Trump sconfigge la Harris e promette pace, ha vinto quel popolo che la sinistra snobba da anni
No, negli Stati Uniti non hanno vinto i mostri. O meglio, ha perso il mostro peggiore
Kamala Harris
Usa 2024, ha vinto quel popolo che la sinistra snobba da anni
Sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, e non solo, ai Tg, nei talk show, cresce l’onda dei moralisti ipocriti, della prima e ultima ora. Esimi giornalisti, scrittori, maestri del pensiero dichiarano che il popolo che ha votato andrebbe riformato poiché dimostra evidenti lacune cognitive e diffuse pericolose propensioni antidemocratiche, anticamera niente di meno che della dittatura.
Ascoltiamo sedicenti intellettuali ergersi a censori e dichiarare, come fossero cumane sibille, che hanno vinto i mostri. No, non hanno vinto i mostri. O meglio, ha perso il mostro peggiore. Sostenere il contrario significa prima di tutto calpestare il popolo che in massa ha scelto Trump. Popolo che Biden ha definito in una delle sue infelici innumerevoli gaffe, “spazzatura”, offrendo all’avversario un assist che lui non ha mancato di cavalcare, indossando la pettorina fosforescente degli spazzini e mettendosi alla guida di un camion della nettezza urbana.
Posto che la vittoria di Trump è schiacciante, sotto ogni punto di vista e al di là di ogni più sua più rosea previsione, un risultato epocale che sarà ricordato, l’altra notizia del giorno è che ad essere sconfitti sono altri mostri: Kamala Harris e Joe Biden, condannati dal voto popolare, ancora prima che dai tribunali dove ci auguriamo verranno processati e giudicati per crimini di guerra e contro l’umanità. Trump può non garbare a molti, ma ha già governato e, per chi non ha memoria, val la pena ricordare che non c'è stata guerra nei quattro anni della sua molto controversa e criticabile presidenza. Anzi, ne ha chiuse due: la prima con gli accordi con la Corea del Nord; la seconda con l’accordo di Doha del 2020, siglato tra la fazione afgana dei talebani e gli USA, mirato a porre fine a un conflitto che durava da 21 anni. Trattato di pace lasciato in eredità a Biden, che sappiamo bene in quale modo indecoroso l’abbia gestito.
Donald Trump è il 47° presidente degli Stati Uniti, prima ancora è stato il 45°, tra il 2016 e il 2020. È il secondo presidente degli Stati Uniti d'America a servire mandati non consecutivi dal 1897. Prima di lui ci era riuscito solo Grover Cleveland, 132 anni fa, dal 1885 al 1889 e poi dal 1893 al 1897. La vittoria di Trump ha dell’incredibile. Ha conquistato tutto, persino ciò che sembrava impossibile: la maggioranza al Senato, forse anche quella alla Camera (ma i dati per ora non la confermano), quella negli stati in bilico, e persino la maggioranza del voto popolare, il primo candidato repubblicano ad ottenerla negli ultimi 20 anni.
Definire tsunamico il consenso che ha riscosso è un eufemismo. Basta dare un’occhiata alla mappa per capire: una valanga rossa ne ha tinto il cuore per intero con le sole eccezioni, quasi scontate, di Colorado e New Mexico. In blu solo gli stati sulla costa est e parte di quelli all’ovest. Le roccaforti delle élite “democratiche” della California e di New York. Il messaggio è chiaro: il popolo americano è stufo dell’egemonia delle lobby di potere rappresentate da personaggi come Biden, Harris, dai Clinton, gli Obama, o falchi guerrafondai come i Cheney. Sono stufi della dittatura dell’ideologia woke, del politically correct e dell’imposizione asfissiante dei diritti delle minoranze sulle maggioranze.
Il popolo americano, checché se ne dica, come d’altronde molti altri, non è scemo. Come ha icasticamente riassunto Alessandro Di Battista nel corso di una trasmissione andata in onda su La7, “Esiste solo una cosa peggiore di Donald Trump: Kamala Harris”, degna amica e erede nella corsa alle presidenziali di Hillary Clinton, anche lei di gran lunga peggiore di Trump. “Bugiarda e pure ipocrita, che è un'aggravante”, la Harris secondo Di Battista, “ha sulla coscienza alcune migliaia di morti per avere fomentato, anziché spegnerla, l'escalation in Ucraina”. Senza contare che “ha fornito, insieme a Biden, le armi a Israele per massacrare migliaia di palestinesi, di libanesi e di abitanti dei paesi circostanti”. Non è un caso che i neocon americani, sulle cui coscienze gravano oltre un milione di morti causato dai conflitti in Afghanistan e Iraq, hanno sostenuto la sua campagna elettorale a suon di miliardi di dollari
Trump ha vito, malgrado i pronostici, malgrado l’ostilità della quasi totalità della stampa e dei media, malgrado l’endorsement oplitico verso Harris di attori, cantanti, jet set, esponenti della finanza, insomma, una massiccia e considerevole fetta dell’arrogante élite delle coste “east and west”; unitamente a quelle di mezzo mondo, Italia inclusa, della quale francamente non ne possiamo più nemmeno noi. Al netto di tutto, la volgarità di Trump, le sue battute infelici e cafone, la sua natura volgare, l’inspiegabile polenta che si ostina ad acconciarsi sulla testa, i sui problemi con la giustizia e il suo cinismo in politica estera scompaiono se paragonate alla catena himalayana di corpi massacrati di donne e bambini che Biden e Harris hanno sulla coscienza. Alle montagne di cadaveri e macerie accumulatisi in questi 13 mesi di sterminio a Gaza, sostenuto, foraggiato, legittimato da loro. Il genocidio in corso dei palestinesi, non sarebbe stato possibile se Stati Uniti e Europa non avessero armato fino ai denti Israele e il suo esercito, che ormai è chiaro sia quello più amorale del mondo.
Last but not least: la fetta araba lo ha votato in massa, disgustata dal massacro in corso da ormai 400 giorni in Palestina, e stanca dell’ideologia woke e dell’enfasi sul tema LGBTQIAPK, sigla in divenire sempre più impronunciabile, che viene propagandato ad ogni piè sospinto per evitare di prendere in considerazione i gravissimi problemi sociali che tormentano le maggioranze dei popoli. Lo ha votato il cuore dell'America, che non è spazzatura, ma è fatto di gente comune, che è quella che più ha pagato le scelte scellerate di Biden e della ridanciana nullità della quale non uno di loro, e nemmeno di noi, ha mai sentito parlare prima del ritiro di Biden.
I mostri sono altri. Non permettiamo che il pregiudizio sposti la nostra attenzione dai criminali assassini e dai carnefici di Gaza. E quelli in America, per ora hanno identità certa: si chiamano Joe Biden e Kamala Harris.
Non bisogna essere tristi. Male per male, poiché entrambi lo rappresentano, ha prevalso il pragmatismo sulla ridanciana nullità. C'è di che tirare un sospiro di sollievo. Come prima cosa quella truffa oscena e abominevole che è la guerra in ucraina finirà, e con lei il commercio di armi che gli ucraini fanno presso terzi. Ucraini che sono innocenti vittime tanto quanto lo sono gli israeliani.
Infine, è un risultato notevole che si inizi a mettere in discussione quel sistema win-win, per cui le élite vincono sempre, poiché chi dovrebbe difendere gli interessi della gente comune si presta a essere esecutore di quelle stesse élite che dovrebbe contrastare. Questo vale per i sedicenti democratici americani e per le sedicenti socialdemocrazie di casa nostra.