Il fondo di Masayoshi Son sostiene Trump con cento miliardi. Ma c'è l'Arabia dietro l'investitore giapponese

L'investitore giapponese Masayoshi Son annuncia a Mar-a-Lago gli obiettivi del suo Vision Fund, sviluppato in sinergia con i capitali dell'Arabia Saudita

di Andrea Muratore

Masayoshi Son e Donald Trump

Esteri

Il fondo di Masayoshi Son sostiene Trump con cento miliardi. Ma c'è l'Arabia dietro l'investitore

Una scommessa da cento miliardi su Donald Trump e la sua capacità di rilanciare gli Stati Uniti, promuovere l’innovazione e spingere gli investitori a ottenere grandi ritorni con le sue politiche. Il finanziere giapponese Masayoshi Son dà al presidente eletto degli Stati Uniti un grande endorsement in visto dell’inaugurazione della nuova amministrazione prevista per il 20 gennaio: il titolare di Softbank, sostenitore degli investimenti in alta tecnologia e nell’incubazione delle start-up, ha annunciato in un summit con Trump a Mar-a-Lago gli obiettivi del suo Vision Fund, sviluppato in sinergia con i capitali dell’Arabia Saudita, promuovendo l’idea di un governo di The Donald aperto al grande business.

Chi è Masayoshi Son, visionario investitore (scottato dal crollo di Silicon Valley Bank)

Son, 67 anni, con alle spalle una lunga carriera di trionfi finanziari e rovesci di fortuna, ha la fama di investitore visionario: ha puntato per primo, con SoftBank, su aziende come Yahoo e Alibaba, investito in T-Mobile e Deutsche Telecom, associato dal 2016 la sua immagine al gruppo Arm Holdings, acquisito quell'anno, un produttore britannico di tecnologia di frontiera come i semiconduttori. Nel 2017 Son ha messo in campo con 28 miliardi di dollari il Vision Fund, a cui si sono aggiunti 12 miliardi degli investitori di Wall Street e di compagnie tecnologiche come Apple, 15 miliardi del fondo emiratino Mubadala e, soprattutto, 45 miliardi del fondo saudita, il Public Investment Fund. Fu uno dei primi fondi a puntare fortemente sull'intelligenza artificiale, le start-up, l'internet delle cose.
 
Dopo aver detenuto il 5% di Nvidia, aver investito in gruppi poi declinati come WeWork, fatto grandi affari con Coupang, il Vision Fund ha perso 27 miliardi di dollari per il crollo di Silicon Valley Bank nel 2022. Ora mira a investire a tutto campo spingendo sul fronte dell’apertura di Trump al business e del rinnovato affetto tra The Donald e il mondo della tecnologia. Sulla scia di Elon Musk e Peter Thiel, “pretoriani” di Trump nel mondo tech, molti Ceo, da Jeff Bezos a Tim Cook, fanno la fila per incontrare il futuro comandante in capo e promettere investimenti.

Trump e il rapporto privilegiato con l'Arabia Saudita

Son, in quest’ottica, è un precursore: già nel 2016 aveva salutato la vittoria di Trump e ora “concentrerà il nuovo investimento sulla creazione di posti di lavoro e progetti infrastrutturali legati all'intelligenza artificiale, compresi quelli focalizzati su chip e data center”, ricorda il Financial Times, sottolineando che nell’incontro tra Trump e Son, alla presenza del prossimo segretario al Commercio Howard Lutnick, il leader repubblicano ha ricordato che intende “accelerare le approvazioni normative per le aziende che investono 1 miliardo di dollari o più nell'economia statunitense”. Aggiungendo a ciò stimoli fiscali per l’ingresso di capitali dall’estero e per promuovere la logica America First. A questo dato di fatto si somma l’attenzione prioritaria data da Trump al partner numero uno di Son, l’Arabia Saudita, Paese con cui The Donald ha costruito un rapporto privilegiato. Il Trump 2.0 non è ancora iniziato, ma Trump ha già ammiccato con attenzione ai sauditi sostenendo politicamente Gianni Infantino, presidente della Fifa che ha spinto i Mondiali 2034 verso Riad, e attaccando ai margini della conferenza stampa con Son la Turchia, Paese con cui i sauditi hanno una grande rivalità , per le sue mosse in Siria.

Business e geopolitica si saldano in un contesto in cui Riad spinge per diventare una potenza dell’Ia, Washington per ricostruire il Medio Oriente riprendendo i fili interrotti degli accordi di Abramo e il contenimento dell’Iran e Son, così come il Giappone, per fare grandi investimenti strategici e tecnologici in sinergia con gli Usa. Tutto ruota attorno a Mar-a-Lago per ora. Dal 20 gennaio, con l’insediamento del Trump 2.0, sarà tutta un’altra storia.

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