Usa, Trump condannato per i soldi alla pornostar. "Paese fascista"

"Pagò il silenzio della pornostar sulla relazione sessuale". Condanna storica: Trump è il primo candidato presidente pregiudicato

di Redazione Esteri
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Usa, Trump condannato ma non escluso dalla corsa per la Casa Bianca. Lo scenario 

Si complica notevolmente la corsa alla Casa Bianca per Donald Trump. L'ex presidente degli Stati Uniti è stato condannato per i soldi pagati alla pornostar Stormy Daniels: secondo l'accusa la donna ha ricevuto una somma di denaro in cambio del suo silenzio su una relazione sessuale avuta con il tycoon. Uno scenario che non cambia però la posizione politica di Trump: potrà candidarsi alle elezioni del prossimo novembre e sfidare Joe Biden senza poter votare. Subito dopo il verdetto del tribunale di New York è arrivata la nota della Casa Bianca: "Nessuno è al di sopra della legge". La Florida, dove il tycoon è residente, vieta il diritto di voto ai condannati. È permesso votare a chi ha ricevuto una condanna e risiede nel Maine, in Vermont e a Washington DC. Anche se il governatore Repubblicano Ron DeSantis potrebbe trovare una scappatoia. Trump è stato riconosciuto colpevole di tutti e 34 i capi d'imputazione per aver commesso una frode nel tentativo di nascondere uno scandalo sessuale nella vicenda della pornostar Stormy Daniels.

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Si tratta del primo inquilino della Casa Bianca nella storia degli Stati Uniti a essere condannato. Alla lettura del verdetto, raggiunto dai 12 giurati dopo due giorni di camera di consiglio, il magnate newyorkese non si è mosso, ma ha continuato a guardare dritto davanti a sè, accigliato. Per conoscere l'entità della condanna bisognerà attendere l'11 luglio, pochi giorni prima della Convention Repubblicana, che inizierà il 15 luglio. Rischia da un anno e mezzo a quattro anni di carcere, ma considerata l'età, 77 anni, l'assenza di precedenti penali e la non gravità penale delle accuse, potrebbe non fare neanche un giorno di carcere, o scontare solo un periodo molto breve. Uscendo dall'aula, Trump ha tuonato contro un "processo truccato", definendolo una "vergogna". I suoi legali hanno già annunciato che presenteranno appello contro la condanna.

Trump attacca, "giudice tiranno, tutti al voto" 

In un intervento durato 33 minuti Donald Trump ha definito "manipolato" il processo penale concluso ieri con la condanna per tutti e 34 i capi di imputazione che gli erano stati contestati, ha chiamato i sostenitori a dare donazioni e li ha invitati al voto: "Il 5 novembre sara' il giorno piu' importante della storia degli Stati Uniti". Trump e' diventato il primo ex Presidente americano a essere condannato in un processo penale. Dalla Trump Tower, la sua residenza sulla Fifth Avenue, a pochi passi da Central Park, il tycoon ha parlato agli americani, annunciato che fara' ricorso in appello, definito il giudice Juan Merchan "un tiranno" e il "diavolo". "Sto facendo qualcosa per questo Paese - ha detto - e sto facendo qualcosa per la nostra Costituzione. E' molto importante, va oltre i miei interessi". "Questo - ha aggiunto - non puo' essere permesso che accada ad altri presidenti e non dovrebbe mai essere permesso in futuro, ma questo va oltre me. Questa cosa e' piu' grande di Trump. E' piu' grande di me. E' piu' grande della mia presidenza". "E vedo - ha continuato - questo sondaggio del Daily Mail che mi da' in vantaggio di piu' di sei punti". "In questa fase viviamo in un paese fascista".

Trump ha ribadito le sue accuse, parlando di "truffa", di "processo truccato". "Non doveva avvenire li' - ha sottolineato - non doveva esserci quel giudice". Riguardo ai reati per cui e' stato dichiarato colpevole, l'ex Presidente ha detto che "suonano male", perche' quello di aver falsificato documenti per coprire uno scandalo sessuale "e' una brutta accusa" ma ha anche ribadito di "non aver fatto niente di male". Trump ha attaccato il suo ex avvocato e testimone chiave, Michael Cohen, dicendo "e' finito nei guai ma non per colpa mia, ha fatto tutto lui, lui ha dato i soldi. Io non l'ho rimborsato per quella storia, gli ho dato i soldi che facevano parte di normali spese legali, e' tutto legittimo". "Avrei voluto testimoniare - ha continuato - volevo farlo ma la teoria dice che se dici qualcosa di leggermente sbagliato loro ti denunciano per falso. A me non interessava ma c'era questa cosa". "Mi sarebbe piaciuto tanto testimoniare in aula - ha aggiunto - ma si rischiava. Tipo se avessi detto e' una giornata bellissima e invece pioveva". Al termine del discorso, Trump si e' allontanato accompagnato dagli applausi di decine di persone, molte delle quali erano dipendenti della Trump Tower. Fuori si sono sentiti i suoni delle trombe e gli slogan dei sostenitori del tycoon, che hanno continuato a cantare "Trump Trump" nella speranza che il tycoon uscisse per salutarli.