Trump è tornato e incendia l'opinione pubblica USA. E posta: “Guerra civile”

L'inflazione negli Stati Uniti è ai massimi storici, l'8,5%, il tasso più alto da dicembre 1981. Torna Donald Trump

di Antonio Amorosi
Donald Trump
Esteri
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Stati Uniti in crisi. Torna il gruppo Trump che insidia Biden per le elezioni di medio termine

 

Il tweet di Donald Trump Junior, figlio dell’ex presidente degli States, riferendosi ai 33 milioni di dollari chiesti da Joe Biden al Congresso ad aprile, è stato solo l’assaggio: “Ucraina uno dei Paesi più corrotti al mondo. Che ne dici se li usiamo per aiutare gli americani bisognosi?”.

I Trump sono di nuovo in pista e ora con le elezioni di medio termine è soprattutto tornato Donald. Sul suo social media, Truth, ha risposto ad un utente, condividendo un post in cui si suggeriva la “Civil war”, la"guerra civile". Non è chiaro se si preveda o si proponga la guerra civile negli Stati Uniti.

Ma l'inflazione negli Stati Uniti è ai massimi storici, l'8,5%, il tasso più alto da dicembre 1981.

Un'ampia varietà di fattori vi hanno contribuito, dall’inceppamento della catena di approvvigionamento alla guerra in Ucraina, dall'aumento dei prezzi delle case e degli affitti all’intervento ritardato della Fed, la banca centrale degli Stati Uniti d'America.

L’8 novembre però si terranno le elezioni parlamentari di midterm per la Camere del Congresso e il Senato. Questo tipo di elezioni intermedie danno il polso del Paese e soprattutto garantiscono o meno il controllo del Congresso per far passare le proprie leggi. I Democratici controllano di poco le due Camere e i sondaggi non danno loro grandi prospettive.

 

USA: Biden in calo. Ha fatto poco per economia e inflazione

 

Per gli americani Biden ha fatto poco per l’economia e l’inflazione. Lo rivelano una serie di sondaggi, tra cui l’ultimo del gruppo CBS/YouGov che ha mostrato come il 58% degli americani ritenga Biden non sufficientemente attivo sul fronte economia e per il 65% poco attento all’aumento dell’inflazione che colpisce i cittadini.

Gli americani si sentono peggio che a inizio mandato del presidente Democratico, per la situazione pandemica ancora non risolta e lo sviluppo economico mancato. La musica rispetto all’inizio è mutata. Sebbene la maggior parte degli intervistati apprezzi personalmente Biden, parole come "frustrato" e "deluso" sono le più usate per descrivere una loro reazione. Percepiscono Biden anche come a un presidente "distratto" e non concentrato su ciò a cui tengono gli elettori. I Repubblicani potrebbero davvero vincere le elezioni di midterm di novembre, riprendendo il controllo di entrambe le Camere.

E c’è da ricordare che a fine 2021, prima dell’inizio della guerra e della crisi energetica internazionale, niente meno che il 54% degli elettori del Partito Repubblicano avrebbe ancora una volta votato Trump per le presidenziali interne del 2024, per poi andare con lui alle elezioni del presidente nel 2025. Il tasso di approvazione di Biden è uno dei più bassi di sempre.

 

Donald Trump: “Guerra civile”. Torna l’America profonda

 

"Guerra civile" è una metafora per descrivere la battaglia che i Repubblicani stanno mettendo in piedi contro il dominio culturale dei Democratici.

Il commento sulla guerra civile fatto da Trump, è una risposta a uno screenshot di un tweet del 20 marzo del presidente dello Stato di El Salvador, Nayib Bukele, che è stato condiviso dall’ex corrispondente della CBS News Lara Logan.

Il tweet di Bukele diceva: "Il Paese più potente del mondo sta cadendo così velocemente che ti fa ripensare a quali siano le vere ragioni"... "Qualcosa di così grande e potente non può essere distrutto così rapidamente, a meno che il nemico non provenga dall'interno."

Ci sarebbe un nemico "interno" degli americani, nello Stato stesso. Basta poco per accendere i Repubblicani e Trump. Immaginare chi possa essere il nemico: le lobby Democratiche che secondo i Repubblicani influenzano in modo negativo lo Stato, hanno gestito in modo pessimo il Covid e in maniera poco responsabile la situazione in Ucraina, tanto da farla degenerare in guerra.

Con Trump l'America era cresciuta nell’occupazione.

Sempre più “trumpizzato”, il partito che fu di Ronald Reagan e Richard Nixon, sta lanciando una sfida culturale partendo dalla crisi economica. Ma si tratta di anche di un attacco ideologico in cui l’America profonda, quella emarginata dal sistema produttivo della Big Tech, avrà un peso elettorale, come lo ebbe nell’elezione di Trump del 2017. Dal rilancio dei settori tradizionali con un ritorno in patria delle imprese che hanno delocalizzato, all’aumento della competizione di mercato in favore degli americani poveri e poco istruiti, la campagna dei candidati di medio termine dei Repubblicani è anche un rifiorire di assalti al politicamente corretto dei Democratici. La sfida è totale e arriva a proposte come l'aumento delle forze di polizia nelle città, l’abolizione della retorica gender nelle scuole, la cancellazione della critical race theory (la teoria secondo cui lo Stato ha plasmato sé stesso sulla base delle divisioni razziali).

L'avvocato George Conway, uno dei più importanti critici conservatori di Trump, ha segnalato la frase di Trump sulla “guerra civile” dicendosi preoccupato per questo approccio estremista che sta affascinando tanti americani repubblicani.

 

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