eliminazione o riduzione dei dazi sui prodotti agricoli provenienti da quattro Stati latinoamericani prossimi a un accordo con l’UE. Le critiche riguardano i prezzi bassi degli alimenti importati e i controlli sanitari insufficienti, con standard meno rigidi rispetto a quelli europei su pesticidi e sicurezza veterinaria. Questo, secondo i produttori, genererebbe una "concorrenza sleale". Proprio in questi giorni al G20 di Rio i potenti della terra discutono dell’accordo, a cui Meloni – da sempre vicino alle istanze di Coldiretti – potrebbe addirittura opporsi.
I trattori francesi guidano la protesta
Ipotesi che il Presidente francese Macron ha definitivo “una bella mossa”. Un’apertura interessata quella di Macron, visto che in prima linea contro il Mercosur ci sono i trattori francesi. A guidare gli agricoltori transalpini sono le due sigle sindacali del settore: la Fnsea e la Ja. Rispetto alle scorse manifestazioni, i trattori non puntano su blocchi stradali ma su quelle che Pierrick Horel, presidente dei Giovani agricoltori (Ja) ha definito “fuochi della rabbia”: azioni simboliche in 85 punti (tra cui anche prefetture) in tutta la Francia. Il ministro dell'Interno Retailleau ha annunciato “tolleranza zero in caso di blocchi stradali”. Avvertimento che il Coordinamento rurale (sigle che unisce Fnsea e Ja) ha deciso di accogliere, per il momento. In giornata si terrà il congresso della federazione sindacale che minaccia “una rivolta agricola con un blocco del trasporto alimentare” da stanotte se "non si noteranno progresso nel dossier Mercosur”.
Un movimento, tanti leader
Al di là delle sigle, i trattori non hanno veri e propri leader. Solo alcune figure di spicco, come Jerome Bayle, rappresentante dei "berretti gialli", che ha avuto un ruolo centrale nei negoziati con il governo. C’è Laurence Marandola, portavoce del sindacato agricolo Confédération Paysanne. Ma soprattutto, Arnaud Rousseau, leader di Fnsea, il più incallito e più atipico tra i capipopolo dei trattori. Rousseau è vero e proprio latifondista, con un’azienda di oltre 700 ettari, e una carriera che vanta studi alla European Business School di Parigi e tappe nel mondo dei mercati finanziari.
2024, l’anno delle due proteste dei trattori
Gli agricoltori tornano dunque in strada, in una serie di proteste che al momento sembrano più pacifiche di quelle di inizio anno. Per un paio di mesi a inizio 2024 i trattori bloccarono le strade e presero d’assalto i caselli autostradali, dalla Puglia a Bruxelles, passando per Germania e Spagna. Il nemico pubblico numero uno dei trattori era la PAC, la Politica Agricola Comune dell’Unione Europea. Quest’ultima, influenzata dal Green Deal europeo, puntava alla neutralità climatica entro il 2050 ma è accusata di aggravare i problemi del settore. Scendendo in piazza coi trattori, gli agricoltori hanno invece ottenuto sussidi, regolamenti sul fotovoltaico e un rinvio per la carne sintetica.
Houellebecq e "Serotonina", il romanzo vicino alla causa dei trattori
Se in Italia (complici i precedenti del movimento dei Forconi) vediamo nella protesta dei trattori elementi quasi folkloristici, in Francia la causa degli agricoltori ha trovato sponde intellettuali. Michele Houellebecq nel 2019 ha venduto più di 300mila copie nel Paese con “Serotonina”. Il romanzo è stato accostato alle proteste dei trattori per un capitolo sulle difficoltà degli allevatori di mucche. Il protagonista assoluto del romanzo è un funzionario del Ministero dell’Agricoltura, alle prese con disastri sentimentali, vizi e antidepressivi. Dietro la deriva di un ingegnere agricolo depresso, secondo alcuni critici, si preannuncerebbero le proteste dei trattori. “Serotonina” sarebbe una profezia della lotta degli agricoltori contro la burocrazia europea.
Gilet gialli e banlieue: la Francia in rivolta perenne
Fuor di metafora, un romanzo come “Serotonina” poteva essere partorito solo in Francia, un Paese permanentemente in rivolta. Senza scomodare le jacquerie dei contadini medievali o il Maggio 1968 degli studenti parigini, la Francia è senza dubbio il Paese europeo con la storia recente di maggior mobilitazione sociale. La patria dei gilet gialli che tra il 2018 e il 2019 paralizzarono e mobilitarono la Francia contro Macron, accusato di governare solo per conto dell’alta borghesia parigina. La rivolta contro l’establishment in Francia non ha un nome ma un luogo: le banlieue. La memoria torna all’estate del 2005, quando la morte di due giovani a Saint-Denis per mano della polizia portò a tre settimane di violenti scontri. Proteste, incendi e scontri, dietro cui si celavano spaccature sociale, marginalizzazione e ribellione. Un filo rosso che lega la storia delle rivolte in Francia.