Ucraina, il governo Meloni scende in campo: oltre 160 mln per missioni umanitarie, profughi e ricostruzione

Guerra in Ucraina, quando la solidarietà può fare la differenza tra la vita e la morte. Dal governo destinati oltre 160 milioni di euro per missioni umanitarie, aiuto ai profughi e ricostruzione

di Claudia Conte
Tags:
Esteri

Guerra in Ucraina, missioni umanitarie e aiuti: il bilancio 

Non solo appoggio politico e militare, ma anche tanta solidarietà con oltre 160 milioni di euro* tra aiuti umanitari e di sviluppo da parte della Cooperazione italiana: sono queste le cifre che – dal suo insediamento – il Governo Meloni ha destinato in appoggio alle richieste umanitarie in Ucraina, valutando e appoggiando  (dopo il Governo tecnico di Draghi) ulteriori richieste di aiuto. Comprese iniziative che contribuiscono alla ricostruzione infrastrutturale, e specifici finanziamenti per rispondere alla crisi dei rifugiati. Inoltre, in occasione della Conferenza di Berlino per la Ricostruzione dell’Ucraina dello scorso 11 giugno, sono stati annunciati nuovi contributi italiani per 140 milioni di euro per interventi su infrastrutture, ferrovie, salute, agricoltura e sminamento.

In tempi di guerra, come si sa, la solidarietà non è solo un atto di compassione, ma una necessità vitale. E il Governo italiano ha fatto e sta facendo di tutto per cooperare in appoggio alle tante organizzazioni umanitarie no profit che operano sia sul territorio ucraino che in Italia e in altri Paesi limitrofi, dove vengono trasportate e assistite migliaia di vittime, Compresi tutti quei civili, bambini, giovani e anziani che purtroppo non possono curarsi sotto le bombe e con medicinali che scarseggiano, e sono costretti a fuggire e a fare drammatici viaggi contro il tempo. 

LEGGI ANCHE: Ucraina, Zelensky celebra il giorno dell'Indipendenza: "La guerra è tornata in Russia". Maxi-scambio di prigionieri con Mosca

Il personale di Croce Rossa, Medici senza Frontiere, Save the Children, Soleterre, Amnesty International, Terre des hommes e tantissime altre realtà più piccole tutti i giorni rischiano la loro vita. Organizzazioni umanitarie non governative che operano in contesti estremamente pericolosi e complessi, dove l'accesso alle zone di conflitto è spesso limitato a causa delle ostilità in corso e delle barriere burocratiche imposte dalle parti in guerra. Queste organizzazioni continuano – grazie anche all’appoggio logistico del nostro Govern - giorno dopo giorno a distribuire cibo, acqua, medicinali e kit di sopravvivenza a milioni di sfollati interni, ma anche ai rifugiati che cercano riparo nei paesi vicini.

Una lotta nella lotta, una battaglia nella battaglia. Non solo, in una guerra come quella in corso in Ucraina in cui le infrastrutture civili, comprese scuole, ospedali e sistemi di approvvigionamento idrico sono spesso bersagliate e distrutte, l'intervento di queste persone è essenziale per la sopravvivenza di tantissimi civili.

Istituiscono cliniche mobili, ospedali da campo e punti di pronto soccorso per fornire cure mediche di base e interventi salvavita. Inoltre, lavorano per garantire l'accesso ai farmaci essenziali, che altrimenti sarebbero stati impossibili da ottenere per molti ucraini. La salvezza di tanti ragazzi, bambini, giovani, e di quella generazione ucraina che al momento non ha nessun futuro perchè spezzata da bombe, missili, mine, fame, freddo e pioggia, e dalla mancanza di acqua e cibo, non passa solo da obbligate scelte politiche, ma anche dal loro impegno, dalla loro solidarietà, dal loro cuore.

All’interno di un quadro che rimane preoccupante e di cui non si vede ancora una fine, nascono e vivono delle storie, molte delle quali drammatiche e tristi, altre invece fortunatamente a lieto fine. Perché sono tantissime le persone salvate nell’emergenza di una guerra, storie di cui non si conoscono nomi e cognomi, ma che – se raccontate – possono far capire ai nostri lettori quanto sia fondamentale continuare a credere nella pace, perché nelle atrocità di un conflitto le vite si salvano, possono essere salvate, per continuare ad alimentare ancora quel briciolo di umanità che sta dentro ciascuno di noi.

Proteggere anche i bambini o i civili in generale – malati e bisognosi di cure - dalle conseguenze dirette del conflitto è un nostro dovere, ma anche una delle cose più difficili perché le evacuazioni d'emergenza e i trasferimenti dei pazienti in luoghi più sicuri sono complessi e pericolosi, ma permettono a molti di continuare i trattamenti vitali in condizioni più sicure.

Quindi, in un contesto in cui la guerra minaccia di oscurare ogni prospettiva di futuro, queste organizzazioni rappresentano una testimonianza concreta di come l'umanità e la dedizione possano fare la differenza, salvando vite e costruendo speranza, anche una sola persona alla volta. Perché rappresentano una linea di vita per milioni di persone, forniscono aiuti materiali e sanitari, ma anche speranza e sostegno in momenti di grande disperazione. Tuttavia, affinché esse possano continuare a svolgere il loro prezioso lavoro, è essenziale che la comunità internazionale garantisca il sostegno necessario, sia in termini di risorse economiche che di protezione. L'Italia ha una lunga tradizione di sostegno alle organizzazioni umanitarie.

Questo impegno è radicato nella nostra storia, nella nostra cultura e nella nostra posizione strategica nel Mediterraneo, una regione spesso segnata da conflitti e crisi umanitarie. Elementi chiave e fortemente rimarcati anche del Governo Meloni, della nostra attuale politica estera e del nostro impegno globale per i diritti umani e la solidarietà internazionale. È fondamentale quindi continuare ad investire in spese militari e in politiche nazionali di sicurezza, ma è altrettanto vitale alimentare tutto questo con finanziamenti e appoggi logistici adeguati a favorire queste organizzazioni. Perché senza, le conseguenze umanitarie di questa guerra sarebbero ancora più devastanti.

*Si tratta della somma di: 5M sviluppo + circa 60M umanitario + 100M a credito di aiuto (trattato firmato ma ancora in corso di ratifica)