"Trump nemico dell'Europa? No, le sue provocazioni siano uno stimolo. I veri interlocutori Usa sono Xi e Putin"
Mentre nella Ue le critiche al Presidente Usa non mancano, a Washington la lettura della politica estera è differente. E stimolante
Da Washington la diversa lettura dei rapporti Usa-Ue
Donald Trump contro l'Europa, Donald Trump che isola l'Europa. Dal suo insediamento e dalle decisioni in politica estera e commerciale, come il tavolo di pace per l'Ucraina senza coinvolgere la Ue o come i dazi sui nostri prodotti, hanno portato a critiche anche dure da parte del Vecchio continente contro la Casa Bianca. Una lettura che però a Washington ritengono in parte errata; se da una parte è evidente che l'approccio sia cambiato sono in molti nella capitale americana a vedere oltre i gesti e le parole di Trump, arrivando addirittura a scoprire il bicchiere mezzo pieno della situazione. "Forse - spiega Irina Tsukerman, politologa, docente universitaria ed esperta di diritti umani - la scossa di Trump servirà all'Europa a non essere più dipendente da altri, trovando quell'unità e facendo quel salto di qualità che serve da tempo".
L'approccio di Trump è stato completamente differente rispetto all'epoca Biden e più in generale rispetto alla normalità del passato...
"È innegabile e lo dimostrano le tensioni con gli alleati europei. L'enfasi della sua amministrazione sulle politiche "America First", le critiche ai contributi dei membri della NATO e le decisioni unilaterali sugli accordi internazionali hanno creato attriti all'interno dell'alleanza atlantica e non solo. Queste azioni hanno spinto i leader europei a mettere in discussione l'affidabilità degli Stati Uniti come partner fedele portando le nazioni europee a considerare una totale autonomia nella difesa e nella politica estera da Washington. A questo poi si aggiunge la questione dei dazi, non ancora stabiliti ma minacciati più volte, altro tassello che porta ad un aumento delle frizioni dentro il mondo occidentale".
Lei parla di occasione per la Ue, di crescita. Che cosa intende?
"Intendo mettere da parte i vecchi schemi. Queste politiche di Trump hanno sottolineato la necessità per l'UE di diversificare le sue partnership economiche e ridurre la vulnerabilità alle decisioni economiche degli Stati Uniti. Sebbene queste azioni siano state viste sfavorevolmente da molti in Europa, hanno anche funzionato da stimolo per l'UE nel perseguire una maggiore indipendenza economica e ad accelerare quelle riforme spesso ventilate ma mai realizzate. Percezioni e realtà: etichettare Trump come un "nemico" dell'Europa potrebbe essere una semplificazione eccessiva. Mentre le sue politiche hanno sfidato le norme stabilite e hanno spinto a una rivalutazione dei legami transatlantici, possono portare a un'Europa più solida e autosufficiente. L'impatto a lungo termine del suo mandato include un'Europa non più debole ed isolata ma più consapevole dei suoi interessi strategici e più preparata ad agire in modo indipendente quando necessario. Inoltre, molto dipende da come si definisce "Europa". Le politiche "America First" e la retorica nazionalista di Trump hanno trovato riscontro in diversi leader di destra europei. Personaggi come il primo ministro ungherese Viktor Orbán, la politica francese Marine Le Pen, il vice premier italiano Matteo Salvini e il politico olandese Geert Wilders hanno trovato un terreno comune con la posizione di Trump su questioni come l'immigrazione, la sovranità nazionale e lo scetticismo verso entità sovranazionali come l'Unione Europea. Questa sinergia ideologica ha portato a reciproci appoggi ed espressioni pubbliche di sostegno".
Non si può però negare che Musk, Vance e lo stesso Trump non hanno fatto mancare commenti e intromissioni in questioni politiche nazionali, come in Francia, Gran Bretagna, Germania, alla vigilia del voto...
"È vero, ma tutti sappiamo quale sia la posizione politica di Trump che fa il suo gioco cercando di allargare anche in altri paesi una sorta di pensiero comune. Pochi giorni fa il vicepresidente JD Vance ha tenuto un discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco in cui ha sottolineato l'allineamento dell'amministrazione con le ideologie di estrema destra europee. Vance ha criticato le élite europee per aver represso il dissenso e ha sostenuto l'inclusione dei partiti di estrema destra nelle strutture di governance. Questa posizione è stata percepita da molti politici e diplomatici europei come un affronto alle norme democratiche europee e indicativa dell'interferenza degli Stati Uniti negli affari politici interni, in particolare in riferimento all'interferenza russa nelle elezioni rumene tramite un'ondata di Tik-Tok illeciti e altro supporto per un candidato precedentemente marginale. Tornando al discorso di Vance, che criticava le élite europee per aver marginalizzato i partiti di estrema destra. Vance ha specificamente sostenuto l'AfD, esortando i leader politici tedeschi a collaborare con il partito e a rispettare "la volontà del popolo". Lo stesso dicasi per quanto successo in Gran Bretagna. L’impegno di Musk con il Reform Party è stato multiforme. Ha descritto pubblicamente il partito come "l'unica speranza" del Regno Unito, sottolineando il suo potenziale per affrontare preoccupazioni come l'immigrazione incontrollata e la stagnazione economica. Il supporto di Musk ha incluso sostegno finanziario e consulenza strategica, mirando a rafforzare l'infrastruttura del partito e gli sforzi di sensibilizzazione. Il sostegno di Trump e Musk ha fornito al Reform Party maggiore visibilità e risorse. Tuttavia, ha anche attirato critiche e controlli. Alcune figure politiche del Regno Unito hanno espresso preoccupazioni sull'allineamento del partito con interessi stranieri e sul potenziale di influenza esterna sulle politiche interne portando in alcuni casi ad un effetto contrario nei consensi".
Alla fine però la domanda resta: quello che sta succedendo nel mondo occidentale può diventare una risorsa o resta solo un problema?
"Il punto è proprio quello: la domanda migliore da farsi sul rapporto di Trump con l'Europa non è se sia un nemico dell'"Europa", ma se sia invece un nemico del liberalismo classico, un sostenitore di uomini forti, autoritari e oligarchi, e se preferisca relazioni transazionali con altri del suo tipo a relazioni a lungo termine, anche se a volte travagliate, che affondano le radici nella tradizionale ed un po’ antica arena economico-politica. Anche perché dobbiamo considerare la realtà della situazione globale. I veri interlocutori di Trump sullo scacchiere globale non sono più la “democratica Europa” ma la Cina di Xi Jinping e la Russia di Putin, cioè non dei leader politici quanto dei capi di regime. Uomini forti nel loro paese che forse l’unico linguaggio che intendono è quello dell’uomo forte anche in Occidente".
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