Usa 2024, Trump sbeffeggia Kamala Harris ma in passato finanziò la sua campagna con 6mila dollari

Il tycoon ha finanziato la campagna di Harris nel 2011 e nel 2013: lei, attualmente candidata alle presidenziali al posto di Biden, correva per la rielezione a procuratrice generale dello Stato della California

di Redazione
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Il passato torna sempre: oltre dieci anni fa Trump finanziò la campagna di Harris con 6.000 dollari. Il caso 

Donald Trump sbeffeggia Harris definendola pazza e ribattezzandola "laughing Kamala", ma solo dieci anni fa l'ex presidente americano aveva sostenuto a livello finanziario le campagne elettorali dell'attuale vicepresidente americana. Lo rivela il Washington Post, che ricorda come Trump, prima di entrare in politica, donò ben 6.000 dollari all'odierna avversaria durante la sua campagna per la rielezione a procuratrice generale dello Stato della California. In particolare, secondo quanto riferito dal quotidiano, gliene diede cinquemila nel 2011 e altri mille nel 2013. Persino sua figlia, Ivanka, donò ad Harris qualcosa come duemila dollari nel 2014. 

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Negli anni precedenti la sua presidenza, Donald Trump ha dimostrato una flessibilità nelle sue donazioni politiche che potrebbe sorprendere chi conosce solo la figura polarizzante emersa in seguito alla campagna elettorale del 2016. Prima di abbracciare un chiaro orientamento conservatore e diventare il volto del Partito Repubblicano, Trump ha attraversato un periodo in cui le sue donazioni hanno raggiunto esponenti di entrambi i principali partiti americani, compresi alcuni che in seguito diventarono suoi diretti avversari politici. Queste azioni di finanziamento, svolte in un contesto diverso da quello che lo vedeva protagonista sulle scene politiche e mediatiche anni dopo, gettano una luce interessante sulle dinamiche e strategie dell'allora imprenditore newyorchese.

Forse uno degli esempi più notevoli di questa strategia è rappresentato dalle donazioni fatte a Kamala Harris nel 2011 e nel 2013, quando l'attuale vicepresidente ricopriva il ruolo di procuratrice generale in California. A quel tempo, Trump contribuì alla campagna di Harris con somme di denaro che in seguito, una volta entrata in politica a livello federale, vennero devolute in beneficenza dalla Harris stessa. Il contesto di queste donazioni è particolarmente interessante considerando i problemi legali che in quel periodo affliggevano una delle iniziative della Trump Organization, la Trump University. Mentre alcune speculazioni suggeriscono un collegamento tra le donazioni e gli sforzi di risolvere queste questioni legali, nessun coinvolgimento diretto del procuratore generale Harris nelle indagini contro la Trump University è stato documentato.

Prima di esprimere un sostegno costante al Partito Repubblicano, Trump aveva esteso le sue donazioni anche ad altri esponenti democratici, inclusi Hillary Clinton e Joe Biden, due figure che in seguito avrebbero giocato ruoli chiave nelle sue sfide politiche future. Questi finanziamenti sollevano domande sulle strategie politiche e commerciali di Trump prima del suo ingresso ufficiale in politica, mostrando un approccio che potrebbe essere interpretato come un tentativo di garantirsi una posizione favorevole su entrambi i fronti dello spettro politico.

Il percorso delle donazioni di Trump ha subito una svolta nel 2010, quando iniziò a rivolgere con maggiore consistenza il suo supporto finanziario verso candidati repubblicani, segnando così il passaggio a un impegno più chiaro e definito per il partito che in seguito lo avrebbe portato alla Casa Bianca. Questa transizione si inserisce in un quadro più ampio di evoluzione della figura di Trump, da influente uomo d'affari a leader politico capace di polarizzare l'opinione pubblica americana.

Le donazioni politiche di Donald Trump prima della sua affiliazione più stringente al Partito Repubblicano offrono uno sguardo affascinante sulle tattiche e le strategie di un uomo d'affari desideroso di salvaguardare e promuovere i suoi interessi in un ambiente complesso e mutevole come quello americano. È chiaro che, prima di diventare una figura centrale nella politica americana, Trump ha esplorato diversi modi per posizionarsi favorevolmente rispetto ai futuri avversari politici, dimostrando una versatilità e un'apertura nei confronti di entrambi i partiti che mancherebbero nei toni più accesi delle sue campagne elettorali future.