Von der Leyen attacca Orban, ma l'Europa è sempre più orbaniana

Il duro affondo di Ursula von der Leyen contro il primo ministro ungherese tradisce la difficoltà di Strasburgo nel ridurre il peso di Budapest in un'Europa che su molti fronti - immigrazione in primis - è sempre più orbaniana

Andrea Muratore
Esteri

Von der Leyen attacca Orban, ma l'Europa è sempre più orbaniana

Viktor Orban è amico di Putin, frena l’Europa sull’immigrazione, fa le sue politiche personalistiche sull’economia, non rispetta il diritto interno dell’Unione e non è amico dei valori comunitari. Tutto, potenzialmente, vero. Ma l’affondo duro di Ursula von der Leyen contro il primo ministro ungherese nel giorno in cui questi presentava le linee guida della presidenza europea di Budapest a Strasburgo tradisce una sostanziale difficoltà nel ridurne il peso in Europa.

Frau Ursula, desiderosa di dare un messaggio di compattezza di fronte al Parlamento europeo riunito a Strasburgo, nella giornata di ieri ha presentato un lungo cahier de doléance dopo il discorso euroscettico di Orban, critico della linea di Bruxelles su Ucraina, green, immigrazione. Attaccato come mai in passato, Orban è stato accusato da von der Leyen di non rispettare la storia dell’Ungheria, che nel 1956 fu invasa dall’Unione Sovietica che represse la rivoluzione libertaria del suo Partito Comunista, a causa delle sue posizioni sull’Ucraina e di essere un freno all’Ue su migranti e economia.

Ma nel 2019 Ursula accettò i voti di Fidesz

Un discorso ad usum Delphini, manipolato e semplificato nella sua essenza in maniera certamente non dissimile da quanto, molto spesso, Orban fa riguardo la sua agenda. Perché l’Ursula von der Leyen che oggi attacca Orban è la stessa presidente della Commissione che nel 2019 accettò di buon grado i voti del suo partito, Fidesz, già problematico membro della famiglia dei Popolari, per l’elezione alla guida della Commissione. E' la stessa von der Leyen che un anno fa spinse per sbloccare 10 miliardi di euro a Budapest congelati per le violazioni dello Stato di diritto. Soprattutto, è la medesima presidente della Commissione che critica verbalmente l’Ungheria orbaniana ma rare volte ha agito per condizionarne l’agenda europea o, quantomeno, incidere sulla sua influenza.

I recenti successi europei di Orban

Orban, negli ultimi mesi, è riuscito a inanellare risultati tutt’altro che negativi. Ha ottenuto il via libera al transito di petrolio russo verso i confini dell’Ungheria, negoziato con Kiev di far subentrare gli operatori di Budapest a Lukoil nel fornire il greggio transitante verso l’Ungheria, ha aperto nuovi canali diplomatici con la Cina, si è mosso per allargare le maglie sui visti ai cittadini russi in deroga alle sanzioni europee, ha costruito un asse trasversale con Robert Fico, premier slovacco, ed è riuscito a rompere l’isolamento europeo di Fidesz formando con Lega, Rassemblement National e altri partiti sovranisti il gruppo dei Patrioti per l’Europa.

Inoltre, Orban, ricorda la testata francese Entrevue, “continua a distinguersi per la sua posizione strategica. Il primo ministro ungherese, che spesso si posiziona come il difensore di un'Europa 'fortezza', rimane fedele alle sue alleanze con figure populiste europee come Herbert Kickl in Austria e Geert Wilders nei Paesi Bassi. Tutti e tre condividono una visione comune: limitare le competenze dell'Unione europea, proteggere i valori cristiani e rafforzare la sovranità nazionale”. La vittoria dei due Partiti della Libertà, quello austriaco di Kickl e quello olandese di Wilders, alle recenti elezioni politiche nei due Stati ha confermato che la galassia orbaniana non è isolata.

L'agenda europea sull'immigrazione è sempre più orbaniana

Ma il risultato maggiormente rilevante per l’Ungheria è stata l’agenda europea sull’immigrazione, resasi sempre più “orbaniana”. La presidente von der Leyen, in asse con Giorgia Meloni e l’ex premier olandese Mark Rutte, ha promosso gli accordi con la Tunisia per l’esternalizzazione del controllo oltre le frontiere dell’agenda sui migranti. E mentre Orban alza l’asticella delle critiche all’Europa e von der Leyen risponde, proprio la Germania da cui la presidente della Commissione proviene ripristina i controlli alle frontiere per controllare i flussi di migranti, seguendo l’Austria e vedendo a ruota emergere nella medesima posizione la Svezia. L’Europa su questo fronte è “orbaniana”, piaccia o meno. E von der Leyen lo sa. L’attacco a Orban? Qualcuno nella televisione italiana di ieri direbbe: “L’hai fatto solo per ottenere un applauso”. E non avrebbe torto.

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