Trump ora è un martire. E se perde, gli Usa rischiano una guerra civile
Il politologo Aldo Giannuli sull'attentato a Trump: "Immagini da kolossal hollywoodiano. Cosa non torna nel comportamento di attentatore e forze dell'ordine"
Trump ora è un martire. E se perde, gli Usa rischiano una guerra civile
Le immagini dell’attentato all’ex presidente Donald Trump durante un comizio a Pittsburgh hanno fatto il giro del mondo e sono già entrate nella storia. Ancora difficile valutare la reale entità degli effetti di quanto accaduto sulla campagna elettorale presidenziale. Ma è certo che si sia trattato di un punto di svolta cruciale nella sfida a Joe Biden. “Lo faranno santo e martire. Finora era un personaggio inquietante. Invece adesso è la vittima di un’aggressione e farà un discorso di apertura al mondo”. Questo il commento per Affaritaliani.it dello storico e politologo Aldo Giannuli. Che prosegue non nascondendo qualche perplessità: "Le immagini sono state da kolossal hollywoodiano. Ambiguità nel comportamento dell'attentatore ma anche delle forze dell'ordine". Ora gli Stati Uniti sembrano una polveriera: "Se Trump non dovesse essere eletto, potrebbe scoppiare una guerra civile". L'intervista.
"Attentato a Trump, un kolossal hollywoodiano"
“L’immagine è quello di un kolossal hollywoodiano, con un grande fotografo già vincitore del Premio Pulitzer che si trova stranamente sul posto e che immediatamente scatta una foto iconica in cui c’è Trump col viso rigato di sangue che alza il pugno con dietro un bandierone americano che sventola. Un film più hollywoodiano di questo non riesco ad immaginarlo”, commenta Aldo Giannuli. Il politologo è convinto del fatto che non bisogna confondere gli indizi con le prove. “Gli indizi sono dubbi e il dubbio non prova mai niente. Ma allo stesso tempo bisogna evitare anche l’opposto, cioè ignorare tutto quello che non quadra, fare pulizia di tutti gli aspetti problematici e accettare la versione ufficiale”.
Cosa non torna nel comportamento dell'attentatore di Trump
Allo stato attuale quello che si sa sull’attentatore è che “potrebbe essere un matto che forse pensava di poter passare alla storia e divenire un grande personaggio”. Questa però potrebbe non essere l’unica opzione da considerare. “Già di per sé è strano che un ragazzo che è iscritto alle liste elettorali repubblicane attenti al candidato del suo partito”, aggiunge Giannuli.
Quale sarebbe quindi il motivo di questo gesto? “L’attentatore era di estrema destra. Forse per lui Trump era troppo poco di destra?”. Un altro aspetto da non sottovalutare sono le conseguenze che provengono dal provare ad attentare alla vita di un personaggio del calibro di Trump. “Chiunque faccia un attentato del genere lo sa che il rischio più grosso se spari da una terrazza è quello di essere beccato dai cecchini che sono lì in funzione di protezione del politico che fa il comizio”. La cosa più razionale da fare sarebbe scappare prima di essere messo nel mirino. “Thomas Crooks invece, non si capisce per quale motivo, ha continuato a sparare uccidendo un poveretto che era in mezzo alla piazza. Non si capisce che valore politico e simbolico potesse avere per lui”, prosegue il politologo.
Attentato a Trump, il comportamento “non lineare” delle forze dell’ordine
Non solo il comportamento dell’attentatore è ambiguo. Anche quello delle forze dell’ordine presenta zone d'ombra. “Qualcuno aveva segnalato la presenza di una persona armata di fucile. E non si è fatto nulla di preventivo”. Questo, secondo il professore, non è un comportamento lineare. “I dubbi ci sono e sono da indagare. Anche se probabilmente non caveremo un ragno dal buco lo stesso”.
Un altro aspetto rilevante - e lo si è visto anche in altri casi di noti attentati - è che l’interesse delle forze armate avrebbe dovuto essere quello di ferire l’attentatore per poi provare ad interrogarlo. “In questo caso invece lo hanno ammazzato subito. Privando le indagini della possibilità di interrogarlo. E anche questo è un comportamento ricorrente ma non logico. Che lascia molti dubbi”.
“O vince Trump o potrebbe scoppiare una guerra civile”
E adesso cosa succederà? “Faranno di Trump un santo e martire. Lui ora farà un discorso di apertura al mondo e vestirà la parte della figura rassicurante. Finora Trump era un personaggio inquietante. Invece adesso è la vittima di un’aggressione che si apre al mondo”. Per Giannuli le ipotesi che si aprono da questo scenario sono due. “O Trump viene eletto - e questo è nelle previsioni - oppure viene eletto Biden e però questo significa l’inizio di una guerra civile subito dopo”. I supporter di Trump infatti potrebbero non sopportare un’altra sconfitta. “Se già quattro anni fa i sostenitori scatenarono i disordini di Capitol Hill perché non riconoscevano i risultati elettorali, figuriamoci cosa potrebbe accadere dopo una campagna elettorale di questo tipo, culminata con l'attentato alla vita del candidato”. Difficile quindi capire come possa andare a finire ma quello che è evidente è che ci troviamo di fronte ad “una situazione molto pericolosa”.
L'instabilità degli Stati Uniti potrebbe creare un effetto a catena
Il presidente Biden ha fin da subito espresso solidarietà nei confronti del suo avversario politico. Ha cercato di calmare le acque affermando che la violenza politica non può essere normalizzata in nessun caso. Mossa obbligata, secondo il professor Giannuli. “Doveva dire questo per forza. Questo però non avrà alcuna efficacia per cui tutti continueranno a considerarlo ipocrita. E' stato un meccanismo obbligato”. Ci possono essere rischi di ulteriori attentati durante questa campagna elettorale? “Bisogna ricordarsi che lo scenario non è solo interno agli Stati Uniti. Stiamo parlando della massima potenza mondiale. Il termine di arrivo è gennaio perché fino ad allora Biden resta in carica. In una situazione del genere, con un presidente americano così poco forte, c’è il rischio che si possano scatenare disastri anche da tutt’altra parte”, afferma Giannuli. Bisogna quindi fare attenzione perché sarebbe il momento adatto per tutti coloro che cercano di creare scompiglio nelle più svariate parti del mondo. “Un collasso degli Stati Uniti è un fattore di imprevedibilità. È una situazione maledettamente pericolosa”.
I primati negativi dello scontro Biden vs Trump
Due figure controverse, dibattiti poco efficaci, Biden che non è considerato in grado di poter sostenere un secondo mandato. Cosa effettivamente rimarrà di queste elezioni? Non sicuramente i contenuti. “I programmi elettorali non esistono perché tutti e due parlano di banalità molto generiche”, commenta Giannuli. Questa campagna sarà però ricordata per una serie di primati, soprattutto negativi. “Gli Stati Uniti, il Paese giovane per eccellenza, che si riduce ad avere il confronto fra due ottantenni, in modo diverso tutti e due decotti”. Quello che potrebbe rimanere quindi di queste elezioni presidenziali è tutt’altro che positivo. “Il confronto tra i due candidati non è esattamente il modo migliore per gli Stati Uniti per uscire da questa situazione pericolosa”, conclude lo storico.