"Trump e reati finanziari, soffiata dall'Italia". Giallo sul viaggio di Barr
"Usa avvisati di crimini finanziari dell'allora presidente", che ora punta al ritorno alla Casa Bianca
La rivelazione del NYT: "Informazioni dai funzionari italiani su presunti crimini finanziari di Trump"
"Barr e Durham non hanno mai rivelato che la loro indagine si è allargata nell'autunno del 2019, sulla base di una soffiata di funzionari italiani, fino a includere un'indagine penale su transazioni finanziarie sospette legate a Trump. I dettagli della soffiata e il modo in cui hanno gestito l'indagine rimangono poco chiari, ma il signor Durham non ha presentato alcuna accusa in merito". Scrive così il New York Times, riaprendo la vicenda mai chiarita del doppio viaggio italiano nell'estate del 2019 dell'allora procuratore generale degli Stati Uniti William Barr.
La chiave italiana della vicenda viene raccontata da Repubblica: "Se l’intelligence italiana denunciò agli Usa le prove di potenziali reati commessi dall’allora presidente, oggi di nuovo candidato alla Casa Bianca, diventa molto difficile per l’ex premier Conte e l’ex direttore del Dis Vecchione non tornare a chiarire i dettagli di quei viaggi, e soprattutto diventa impossibile per il Copasir non riaprire la sua inchiesta su quanto era avvenuto e cosa era stato detto, perché in gioco c’era e c’è la sicurezza nazionale".
Come spiega Repubblica, in quel momento, "Trump si era convinto che il “Russiagate” fosse stato confezionato in Italia, dai servizi segreti sotto la guida dell’allora premier Renzi alleato di Hillary, e dagli agenti ostili dell’Fbi come il capo a Roma Michael Gaeta. Tutto nasceva dalle accuse dell’ex consigliere George Papadopoulos, secondo cui a passargli la polpetta avvelenata sulle mail di Clinton rubate dai russi era stato il professore della Link Campus University Joseph Mifsud, durante un incontro a Roma. Perciò il capo della Casa Bianca aveva chiesto a Barr di indagare, e lui aveva nominato il procuratore Durham".
Prosegue Repubblica: "In simili situazioni il protocollo vorrebbe che il segretario alla Giustizia contattasse il suo omologo italiano per spiegare cosa cerca, e poi lasciargli gestire il caso. Barr invece aveva scavalcato tutti, ottenendo l’incontro col capo dell’intelligence Vecchione". Conclude Repubblica: "I colleghi del New York Times non hanno ancora scoperto i dettagli dei possibili reati di Trump, né se li avessecommessi in Italia, ma loro e altri ci stanno lavorando in maniera molto attiva perché ovviamente Barr non aveva alcun interesse a indagare il suo capo. Però nelle rivelazioni dell’intelligence italiana potrebbe esserci un nuovo caso legale capace di deragliare la ricandidatura di Donald alla Casa Bianca nel 2024".