Ue, "regalino" di von der Leyen a Meloni: stop al report su libertà di stampa

Von der Leyen non vuole inimicarsi Meloni sperando nel supporto dei voti di Ecr. E congela un report non lusinghiero su Rai e libertà di stampa in Italia

di Mauro Indelicato
Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni
Esteri

Ue, von der Leyen congela il report sulla libertà di stampa in Italia sgradito a Meloni

Numeri alla mano, Ursula von der Leyen potrebbe ritornare in sella alla commissione europea semplicemente attingendo dalla stessa maggioranza avuta nel parlamento uscente. E dunque, con dentro popolari, socialisti e liberali. Ma l'ex "delfina" di Angela Merkel non si fida. C'è un dato forse che mette il capo dell'esecutivo Ue sull'attenti: in media, in ogni legislatura europea, il 15% dei deputati vota in modo indipendente rispetto alle indicazioni del proprio gruppo.

Dunque, tra i parlamentari di Strasburgo potrebbero annidarsi dei franchi tiratori. È per questo che l'uscente - nonché aspirante rientrante - presidente della commissione ha nel mirino l'allargamento della platea di possibili alleati. E non si fa in tempo nemmeno a porre la domanda su chi potrebbe diventare il nuovo soggetto della maggioranza che, ripercorrendo le ultime vicende politiche e le ultime dichiarazioni, la risposta arriva immediata: Ursula von der Leyen vuole dialogare con Giorgia Meloni.

Italia e libertà di informazione: il rapporto congelato dalla von der Leyen

Per mandare avanti un confronto, la prima regola è indubbiamente quella di non recare troppi imbarazzi alla controparte. Poche cose, sul fronte europeo, possono produrre grattacapi come dei report dell'Ue in cui si sottolineano specifiche controversie relative a uno Stato membro. E all'interno della commissione, un rapporto riguardante l'Italia sarebbe in fase di discussione già da settimane.

Riguarda, nello specifico, alcune perplessità da parte di Bruxelles sullo stato attuale della libertà di stampa nel nostro Paese. Sul governo Meloni, in particolare, graverebbero presunte interferenze sulle linee editoriali del servizio pubblico e un aumento di cause legali contro i giornalisti. Una situazione messa nel mirino dei funzionari europei e posta all'attenzione della stessa commissione, tanto da essere inserita, l'11 giugno scorso, tra i punti all'ordine del giorno del collegio dell'esecutivo Ue previsto per il prossimo 3 luglio.

Ma, così come sottolineato da Politico.com in un articolo del 16 giugno, in realtà del documento si dovrebbe parlare in un altro momento. Forse a metà luglio, ma quasi sicuramente non a inizio mese, come precedentemente pianificato. Il perché del congelamento della discussione, secondo alcuni funzionari europei, risiederebbe proprio nella volontà di Von der Leyen di non avere imbarazzi con Giorgia Meloni.

“C’è visibilmente la volontà di porre un freno alle questioni legate all’Italia e allo Stato di diritto”, si legge in una dichiarazione attribuita a uno dei funzionari sentiti da Clothilde Goujard. Nello stesso articolo, altri funzionari hanno confermato l'impressione del basso profilo che attualmente la commissione Ue vorrebbe tenere riguardo l'Italia: “Circostanza che ha irritato alcuni funzionari interni”, ha commentato un'altra fonte sentita da Politico.com.

Cosa dice il rapporto sull'informazione in Italia

Tra dichiarazioni e indiscrezioni, c'è comunque un elemento piuttosto certo per il momento: il gabinetto di Ursula von der Leyen ha realmente chiesto al segretario generale della commissione Ue di rinviare la discussione sul documento. Questo è stato confermato da un importante dirigente amministrativo dell'esecutivo comunitario.

Ma è stato confermato anche, seppur implicitamente, dal portavoce della commissione, Olaf Gill: “I rapporti sullo stato di diritto sono attualmente in preparazione – ha dichiarato – e non siamo ancora in grado di consultare gli Stati membri sulle bozze, cosa che facciamo sempre”. Dunque, secondo questa versione, è vero che a inizio mese non si parlerà di Italia e dei possibili problemi legati alla libertà di stampa, ma solo per motivi tecnici e non politici.

Ad ogni modo, nel documento attualmente congelato il quadro dipinto dall'Ue non è esattamente roseo per il nostro Paese. Due gli argomenti cardini sollevati nel rapporto, le cui anticipazioni sono state riportate da Politico: la Rai e lo stato di diritto, per l'appunto. Nel primo caso, si farebbe (il condizionale è d'obbligo finché il documento non verrà effettivamente mostrato e discusso) riferimento alla possibilità che la tv di Stato venga trasformata nell'ufficio del “portavoce del governo”. Questo aprirebbe poi la discussione sul secondo punto, ossia la messa in discussione dello stato di diritto in Italia.

Tra gli episodi che verrebbero riportati nel documento, ci sarebbero dunque come detto i recenti scioperi dei giornalisti della Rai, nonché l'aumento negli ultimi due anni di azioni legali nei confronti dei giornalisti, anche quelli non appartenenti al servizio pubblico.

Ita-Lufthansa: la commissione Ue adesso dice sì...

Difficile al momento dire se il rinvio sine die della discussione sul report sia da imputare a problemi tecnici oppure, come sostenuto dai funzionari della commissione, a una precisa volontà politica di Ursula von der Leyen. Certo che però, al contempo, non è un mistero che dalle parti di Bruxelles, almeno per il momento, l'esecutivo comunitario caldeggi l'idea di evitare problemi con Roma.

Lo si è visto in occasione del caso Ita-Lufthansa, con la commissione chiamata a esprimere un parere sull'affare che dovrebbe portare la nostra compagnia di bandiera a entrare nell'orbita del colosso tedesco del traffico aereo. Dopo che lo stesso esecutivo europeo a gennaio ha avviato la seconda fase della procedura di ispezione per possibili posizioni dominanti sul mercato, adesso Bruxelles è orientata verso il sì.

Fonti diplomatiche interpellate da Affaritaliani.it hanno confidato: “Ma ora ricordiamoci che sono appena trascorse le elezioni europee  e in ballo ci sono gli equilibri politici in vista della formazione della commissione”.

Meloni e il "pacchetto" di 76 eurodeputati di Ecr

La rielezione alla commissione sembra dunque rappresentare la vera priorità per Ursula von der Leyen. Giorgia Meloni si è così ritrovata ad avere un ruolo, se non decisivo, quantomeno centrale. Il perché è presto detto: l'uscente e rientrante numero uno dell'esecutivo comunitario, di una “semplice” maggioranza con popolari, socialisti e libera non si fida.

Meloni, oltre a essere uno dei 27 leader chiamati a esprimere la propria indicazione per la guida della commissione all'interno del consiglio europeo, è anche a capo di Ecr, il gruppo dei conservatori. Una formazione che è passata dai 62 eurodeputati della passata legislatura ai 76 conquistati nel voto del 9 giugno. Un patrimonio di seggi che darebbe, in primo luogo a von der Leyen, l'auspicata serenità in vista della riconferma.

Quali altre concessioni è disposta a offrire von der Leyen a Meloni?

Da qui una domanda: digerita la procedura di infrazione per sforamento del deficit, con il governo italiano attuale che può comunque scaricare le responsabilità sui precedenti esecutivi, attenuata la discussione sullo stato di diritto e messo quasi per iscritto il via libera su Ita-Lufthansa, cos'altro potrà ricevere Meloni in questa fase per assicurare il suo appoggio a von der Leyen? E fino a quali concessioni è disposta a offrire il presidente della commissione Ue per la rielezione?

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