Xi fa scalo alle Canarie: il dettaglio che certifica il sorpasso della Spagna sull'Italia

Il presidente cinese ha individuato la Spagna come intermediario geopolitico ideale in Europa. Scalzata l'Italia, che sconta il rifiuto della nuova Via della Seta

di Federico Giuliani
Xi Jinping
Esteri

Xi fa scalo alle Canarie: il dettaglio che certifica il sorpasso della Spagna sull'Italia

Era partito dalla Cina per dirigersi in America Latina, dove avrebbe partecipato al doppio appuntamento Apec-G20, tra Perù e Brasile. Prima di arrivare a destinazione, a Lima, Xi Jinping ha tuttavia effettuato un'insolita tappa intermedia. Il presidente cinese si è infatti fermato per 18 ore alle Isole Canarie, in Spagna, per la terza volta negli ultimi 8 anni. Il motivo ufficiale della visita inaspettata a Gran Canaria? Ufficialmente per uno scalo tecnico. In realtà c'è chi parla di motivazioni turistiche, una simpatica perifrasi per dire che Xi ha messo il Paese iberico in cima alla sua agenda politica. Se così fosse – e le prove per sostenerlo non mancano – vorrebbe dire che Pechino ha sostituito l'Italia con la Spagna nella classifica dei suoi “intermediari” geopolitici. I tempi in cui il leader cinese atterrava in Sicilia, negli anni in cui Roma e Pechino si accordavano per collaborare lungo la Nuova Via della Seta, sembrano morti e sepolti.

La Spagna supera l'Italia nelle preferenze cinesi?

Negli scorsi mesi, mentre l'Unione europea preparava i dazi sulle auto elettriche cinesi, la Spagna sceglieva di andare contro corrente. In quelle settimane convulse, cariche di tensioni e diffidenza, i rappresentanti di Madrid e delle varie comunità autonome del Paese facevano di tutto per tendere la mano a Pechino. Il governo spagnolo, a capo della quarta economia più grande dell'Ue, è stato uno dei 12 Stati ad astenersi dall'approvare le tariffe contro le quattro ruote del Dragone. In precedenza, a primavera, Chery, una casa automobilistica di proprietà del governo municipale cinese di Wuhu, aveva firmato un accordo dal valore di 400 milioni di euro con la società spagnola Ebro-EV Motors. Le due aziende si erano accordate per produrre veicoli elettrici in un ex stabilimento Nissan a Barcellona.

Ci sarebbero poi altri deal che hanno rivitalizzato l'asse Pechino-Madrid, come la costruzione di un terminal nel porto della citata Barcellona per accogliere le Ev made in China dirette in Europa, e il coinvolgimento del colosso cinese delle turbine eoliche Envision Energy nella costruzione di un parco industriale per l'idrogeno verde sul territorio spagnolo. E l'Italia? Sparita, o quasi, dai radar cinesi. Roma aveva scelto di non rinnovare il MoU relativo alla Nuova Via della Seta, per poi provare a fare retromarcia con una complessa iniziativa diplomatica coincisa con le visite di Meloni e Mattarella oltre la Muraglia. Almeno dal punto di vista dell'immagine, la Cina ha dato l'impressione a Roma che tutto sia tornato come prima. Roma ha un partenariato strategico globale da rilanciare con Pechino e un soft power culturale da sfruttare.

Xi, le Canarie e l'America Latina

Il punto è che l'Italia, oggi, per la Cina non ha più la stessa utilità geopolitica che avrebbe avuto se Roma non fosse uscita dalla Nuova Via della Seta. Il piano iniziale di Pechino era semplice: portare la Belt and Road Initiative (BRI) nel cuore dell'Europa e sfruttare l'Italia come approdo marittimo e terrestre per completare il quadro commerciale del continente. Ora che la Nuova Via della Seta non può più attecchire tra i membri dell'Ue – complici tensioni e conflitti – ecco che il Dragone ha dirottato il suo progetto nei Paesi in via di sviluppo. L'America Latina diventerà una regione chiave per rilanciare le aspirazioni della BRI e la Spagna è un perfetto scalo intermedio in un ipotetico collegamento Cina-America Latina. E non è un caso che Xi, amante della storia e della cultura, si sia fermato a Las Palmas per visitare la Casa di Colombo: l'uomo che viaggiò proprio in America Latina. Attenzione, poi, al discorso economico.

Tutti gli interessi economici della Cina alle Canarie

Al termine del 2024, l'economia della Spagna dovrebbe crescere più di tre volte rispetto alla media dell'Unione Europea (l'Fmi parla di un +2,9%). La Cina controlla inoltre numerose attività commerciali nelle Isole Canarie. Il gigante asiatico, per esempio, è il principale produttore di pesce a livello mondiale, e Las Palmas ospita la sede nelle Isole Canarie della China National Fisheries Corporation (CNFC), la società statale incaricata delle operazioni in alto mare. E ancora: un mese fa il terminal container di Gran Canaria Opsa, di proprietà della compagnia di crociere MSC, ha firmato un contratto con il produttore cinese ZPMC per l'integrazione di due nuove gru portuali nelle sue strutture. Pechino vanta infine un'ampia presenza nel settore alberghiero con la catena Radisson che dal 2018 è di proprietà del fondo cinese Jin Jiang International. Secondo i dati del Ministero dell’Economia spagnolo relativi al 2022, l’arcipelago delle Canarie ha esportato verso la Cina merci per un valore di circa 10,3 milioni di euro; nello stesso anno il Paese asiatico ha venduto l’arcipelago prodotti per un valore di 178 milioni di euro. Business is business.

 

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